Capitolo XVIII

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Si era rifugiata a casa del suocero di Theresa per due giorni, dopo essere scappata di fretta e furia dal palazzo. Sua cugina non aveva fatto storie quando aveva aperto alla porta, in piena notte, e trovato Astrid in lacrime a chiederle asilo per qualche giorno. La mattina seguente aveva mandato una lettera alla principessa Carolyn, spiegandole che sarebbe rimasta a casa di Theresa per qualche giorno, perché desiderava passare del tempo con lei. Confidava che la principessa ne parlasse con suo marito ma in realtà, per quanto gli importava di lei, poteva anche pensare che fosse morta tanto non faceva alcuna differenza. Si era confidata con sua cugina, raccontandole tutto, fin dall'inizio, ed insieme a lei era rimasta sdegnata per il comportamento di Byron. Ma ciò che l'aveva stupita, e fatta infuriare, era stato l'atteggiamento di Camille, che aveva deciso di tradire il proprio sangue per un uomo. Ad Astrid era solo rimasta la tristezza e la rassegnazione perché era stata costretta a subire le ingiustizie di suo marito per troppo tempo: ne aveva abbastanza di fare la vittima. Il sentimento che invece pervadeva Theresa era la rabbia. Secondo lei Astrid doveva vendicarsi contro Byron, ma anche contro sua sorella per l'affronto subito. Capiva perfettamente il punto di vista di sua cugina ma era così stanca e delusa da entrambi che non aveva neanche la forza per dire loro ciò che pensava. Byron, con il suo cinismo, era riuscito a distruggere uno dei pochi pregi che aveva veramente: la perseveranza. Aveva provato a non arrendersi con lui, cercando un modo per scalfire la sua corazza e salvarlo dal muro d'indifferenza che lo circondava. Ma era stata solo una stupida perché non si può salvare chi non vuole aiuto. A cena Theresa tornò sul discorso, anche se era ovvio che Astrid non ne voleva parlare:
"Perché non lo ripaghi con la stessa moneta? Che ne pensi di quell'Heath? Da come me lo hai descritto è un bel giovanotto e sembra avere un qualche interesse nei tuoi confronti... Oppure il capitano Monroe, sarebbe un avversario abbastanza degno per tuo marito!"

John Errison, il marito di sua cugina, alzò la testa dal piatto al sentir nominare il capitano: lui era un soldato e conosceva bene quell'uomo. Fino a quel momento se ne era rimasto in disparte, lasciando che le due donne spettegolassero sui problemi matrimoniali. Ma il nome del suo capitano, suscitò in lui interesse per la conversazione:
"Il capitano Sebastian Monroe? è di lui che state parlando?"
Theresa era ben consapevole dell'amore del marito per la vita militare e della sua fedeltà nei confronti dei suoi colleghi e superiori. Per questo ammiccò nella sua direzione e spiegò, con un sorriso furbetto:
"Astrid lo ha conosciuto alla festa di compleanno dell'Imperatore, e anche se hanno avuto una fugace conversazione sono sicura che il bel soldato abbia fatto colpo su mia cugina!"

La donna aveva la lingua lunga e di certo non aveva timore di dire ciò che pensava, neanche di fronte a suo marito che avrebbe potuto trovare sconveniente un discorso del genere: ma John l'aveva sposata perché l'amava, aveva sfidato la famiglia di lei per poterla fare sua quindi accettava tutto di lei, i pregi e i difetti. Osservandoli, da come si guardavano con quelle espressioni intense, Astrid provava un po' d'invidia per il loro rapporto. Theresa aveva rinunciato al suo titolo nobiliare per poter stare con lui e non se ne era mai pentita: neanche quando era costretta a spostarsi di caserma in caserma per poter restare vicino a suo marito, o quando doveva passare mesi da sola, con le altre mogli, ad aspettare il suo ritorno con la paura di vederlo all'interno di una bara. Sognava anche lei un amore del genere, in grado di abbattere le barriere che la società aveva costruito intorno a loro, in grado di farle fare sacrifici senza però sentirne il peso. Perché non era stata fortunata come Theresa? Questo si stava chiedendo mentre John le parlava:
"Il capitano Monroe è un uomo d'onore, un soldato molto abile a cui devo la vita..."
Ma prima che l'uomo potesse spiegare come aveva rischiato di morire e l'eroiche imprese del capitano, sua moglie lo zittì con un semplice gesto della mano:
"Non credo che ad Astrid interessi questa storia! Dicci piuttosto, è sposato?"

Il marito non capiva dove volesse andare a parare la moglie ma, conoscendola, stava architettando qualcosa che avrebbe portato solo grossi guai. Astrid, rossa dall'imbarazzo, s'intromise nelle mire strane di sua cugina per farla tornare alla realtà:
"Non voglio tradire Byron con il capitano Monroe, ne tanto meno con Heath... Non servirebbe a nulla perché quell'uomo non prova sentimenti, gli farei solo un piacere!"
Ormai lo aveva capito, che suo marito la feriva apposta per allontanarla. Provava una certa allergia verso alcuni dei sentimenti più comuni e, nel momento in cui si rendeva conto che stava cedendo, faceva qualcosa per farsi odiare agli occhi di Astrid. All'inizio erano solo piccoli atteggiamenti, frasi dette qua e là e sguardi indifferenti. Ma quello che era successo due notti prima aveva superato ogni limite e tornare indietro sarebbe stato impossibile. Eppure Theresa, che non riusciva ad accettare certe ingiustizie, non voleva arrendersi all'evidenza:
"Eppure deve esserci qualcosa in grado abbattere il suo muro d'indifferenza... ognuno ha il proprio punto debole!"

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