L'espressione sorpresa sul volto di suo marito era davvero impagabile. Gli occhi rossi, il volto paonazzo e un leggero andamento instabile erano tutti chiari segnali che era ubriaco. Proprio per questo ci mise più del dovuto a capire che cosa stava succedendo e a ribattere, con voce impastata ed incerta:
"Che ci fai ancora sveglia?"Tentò, invano, di togliersi la cravatta, tirandola con una mano ma il risultato fu che il nodo si strinse ancora di più, minacciando di strozzarlo. Astrid si avvicinò, cercando di non ridergli in faccia, e con mani esperte lo aiutò a sciogliere il nodo della cravatta. Voleva mantenere un certo distacco ma non poteva neanche restare ad osservare suo marito che si strozzava in modo così patetico. Lui tirò un sospiro di sollievo quando si liberò della cravatta e la lasciò cadere a terra ma non smise di guardarla ed incalzarla con i suoi occhi freddi e glaciali. Le aveva fatto una domanda e si aspettava una risposta, per questo Astrid ribatté con voce piatta:
"Potrei farti la stessa domanda!"Tornò alla sua postura rigida, con le braccia conserte e lo sguardo severo, cercando d'infondere tutta la sua irritazione solo con l'atteggiamento. Non era molto brava a mantere il broncio allungo ma era così frustrata che le fu facile. Ma suo marito non era molto sveglio in quel momento ed ignorò palesemente il suo strano e reticente comportamento:
"Sono stanco, voglio solo andare a dormire!"
Cercò di superarla ma lei si era piazzata proprio davanti alla porta della camera, impedendogli così di entrare e buttarsi sul letto, cosa che sognava di fare da quando aveva lasciato il locale. In quel modo lo costrinse ad alzare lo sguardo su di lei per capire quale fosse il problema e quando vide la sua espressione capì che sua moglie era arrabbiata:
"Cosa c'è che non va? Ti annoi tutto il giorno a casa? Vuoi un altro vestito? Oppure un gioiello? Puoi comprare e fare quello che vuoi basta che mi lasci in pace!"Era così vicino che poteva sentire il suo alito puzzare di alcol e fu tentata di voltarsi per non dover sopportare quell'odore orribile: ma si trattenne perché doveva mantenere il contatto visivo. Era decisa a far sentire la sua voce una volta tanto. Finalmente aveva trovato il coraggio di affrontarlo e non si sarebbe arresa facilmente:
"Voglio parlare!"
Byron scoppiò a ridere, fissandola come se fosse pazza:
"Tesoro, non sono in condizioni di parlare!"
La spintonò con un gesto deciso, nonostante barcollasse, per farsi largo ed entrare in camera da letto, ignorando completamente Astrid. Quando anche lei entrò, trovò Byron che si stava spogliando, o almeno ci provava visto che faceva fatica a togliersi la giacca, sbuffava e sbraitava come un cavallo imbizzarrito, prendendosela conla giacca che non aveva voglia di sfilarsi dalle sue braccia: come se fosse colpa si quella povera giacca. Rimase a guardarlo sulla soglia della stanza, combattuta se aiutarlo oppure no ma visto che faceva il difficile e voleva renderle la vita un inferno, decise di lasciarlo alle prese con la sua giacca. Lo vide contorcersi nel tentativo di togliersi quel maledetto indumento e tappò la bocca con la mano per non scoppiare a ridergli in faccia: era rimasta sveglia fino a tardi solo per dirgliene quattro e non per scoppiare a ridere da un momento all'altro rovinando tutto. Finalmente Byron riuscì a liberarsi della giacca, che lasciò cadere a terra proprio come aveva fatto con la cravatta, ed iniziò a trafficare con i bottoni della panciotto: sembrava che avesse le dita di burro perché gli sfuggiva la presa ogni due per tre. Fu in quel momento che Astrid decise di tornare all'attacco, perché non aveva intenzione di rinunciare alla sua occasione di poter dar voce ad ogni sua preoccupazione:
"Dobbiamo parlare, adesso, Byron! Dove sei stato? Con chi sei stato? Io ce la sto mettendo tutta ma tu non mi aiuti con il tuo comportamento infantile!"Lo aveva detto, aveva detto quello che pensava tutto d'un fiato anche se avrebbe voluto aggiungere qualcosa: voleva chiedergli perché si comportava in quel modo, che cosa aveva fatto per ricevere una tale indifferenza e che cosa avrebbe potuto fare per migliorare le cose. Ma si era limitata alla versione breve delle sue lamentele, aspettando una risposta da suo marito. Risposta che aveva pensato sarebbe arrivata subito ma che in realtà non ottenne: c'era solo il vuoto davanti a lei e nessuna risposta. Inizialmente, vedendolo ancora alle prese con i bottoni, pensò che forse non l'aveva sentita, ma poi lui alzò gli occhi per guardarla, quasi come se la vedesse per la prima volta. Sbuffò ed affermò:
"Mi sembri mio padre!"
Si voltò per darle le spalle e tornò a spogliarsi, ancora più scocciato non solo perché faticava in un azione così basilare come togliersi i vestiti ma anche perché la moglie aveva deciso di attaccarlo proprio in quel momento, quando lui non era neanche in grado di riflettere. Astrid era consapevole di avere il coltello dalla parte del manico, lui era talmente ubriaco che non riusciva neanche a spogliarsi. Un po' si sentiva in colpa ma ricaccio dentro di se quella sensazione e andò avanti con il suo proposito:
"Beh, scusami tanto se vorrei un po' di attenzioni da mio marito! Non pretendo molto, non ti chiedo praticamente nulla ma almeno passare qualche notte con tua moglie...non è una richiesta così tanto assurda, è il tuo dovere!"

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The Masked Lady
RomanceANCHE IN VERSIONE CARTACEA E EBOOK Astrid sogna la sua vita da sposata fin da quando era poco più che una ragazzina. Sognava un matrimonio fondato sull'amore con un uomo affascinante e premuroso. Sognava un idillio perfetto tra lei e suo marito. Ma...