4 - Evan

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I've become so numb, I can't feel you there
Become so tired, so much more aware
By becoming this all I want to do
Is be more like me and be less like you

- Linkin Park, Numb

Un colpo, un altro. Alzo in alto le mani congiunte sul manico dell'ascia e le riporto in basso con tutta la forza che ho per l'ultima volta. Appoggio l'attrezzo a terra e raccolgo  le due metà del tronco appena spezzato e le butto con il resto della legna nel retro del pick-up rosso malandato. Mi tolgo i guanti dalle mani e ne passo una sulla fronte per asciugarmi il sudore , poi prendo la bottiglia d'acqua dallo sportello posteriore aperto del pick-up. E anche con questo carico credo di aver finito per oggi.

Poso l'ascia sul retro, vicino alla legna; srotolo il telo di plastica verde scuro che uso per coprire il cassone e lo lego in modo che non voli via. Chiudo lo sportello con un tonfo e salgo sul pick-up mettendo in moto. Un'altra giornata di merda relegato in un posto altrettanto di merda. Non che Newport non mi piaccia, semplicemente preferirei essere altrove. Magari a cercare quello stronzo di mio padre. Magari a casa mia... Mentre sto uscendo dallo sterrato per dirigermi sulla strada asfaltata, vedo qualcosa che si ferma proprio in mezzo alla strada a qualche metro di distanza da me e lentamente freno il pick-up per evitare di investire qualche animale selvatico.

Il sole sta salendo in cielo, vedo la luce filtrare timida tra le fronde dei pini e della vegetazione circostante, mentre lo scrosciare lento delle onde e l'odore di salsedine mi avvolgono nonostante sia ancora un po' distante dalla spiaggia di Marine Bay.

Mi avvicino di più all'animale fino a fermarmi del tutto e noto che è un cervo, che sta mangiucchiando l'erba dal bordo strada pigramente, quasi ignaro della mia presenza.

Lo fisso sconcertato per qualche secondo ma il cervo si gira a fissarmi con i suoi occhioni a sua volta e non dà segni di movimento. Credo non abbia proprio intenzione di spostarsi da lì... «Maledizione!» sbotto tirando un pugno al volante. Slaccio la cintura di sicurezza spazientito e mentre apro la portiera scendo dal veicolo. Non appena metto un piede fuori il cervo si ritrae di qualche passo indietro e drizza le orecchie nella mia direzione, ma non sembra allarmato «Allora?! Non ho tempo da perdere qui! Ti levi dai coglioni?» gli ringhio contro. Sto davvero sprecando il mio tempo con un cervo? Cristo, sono messo proprio male. Mi volto verso l'interno del pick-up e guardo l'orologio sul cruscotto che segna le sette e trenta. Per le otto devo consegnare il carico al vecchio Boe giù al porto, e poi passare a fare la spesa e dirigermi da mio zio; tutto questo prima di pranzo, possibilmente. Mi volto nuovamente verso l'animale e vedo che il cervo gira il muso verso Marine Bay e, incuriosito, mi giro anche io nella sua stessa direzione. Corrugo la fronte; non capisco... Non vedo nient'altro che un minuscolo puntino rosso che so essere il tetto della villetta che c'è lì, e tra le fronde degli alberi si intravede il mare e la piccola spiaggetta sassosa. Corrugo la fronte ancor di più prestando attenzione; ho sentito un rumore strano provenire proprio da lì, ma forse me lo sono immaginato. Mi avvicino ulteriormente al ciglio della strada e metto una mano sul tronco dell'albero vicino per tenermi saldo dato che sotto di me c'è una pendenza spaventosamente ripida che punta dritto verso il prossimo tornante e non ho proprio voglia di cadere da qui per poi ritrovarmi spiaccicato lì.

Un cane.

Sento l'abbaiare di un cane. Da dove cazzo proviene questo verso?

Mi giro verso il pick-up per guardare la bestia ferma in mezzo alla strada, ma del cervo non c'è traccia. Ah; inarco le sopracciglia sorpreso. Se n'è andato grazie al cielo. Avrò sentito male comunque, quella casa è disabitata da anni. Nessuno sano di mente vorrebbe vivere ai confini della città, lontano da tutto e tutti. Però io sì.

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