Erin Lancaster.
Questo era un giorno in cui non volevo avere accanto mia madre. I suoi occhi seguivano ogni mio movimento mentre camminavo avanti e indietro. I miei denti erano conficcati nel mio labbro inferiore, un fazzoletto stretto tra le mie mani.
"Amore, probabilmente non verrà." Mia madre sospirò e si poggiò contro lo schienale della sedia. Io sbuffai.
Il mio sangue diventò ghiaccio quando lo vidi. Lui mi guardò serio, mascella contratta mentre veniva verso di me con le mani in tasca.
"Mi hai dato davvero un'impressione sbagliata quella sera, Erin. La tua gonna stretta, quella camicetta. Davvero, anche da ubriaco sapevo che mi stavi provocando." La sua voce era bassa, le mie interiora si contorsero mentre deglutivo e mi allontanavo da lui.
"Mi stavo assicurando che arrivassi a casa sano e salvo nonostante quello che mi avevi detto." Cercai di non guardarlo negli occhi.
Lui sollevò una mano, il mio corpo sussultò immediatamente e mi spostai verso mia madre che mi fece mettere dietro di se.
"Allontanati da lei." Sbottò. "A meno che tu non voglia entrare in quell'aula e dire al giudice quello ch hai appena detto, allontanati da lei."
"Non avete prove." Sbottò Charles.
Fortunatamente la persona più spaventosa del mondo era mia madre. Lei difendeva il suo territorio, un ghigno sul suo viso mentre scuoteva la testa.
Lentamente mi fece allontanare da Charles, che aveva un sorriso trionfante sul viso.
"Stai bene?" Lei mi prese il viso tra le mani, cercando di calmarmi. Io annuì e, per la prima volta in anni, abbracciai mia madre più forte che potevo.
Lei rimase sorpresa per un attimo, chiaramente scioccata del fatto che ero stata io la prima ad avere un approccio fisico. Dopo un attimo, lei strinse le braccia intorno a me e sospirò. Rimanemmo così per un attimo finchè Michael non venne correndo per il corridoio. Si fermò, quasi senza fiato e mi sorrise. Io mi allontanai da mia madre e gli presi una mano.
"Va tutto bene? Ho visto Charles che entrava mentre stavo cercando un parcheggio." Mi accarezzò i capelli e mi guardò preoccupato. "Non gli è permesso parlarti prima o durante il processo."
"E' venuto da lei." Si intromise mia madre, rabbia sui suoi lineamenti. Sollevo il telefono e fece sentire la conversazione che avevamo avuto. "Fottuto bastardo. Ha detto che l'ha provocato lei. Era vestita come una vera donna d'affari."
Michael sospirò e iniziò a camminare avanti e indietro. "Non possiamo usare quell'audio. Sembra come se Erin stesse concordando con lui."
"Ma non è vero." Sospirai e mi misi a sedere. "Ero mortificata. Non so neanche come ho fatto a rispondere o anche solo guardarlo. Tutto quello a cui riuscivo a pensare era lui che mi toccava e a quanto ero disgustata."
Michael si inginocchiò di fronte a me e posò le mani sui braccioli della sedia, mantenendosi in equilibrio. Io sospirai.
"Non penso di vincere. Il mio avvocato ha detto che lui ha coperto le sue tracce. Il mio sangue non c'era più. Era completamente andato." Singhiozzai. "Non ci sono prove concrete contro di lui. Tutto va in suo favore."
Mi lamentai e permisi a Michael di stringermi tra le sue braccia, baciandomi la testa. Mia madre infilò una mano nella borsa e prese un fazzoletto, passandolo a me.
"Ci siamo noi. Sei traumatizzata... E, non posso neanche toccarti senza che qualcosa dentro di te ti riporti a quel giorno." Mi ricordò. Io sollevai le mani verso il mio viso e mi asciugai le lacrime. "Ti amo. Voglio vedere di nuovo il tuo sorriso senza che sia forzato perché non sai più se sei davvero felice."
STAI LEGGENDO
Mr. Clifford } m.g.c traduzione italiana
Fanfiction[LIBRO FINALE DELLA 'THE CEO SERIES'] "Miss Lancaster, lei è un esemplare di vero mistero, intelligenza e attrazione sessuale." Traduzione italiana della storia di @kingsofmuke, tutti i diritti e i meriti sono riservati a lei.