1.3

925 45 0
                                    

Erin Lancaster.

Quando Michael tornò io ero seduta nella sua cucina a bere un bicchiere di vino che la sua domestica mi aveva servito. Stress era dipinto sul suo viso mentre veniva verso di me, disfacendosi la cravatta. Posai il bicchiere e mi aprì l'accappatoio, le sue mani mi accarezzarono le cosce.

"Giornata stressante?" Chiesi, i suoi pollici mi sfiorarono i capezzoli. Lui annuì e mi baciò il collo, allontanandomi i capelli dalla spalla.

"Ho assunto degli idioti." Mormorò e sospirò. "Com'è andata la tua giornata?"

"Bene." Gli sfiorai le spalle prima di prendergli il mento con una mano. "Le tue domestiche sono davvero attente."

Lui sorrise e mi baciò gentilmente. "Vogliono assicurarsi che tu sia ben curata."

Io gli circondai la vita con le gambe, l'accappatoio mi scivolò via e rimasi completamente nuda. Mi guardò prima di baciarmi. Le mie labbra tremarono contro le sue, gli circondai il collo con le mani mentre lui mi sollevava e mi portava verso la sua camera.

La mia schiena venne premuta contro il materasso, la sua bocca si spostò sul mio collo e succhiò. Mi mordicchiò la pelle gentilmente. Le mie dita si mossero veloci per sbottonargli la camicia mentre lui mi baciava.

Gli abbassai i pantaloni, gemendo mentre lui lasciava marchi sul mio collo. Le mie dita si aggrapparono alla sua schiena mentre lui si abbassava i boxer così che la sue erezione fosse perfettamente rigida contro il suo stomaco muscoloso. L'atmosfera era diventata insostenibile mentre lui si spingeva dentro di me.

"Michael." Il suo nome era ormai abituale mentre venivo consumata da lui in ogni senso. Chiusi gli occhi e lasciai soffici baci sul suo collo mentre lui si muoveva lentamente dentro di me. Tutto era lento, ma nel modo più bello possibile.

Mentre ero stesa accanto a lui, spenta e intossicata da lui, lui guardava il soffitto. Gli stavo accarezzando la pancia, sentendo i suoi muscoli mentre lui aveva la testa posata su un braccio. Mi leccai le labbra prima di allontanarmi da lui.

"Erin?"

Mi misi a sedere, la mia schiena nuda rivolta verso di lui. "Si?"

"Ho ferito così tante persone." Disse, apatico –almeno così sembrava. "Non voglio ferire anche te."

"Perché dovresti?" Mi alzai, afferrando l'accappatoio. "Sono praticamente incapace di amare qualcuno. Penserei che tu sei altrettanto sicuro quando si tratta di tentativi romantici."

Michael voltò la testa e mi guardò intensamente mentre io mi infilavo la gonna e stringevo la cintura intorno ai miei fianchi.

Non disse nulla.

Non che volessi lo facesse. Volevo che rimanesse zitto e che si rifiutasse di dire una parola mentre io mi vestivo per andarmene. Nessuno di noi sapeva cosa dire e io speravo che nessuno di noi avesse il coraggio di parlare.

"Abbiamo chiuso?" La sua voce era piccola ed io ne ero terrorizzata comunque. "Non dirmi che è così."

Mi passai una mano tra i capelli e feci un respiro profondo, afferrando la mia borsa. "Non voglio che tu rompi la tua regola di non lasciare nessuna donna a dormire nel tuo letto quindi vado a casa."

Michael deglutì e annuì. "Giusto."

"Esattamente, quindi vado. Ho comunque del lavoro da fare." Non mi preoccupai neanche di dargli un bacio. Ne aveva già avuti troppi. Aveva visto così tanto in così poco tempo.

E mi odiavo per questo.

*

Non andai a lavoro per i due giorni successi. Andai a fare visita ad Andy e mi assicurai che l'organizzazione del suo matrimonio stesse procedendo bene mentre lei si assicurava di aver preso ogni vitamina per la gravidanza per la salute del suo bambino.

Mr. Clifford } m.g.c traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora