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Erin Lancaster.

Michael cercò di non far vedere che non voleva che andassi. Si, aveva capito che erano questioni d'affari. Ma proprio come me non poteva accettare il fatto di essere separati per tanto. Adesso che ci eravamo appena messi insieme. Sospirai e lo guardai mentre chiacchierava con un paio di uomini, le braccia incrociate al petto. Continuava a guardare verso di me, rivolgendomi sorrisi di scuse per il fatto che lo stavo aspettando al freddo.

Dopo qualche altro secondo venne verso di me con la stessa espressione scontrosa. Gli presi una mano e lo feci fermare.

"Uno dopo."

La sua espressione cambiò per un secondo mentre mi baciava teneramente. Mi prese il viso tra le mani e io gli circondai la vita con le braccia. Dopo mi baciò la testa e posò lì il suo mento.

"Non voglio che tu vada." Mormorò e sospirò. "Ma devi andare."

Io annuì e piegai la testa indietro. "Dimmi qualcosa che mi farà venire voglia di tornare a casa prima, oltre che te."

Lui ci pensò su prima di chiudere gli occhi e dire una frase che mi fece venir voglia di chiuderla dentro al cuore e mai lasciarla uscire.

Anche quando quella mattina stavo guardando le persone che prendevano le mie borse e aspettavo il tocco di Michael, quelle parole continuarono a farmi battere il cuore.

"Miss Lancaster." Charles, il mio autista, interruppe la mia trance. "La macchina è pronta e il suo volo è tra poco più di un'ora."

Io annuì e lo seguì, leccandomi le labbra e continuando inconsciamente a pensare a Michael e alle parole che avevano lasciato la sua bocca –sincerità dietro ogni singola parola.

Mi fermai non appena lo vidi. I suoi occhi blu erano direttamente fissi nei miei mentre stringeva l'edizione mattutina del Times in una mano.

"Charles." Sospirai e unì le labbra tra di loro. "Come st--"

"Sei davvero rimasta con lui?" La sua mascella era contratta, il corpo pesante. "Sai cosa pensa davvero il mondo degli affari di te?"

"Ti stai comportando in modo immaturo e stai trasformando qualcosa di irrilevante in--"

"Che sei uno scherzo, una puttana, un buon momento a letto." Sbottò e fece un passo più vicino a me. "Non sei altro che uno zimbello agli occhi di uomini che hanno potenti affari, imperi, compagnie."

Io deglutì, rifiutando di far creare delle lacrime nei miei occhi. "Sei ubriaco, posso sentire lo scotch. Dovresti davvero andare a casa. Entra in macchina, ti farò accompagnare da Charles."

Mi allungai per toccargli un braccio, ma lui si spostò. Era ripugnato anche solo dalla mia vista, dal mio tocco. Il mio labbro iniziò a tremare.

"Per favore, Charles, sei intossicato e io voglio solo portarti a casa." Sussurrai e lo guardai esitare per un secondo prima di entrare in macchina.

Il mio autista mi rivolse uno sguardo scettico mentre entravo.

"Non posso credere di aver avuto il coraggio di innamorarmi di te." Sbuffò.

Io sussultai e guardai fuori dal finestrino, ignorando le lacrime che mi scivolavano sul mento e che mi cadevano sulla pancia. Ogni cosa nel mio petto era stretta e mi sforzavo a respirare mentre lui mi guardava intensamente.

"Mi sono innamorata di lui." Sussurrai. "Sei stato tu a volere che andassi da lui. Sei stato tu a dire che non volevo te."

Charles si passò una mano sul viso e fece un respiro profondo. "E ho continuato a volere che tu scegliessi me. Volevo che tu ti girassi e scegliessi me."

Mr. Clifford } m.g.c traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora