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Potevo sentire le sue dita sul mio corpo tremante. No, non ero spaventata. Ero lontana dall'esserlo. Era eccitazione, desiderio che lui mi toccasse e mi facesse sua. Forse ero masochista visto che mi piaceva il dolore, il che mi faceva sembrare una sadica maniaca.

Il sole colpì il mio viso, facendomi aprire gli occhi per notare che Michael non era qui. Non era neanche lontanamente vicino ad essere qui. Aveva detto di essere estremamente occupato questa settimana e che probabilmente non saremo riusciti a vederci. Tutto quello che volevo fare era vedere le mie unghie lasciare graffi rossi sulla sua schiena.

"Miss Lancaster." Disse una delle mie cameriere dall'altro lato della porta della mia camera da letto. "Mrs. Tipidoe ha detto di scendere a fare colazione."

Mi passai una mano sul viso. "Cinque minuti, sarò giù tra cinque minuti." Mrs. Tipidoe era una delle poche persone con cui ero in confidenza. Lei mi aveva messo a posto, ricordandomi che venivo assolutamente dal niente quando io mi dimenticavo di togliere la testa fuori dal culo.

Quando mi alzai dal letto tutto quello che feci fu infilare un paio di pantaloni da yoga e una maglietta. Oggi sarei andata a correre. Mi sentivo intontita mentre mi mettevo le scarpe e scendevo.

"Mi farai esplodere per tutte le volte che fai raffreddare il tuo cibo, Erin." Mormorò Mrs. Tipidoe e mi passò un bicchiere di succo all'arancia, trascinandomi verso il piatto sull'isola.

"Ti comporti come se io sia un adolescente problematica." Sbuffai e mi misi a sedere, portandomi un cucchiaio di cereali alla bocca. La donna con origini africane scosse la testa e mi passò un fazzoletto.

"Non con il modo in cui ti comporti." Disse e iniziò a lavare i piatti. "Sei un'adulta problematica, amore."

Io unì le labbra tra di loro e scossi la testa. "Estremamente impegnata e sarò in ritardo se non me ne vado adesso."

Mrs. Tipidoe scosse la testa e mi guardò mentre lasciavo velocemente l'appartamento.

Correre era diventato qualcosa che mi faceva scaricare lo stress facilmente. Certo, c'erano sempre uomini che si mettevano a correre accanto a me perché ero da sola e soprattutto perché credevano avessi un'autostima tanto bassa da concedermi a loro.

"Bello vederti qui." Andrew ansimò, aggiustandosi la maglietta così che non fosse incollata alla sua pelle. "Non pensavo che facessi ancora jogging."

"Non avevo tempo, Andrew." Dissi e mi asciugai il sudore dalla fronte. "Non dovresti essere a lavoro?"

Lui mi sorrise e scosse la testa. "Vengo a correre quasi ogni giorno. Aiuta con il fatto che la ragazza che amo non mi vuole più."

"Se ricordo bene sei tu quello che non mi ha parlato per un anno e mezzo." Gli ricordai e mi fermai. "Ti sei fidanzato."

"E ho spezzato il fidanzamento perché non posso sposare una donna che non amo." I suoi occhi color nocciola mi osservavano, un piccolo sorriso sulle sue labbra. "Mi stai spezzando il cuore, Erin."

"Tu hai spezzato il mio, Andrew." Sussurrai e mi allontanai una ciocca di capelli dal viso. "Mi hai mentito per anni. Non posso fidarmi di te."

Amdrew si passò una mano tra i capelli sudati e posò la spalla contro un albero. "Ho lasciato lei—per te."

"Questo non mi farà tornare da te." Sussurrai e mi leccai le labbra. "Non adesso, mai. Ti prego, Andrew, è finita."

Lui mi guardò pieno di rimorso. E gli credevo. Gli credevo quando diceva che aveva gettato via tutto per stare con me, ma quell'atto di eroismo non era abbastanza e non lo sarebbe mai stato.

Sentivo il cuore farmi male perché mi ero davvero innamorata di Andrew. Era una sensazione che non volevo provare mai più. Volevo solo il sesso e questo era tutto quello a cui riuscivo a pensare. Prima che la mia mante potesse convincermi quale fosse la cosa giusta da fare mi ritrovai di fronte all'appartamento di Michael.

Sentivo di essere in fiamme e lui era il ghiaccio che mi avrebbe calmato. Le mie nocche erano rosa quando smisi di bussare alla sua porta e lui venne ad aprire, sorpreso e completamente vestito.

"Erin." Disse, ma la mia bocca fu subito sulla sua. Lui mi afferrò i fianchi, lo strato di sudore per la corsa brillò alla luce del sole come dei piccoli cristalli. "Mi farai arrivare tardi a lavoro."

Io ghignai contro la sua bocca e gli sbottonai la giacca, lasciando che poi lui mi sollevasse le mani sopra la testa.

"Vuoi farlo adesso?" Chiese, le sue labbra mi sfiorarono il collo. "Il mio pene che scopa la tua fottuta vagina."

Mi venne l'acquolina in bocca, piegai la testa di lato mentre desideravo che mi scopasse per tutta la mattina.

"Mr. Clifford, non mi piace aspettare." Sussurrai e lo spinsi quando lui cercò di togliermi il reggiseno sportivo. "Portami in camera tua."

"E' un piacere, Miss Lancaster."

*

La stanza di Michael era scura –almeno questa lo era. Corde erano attaccate al muro, fruste in pelle, c'era un mobile contro una parete e una 'X' in legno contro un'altra parete, catene pendevano dal soffitto insieme a strette corde. C'era un grande letto che aveva attaccate alla testata corde e manette in pelle. Amai la vista di tutto questo.

Presi una delle fruste in mano prima di voltarmi verso di lui e afferrare il bordo del mio reggiseno sportivo per toglierlo e rimanere lì –mezza nuda, il mio seno in bella vista così che lui sarebbe stato tentato di avvicinarsi a me.

"Ho bisogno che tu mi dica che tutto questo ti va bene." Disse Michael, sincerità nei suoi occhi. "La mia intenzione non è quella di farti del male."

"E lo capisco, Mr. Clifford." Dissi e mi leccai le labbra. "Adesso fai un favore ad entrambi e scopami."

Mr. Clifford } m.g.c traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora