Odiare una persona solo perché non si hanno gli stessi interessi non mi è mai sembrata una buona scusa, ma la mia vita scolastica basata solo su bei voti e pettegolezzi imbarazzanti che mi divertivo ad ignorare perché non veri, mi ha fatto capire che io nonostante avessi 17 anni come tutti i miei compagni di classe, appartenevo ad una categoria particolare. Non è un senso di superiorità ma semplicemente un senso di consapevolezza che io non sarei mai andata d'accordo con nessuno di loro, e sinceramente ne ero felice. Sono Keira una ragazza di 17 anni, come ho già detto, capelli castani e lisci, occhi castani e porto una seconda scarsa. Non sono nulla di così speciale che salta all'occhio, le persone mi vedevano come il bullone dell'ultima ruota di scorta bucata, ovvero non ero nulla di utile o che meriti minimamente attenzioni.
Il motivo?
Sinceramente non m'interessava e non m'interessa tutt'ora, so solo che a quell'età non sapevo nulla di diverso dagli altri solo che io lo sfruttavo a mio vantaggio.
Dopo una lunga giornata di scuola che mi aveva stancata come al solito, mi diressi verso casa mia con un passo affrettato solo perché non mi andava di rimanere fuori casa.
Solitamente i ragazzi della mia età escono il pomeriggio per stare insieme ma a me non andava anche perché non avevo una persona con cui passare il mio tempo. Abitavo in un paesucolo piccolo e lontano da Londra e per me era il paradiso sapere di vivere nella periferia del paese, d'estate mi piaceva stare al sole in costume a riscaldarmi, cosa che se fossi stata in centro non avrei potuto fare.
Quel giorno quando entrai in casa mio padre era seduto sul divano, si chiamava Danny Lewis ed era un avvocato di grande successo affiancato da una moglie avvocato altrettanto famosa nel campo Abigayle Thomas, mia madre. Mi sdraiai sul divano con la leggerezza di un elefante e sbuffai rumorosamente
-Pesante?-chiese mio padre
-Non ne hai idea-commentai, lo vidi sorridermi dolcemente prima di ritornare a guardare la televisione
-Non lavori oggi?-chiesi
-Facevo una pausa ma ora ho finito-disse dandomi il telecomando e tornando al suo computer, nonostante potessi cambiare canale e rilassarmi, presi un cuscino e mi ci appoggiai guardando i lineamenti di mio padre mentre lavorava. Non lo avevo mai visto divertirsi e molto spesso partiva con mamma per viaggi di lavoro quindi non lo vedevo nemmeno spesso.
-Devi dirmi qualcosa?-chiese non staccando gli occhi dallo schermo
-No-
-Perché mi fissi?-chiese guardandomi negli occhi, e i suoi occhi azzurri mi illuminarono
-Per ricordarmi bene, in modo che nel prossimo viaggio abbia un'immagine precisa di te-spiegai. Lui mi guardò a lungo per poi farmi un cenno per sedermi accanto a lui. Con riluttanza andai, non avevamo mai avuto una vera e propria discussione padre figlia e ammetto che ero piuttosto nervosa per quanto sarebbe potuto accadere.
-Keira... sai che ti vogliamo molto bene io e tua madre vero?-
-Certo... siete la cosa più importante per me-
-Voglio donarti una cosa-disse prendendo una scatolina con una collana dal ciondolo verde e tondo che si poteva aprire, lo aprì davanti ai miei occhi mostrandomi che al suo interno c'era da una parte la foto di mia madre e dall'altra la foto di mio padre.
-Questa è la cosa più importante per te, ripeti-disse con sicurezza facendomi dubitare delle mie azioni, ma comunque afferrai il ciondolo e lo avvicinai al cuore ripentendo le sue parole. Nuovamente prese un'altra collana con un altro ciondolo uguale all'altro solo che era rosso
-Questa è la cosa che devi proteggere più di tutti-disse con sguardo serio
-Distinguili bene e nascondili in posti differenti, sono stato chiaro?-chiese
-Certo-feci subito
-Bene allora va a nasconderli in giardino-mi ordinò dandomi un dolce quasi impercettibile bacio sulla fronte, io lo guardai negli occhi per qualche secondo e dopo quel gesto di affetto non potei fare a meno di sorridergli sinceramente.
Come mi disse mio padre mi diressi in giardino anche se piuttosto insicura di ciò che stavo facendo, prima di compiere qualsiasi azione per qualche motivo mi guardai intorno quasi intimorita che qualcuno potesse vedermi. Mi chiedevo che cosa ci fosse nel ciondolo rosso ma se mio padre non lo aveva aperto davanti a me, era di certo perché non voleva che lo sapessi così rispettai il suo volere. Nascosi il ciondolo verde dentro l'incavo di un albero di noci che avevamo nel mio giardino e su cui era appesa anche un'altalena dove andavo nei momenti tristi delle mie giornate oppure quando avevo bisogno di pensare. Per il ciondolo rosso invece scavai una buca profonda che riempii e coprii con una masso in modo che non si potesse vedere. Quando tornai in casa i miei non c'erano più e mi avevano lasciato un biglietto con scritto che sarebbero tornati in tempo per preparare la cena e per cenare con me, era da molto tempo che non lo facevamo dato che erano sempre in ufficio e che comunque lavoravano molto anche a casa.
Io nel frattempo feci i compiti e quando arrivarono cucinammo insieme anche se parlavamo solo della scuola, non ne sapevo il motivo ma io non potevo chiedere del loro lavoro perché deviavano immediatamente il discorso quasi lo temessero. Durante la cena non ci furono discorsi particolari ma ci furono molte occhiate cariche di affetto che non avevo mai ricevuto, ciò mi fece pensare molto dato che non si può dire che comunque la mia famiglia sia molto normale ma... credevo che fosse cambiato qualcosa nell'aria e ciò mi incuriosiva e mi spaventava allo stesso tempo.
Conclusa la cena mi ritirai in camera e andai a dormire un po' pensierosa ma il ricordo della giornata di scuola che avrei dovuto affrontare il giorno dopo mi fece chiudere gli occhi sperando di riuscire a non pensarci molto.
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JOLLY
FantasyKeira, una ragazza come tante altre scopre il vero lavoro dei suoi genitori e la sua vita verrà totalmente ribaltata. Entra a far parte della MMJM costretta ad una vita che ha come alternativa la morte