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Il giorno successivo prima che lui potesse scomparire come il giorno precedente avevo previsto che sarebbe uscito ancora prima...ma sapevo anche che lui lo sapeva quindi al posto di farmi trovare alle tre fuori camera sua, mi feci trovare alle due!

-Buongiorno Zero-dissi appoggiata al muro di fianco alla sua porta quando stava per uscire silenziosamente esattamente come avevo previsto, lo vidi sorridere

-Avrei dovuto prevederlo-commentò

-Già avresti dovuto... vieni con me-risposi cominciando a camminare, sapevo che mi avrebbe seguita, ne ero sicura perché era troppo curioso di quello che avevo in mente.

Avevo fatto delle ricerche su come fare per far sfogare i ragazzi e farli sentire meglio e scoprii che bisognava fargli fare tanto esercizio fisico così lo portai in palestra

-L'ho prenotata per tutto il giorno-dissi allargando le braccia

-Non crederai davvero che io passerò nuovamente tutta la giornata con te-disse

-Non essere così cattivo!-

-Sei infantile-commentò

-E tu sei complicato... dai allenati un po' con me-lo supplicai

-Siamo arrivati alle suppliche?-chiese una voce alle sue spalle, la riconobbi immediatamente era la stessa ragazza che avevo visto davanti a camera sua.

Aveva i capelli rosa e gli occhi rosa, mi imbambolai un attimo davanti a lei per poi abbassare o sguardo

-Che ci fai qui Sharon?-chiese Zero guardandomi indagatore

-Ti stavo cercando... devo parlarti-disse ed entrambi mi guardarono

-Sì certo vad...-

-No rimani pure, che devi dirmi?-chiese Zero

-Come? No vorrei parlarti in privato-disse lei avvicinandosi e giocando con i capelli dietro la nuca del mio Master, senza dire niente me ne andai e rimasi fuori dalla palestra sedendomi appoggiando la schiena alla parete del corridoio

Parlarono per pochissimo tempo prima che la ragazza se ne andasse con un sorriso soddisfatto e salutandomi divertita con la mano.

-Cosa stavi dicendo?-

-Come?... O volevo che tu ti allenassi un po' in modo da...-

-Che esercizi hai in mente?-chiese destabilizzandomi in un istante

-Po...potremmo iniziare con cinquanta giri di corsa e poi la lotta, credo-risposi

-Alza le chiappe allora!-disse con un mezzo sorriso, mi alzai esitante e andammo a correre.

La corsa mi aveva sfinita subito ma dovetti resistere per combattere con uno degli agenti più forti di tutta la struttura procurandomi ferite ma riuscendo anche procurarle.





Pieni di lividi andammo in infermeria e cominciammo a curarci prima che le ferite aperte potessero infettarsi, erano le otto di sera e noi due ancora non avevamo mangiato

-Quindi che cosa hai fatto di preciso oggi?-chiese lui bendandomi un piede

-Ti ho fatto sfogare, credevo che tu ne avessi bisogno...-risposi alzandomi in piedi e prendendo una pomata e del ghiaccio da mettere su un enorme rigonfiamento che gli avevo procurato alla spalla destra

-Credo che abbia funzionato-lo disse così, come se nulla fosse mentre per me valeva tanto.

Era come se finalmente mi avesse fatto capire che mi aveva accettata

-Ne sono contenta-confessai poggiando il ghiaccio sulla ferita e lui si irrigidì.

Da dietro potevo ammirare il colore puro dei suoi capelli e la forma muscolosa che aveva dopo tanto allenamento

-Per voi deve essere diverso-

-Noi chi?-chiesi

-Voi ragazze-rispose

-Quindi adesso sono una ragazza?-chiesi, lo vidi ghignare

-Credi davvero che mia sia sfuggito il nuovo dettaglio del tuo corpo?-chiese beffardo e immediatamente mi portai le braccia al petto imbarazzata

-Povera illusa!-commentò

-Sei un depravato-lui continuò a ridere senza motivo mentre io lo medicavo cercando di non fargli altro male.

Calò il silenzio dopo un po' e sia io che lui non dicemmo nulla come se fossimo stati obbligati a lasciar parlare l'altro per primo, finendo però con lasciare un sottofondo di passi e di macchine che arrivava dall'infinità di stanze circostanti a noi.

Mi sedetti appena ebbi finito di bendarlo e lo guardai mentre lui aveva lo sguardo fisso nel vuoto: aveva la testa appoggiata alle braccia e un'espressione di disgusto e indifferenza allo stesso tempo. I capelli gli ricadevano morbidamente sul volto pallido e teso

-Non fissarmi-

-Vuoi parlarne?-chiesi

-Keira sei il mio Jolly non il mio psicologo e come hai detto ieri: farai meglio a dimenticarti di questa giornata-disse freddo, ogni mia singola parte del corpo sentì il suo cambio di atteggiamento avvenuto come se nulla fosse

-No-risposi e lui mi guardò sorpreso

-Come?-chiese

-Perché ti isoli? Vuoi davvero essere l'unico a ricordare questo giorno?-chiesi, lui si incupì e mi guardò in modo profondo come non aveva mai fatto per poi crollare e senza che me lo aspettassi mi abbracciò di getto e senza emettere alcun suono rimase lì ad abbracciarmi per parecchio tempo.

Io gli accarezzavo la testa dolcemente ma sapevo che non era la stessa cosa come se fosse sua madre.

-Lo sai che ti detesto vero?-chiese facendomi capire che realmente aveva esaurito la voglia di ribellarsi al dolore quasi avesse capito finalmente che non c'era scampo alla sofferenza

-Non c'è affatto bisogno che lo sottolinei!-commentai arrabbiata mentre giocavo con una ciocca dei suoi capelli.

Quando si alzò non mi guardava negli occhi perché era imbarazzato e per un momento lo trovai estremamente tenero, andammo insieme a mangiare ma lo facemmo in silenzio anche che eravamo solo noi due, prima di terminare la cena andai nella cucina dell'agenzia e senza farmi vedere rubai due fette di torta

-La torta è arrivata in ritardo ma è arrivata-dissi, lui la guardò un attimo e come al solito assunse un atteggiamento indecifrabile ma non mi lamentai e non pretesi nulla di più poi mi accompagnò in stanza e se ne andò.

Fu una giornata stressante e molto pesante, andai a dormire con la consapevolezza che Carl ci avesse lasciati stare solo perché quei sue giorni Zero avrebbe preferito morire piuttosto che ricordare.

Era passato quasi un anno anche per la morte dei miei genitori e la consapevolezza di passarla come la aveva passata lui mi rattristava, avevo dato del mio meglio ma sapevo che comunque non era abbastanza e non lo sarebbe mai stato. Sapevo di non essere all'altezza di poter sostituire delle persone tanto speciali ma ci volevo provare, ero destinata ad affiancarlo per il resto della mia vita e tanto vale rendermi utile fino a quando non mi sarei dovuta sacrificare con lui... sapevo che quel momento sarebbe arrivato e speravo vivamente che il suo orgoglio non lo avrebbe distrutto una volta che io sarei sparita dalla faccia della terra.

Ad un tratto il pensiero di Sharon mi fece incupire, non sapevo che cosa volesse farmi capire con quel suo inutile sorriso e la cosa mi preoccupava, raramente le persone uscivano da un colloqui con Zero e uscivano soddisfatte perché lui tendeva a smorzare ogni singola speranza altrui come gli dettava il suo carattere.

Al pensiero di quella ragazza mi salì il nervoso e mi convinsi di andare a dormire prima che le mie emozioni mi avrebbero tenuta sveglia.

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