18 - Camille

36.1K 1.5K 170
                                    

I found the one he changed my life
But was it me that changed
And he just happened to come at the right time
I'm supposed to be in love
- Rihanna, What Now

Tiro fuori il libro di filosofia e quello di matematica dall'armadietto angusto dell'NHS richiudendo la piccola porta di ferro rosso scuro che sbatte con un tonfo metallico. Non appena mi volto trovo Axel poggiato di schiena agli armadietti vicino al mio: cuffie nelle orecchie, capelli corvini sbarazzini, giubbotto di pelle da cui sbuca fuori un cappuccio altrettanto nero, zaino penzolante su una spalla e lo sguardo assonnato. Si volta verso di me e il suo viso si apre in un sorriso raggiante: «Bellissima, buongiorno» mormora togliendosi con una mano le cuffie e staccandosi dagli armadietti.

«E tu cosa ci fai qui Axel?» gli domando un po' sorpresa. Da dove è sbucato?

Lui, evitando completamente la mia domanda, sbadiglia sonoramente e si stiracchia allungando le braccia sopra la testa «Sono distrutto. Ieri sera il mio turno è durato fino a mezzanotte» borbotta mentre si gratta i capelli e mi affianca.

Sorrido davanti al suo viso sofferente per la mancanza di sonno e gli tiro una gomitata scherzosa «Comunque buongiorno anche a te bradipo» lo saluto mentre inizio ad allentare un po' la sciarpa che Ryan Carter mi ha avvolto intorno al collo stringendola con così tanta forza da far invidia ad un esecutore con in mano una corda per il patibolo. Sorvolo su come mi abbia svegliato, tanto ormai credo si sia capito che ogni giorno se ne inventa una nuova.

Ormai la fine di ottobre è alle porte e il freddo inizia a diventare più pungente; le piogge sono quasi all'ordine del giorno e tre volte su quattro i marinai del porto ascoltano il bollettino della guardia costiera tentennanti prima di salpare in mare aperto. 

«Sono qui per salutarti, no? O adesso che frequenti Evan io faccio schifo?» dice Axel con uno strano tono di voce. Avvampo immediatamente. Ma perché tutti con questa fissa? Anche mio padre mi ha riempito la testa di allusioni durante tutto il weekend.

«Non sto con Evan» sbotto girandomi di scatto verso di lui e vedo che mi sta fissando criptico.

«E allora cos'erano quelle effusioni sul molo sabato mattina?» domanda seccato.

Aspetta un attimo; perché è così irritato? Increspo la fronte pensierosa e apro bocca per rispondere «Non erano affatto effusioni. E comunque come fai a sapere che sabato mattina ero con Evan al molo? Ci hai visti? Oddio, non sarai mica uno stalker?» gli punto il dito accusatore e cerco di rimanere mentalmente con lui, dato che per tutta la giornata di ieri ho ripercorso mentalmente quello strano "appuntamento" con Walker. In realtà non solo la passeggiata al molto, ma anche il bacio sulla guancia vicino casa sua e le sue braccia sui miei fianchi e... e quel dannato idiota non mi ha scritto nemmeno un messaggio. Non capisco se sia negato con le persone in generale o non provi affatto interesse per me.

Se la risposta fosse la seconda, qualcuno mi spari per favore: avrei fatto la figura più eclatante e di merda del mondo intero dato che gli ho dato il mio numero di cellulare. Le donne che si sono battute per avere un minimo di dignità e dei diritti si rivolterebbero nella tomba se lo sapessero.

«Passavo da quelle parti...» grugnisce piano Axel e sospira. Sembra stanco; si passa una mano sul viso e poi torna a guardarmi con un sorriso stanco «Quindi non state insieme?» chiede nuovamente per avere conferma e io annuisco soltanto. Non capisco cosa cambi se stiamo insieme o meno...

«Bene» esclama e il suo volto riacquisisce un po' della sua solita vivacità «Allora non ci sono problemi se oggi ti accompagno a casa? Danno altra pioggia oggi, e l'autobus che prendi non ti porta esattamente fin sotto casa» continua il ragazzo ritornando quello sorridente e vivace di sempre, nonostante ogni due per tre sbadigli.

Hundred KissesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora