0.2

983 46 2
                                    

Erin Lancaster.

Il giorno dopo non fu migliore. Gli uomini sembravano pensare che ero qualche specie di scherzo, mi faceva arrabbiare e i miei dipendenti dovevano aver notato la mia rabbia perché tutti mi evitavano. Era comunque una buona idea. Li avrei probabilmente licenziati e non avrei sentito assolutamente nessun rimorso.

Seduta per un'altra riunione ero stanca di uomini che sussurravano tra di loro mentre parlavo. Volevano fare affari con me, erano piccole compagnie di cui in realtà non mi importava proprio niente.

"Siete fottutamente seri?" Chiesi, alzandomi. Tutti si zittirono, i loro occhi si spostarono su di me –la bionda arrabbiata che aveva in mano un bacchetta, bacchetta che volevo spezzare e lanciare. "Io sono qui, dandovi il mio tempo così che possiate convincermi sul perché dovrei salvare i vostri affari. L'unico che sta davvero prestando attenzione è Mr. Medici e ha più soldi di tutti voi messi insieme."

Erano tutti in silenzio, come se si aspettassero una specie di esplosione. Si, ero arrabbiata ma non mi sarei messa a lanciare cose per poi avere una storia venduta ai giornalisti. Non avevo bisogno che la mia buona reputazione venisse sporcata, non quando l'avevo temuta pulita per cinque anni. Mi passai una mano tra i capelli, sospirando e cercando di ricompormi al meglio.

Mi voltai verso l'uomo che avevo nominato e gli tesi una mano. "E' un piacere fare affari con lei. Mr. Medici. Una volta uscito il mio assistente, James, vi darà dei documenti separati e un contratto da due milioni di dollari, di cui solo il 2% andrà alla mia compagnia. Spero di non aver sprecato il suo tempo."

Gli occhi degli uomini si spalancarono. Di solito avrei chiesto il 10%, ma lui era davvero l'unico che stava prestando attenzione ad ogni mia parola. Era bello vedere un uomo che mi vedeva come una donna d'affari piuttosto che solo una donna miliardaria.

"Assolutamente no, Miss Lancaster. Ammiro una donna che difende la sua compagnia e se stessa." Mr. Medici mi strinse la mano. "Al nostro prossimo incontro."

Io annuì, guardandolo mentre usciva prima di voltarmi verso gli altri uomini. "Per il resto di voi, mi dispiace informarvi che non prenderemo più richieste per assegni. Ne abbiamo appena dato via l'ultimo. Mi dispiace che abbiate tutti perso tempo."

E con questo lasciai la stanza. Hannah, la mia segretaria, mi seguì in fretta e mi passò un bicchiere di caffè. Le rivolsi un sorriso grato, portandomi il liquido caldo verso le labbra.

"Ci ho messo un goccio di tequila, pensavo ti potesse servire dopo il tuo discorso ai quei bastardi." Commentò Hannah, facendomi ridere. "Solo un po', non voglio che ti ubriachi."

"Tu e James mi fate rimanere normale." Le dissi. "Che cosa ho ancora in programma oggi?"

"Niente, oltre al fatto che Mr. Clifford sta aspettando nel tuo ufficio." Hannah sembrava avere un po' paura anche solo di dire che lui mi stava aspettando nel mio ufficio. "E' stato insistente e James ha anche cercato di farlo andare via, ma ci ha spaventato da morire."

Quasi mi strozzai con il mio caffè, ma questo avrebbe solo fatto capire ad Hannah che non lo volevo qui –non lo volevo, ma questo l'avrebbe portata a chiedermi perché e io sarei finita con il dirglielo. Oltre a James, Hannah era la mia amica più vicina.

"Ovviamente." Feci un altro sorso di caffè prima di premermi due dita contro le tempie. "Prega che non lo uccida mentre sono lì dentro."

"E se lo fai, io non ho sentito niente –e neanche James." Io le sorrisi, volevo ridere ma mi resi conto che eravamo arrivate davanti al mio ufficio e io stavo già aprendo la porta per entrare.

Mr. Clifford } m.g.c traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora