Capitolo XXV

7.7K 402 44
                                        

Sapeva che avrebbe ricevuto una visita dal suo migliore amico. Dopo essere fuggito dal locale, Heath aveva cercato di seguirlo, invano, perciò si aspettava di ritrovarselo alla porta nei giorni seguenti. E infatti deluse le sue aspettative. Non aspettò neanche ventiquattro ore e il pomeriggio seguente se lo ritrovò nel cortile della tenuta, con aria di chi ha intenzione di parlare per ore di cose estremamente serie. Inutile dire che non avrebbe accettato un suo rifiuto, nonostante Byron non morisse dalla voglia di scambiare alcuna opinione con lui. Ma evitarlo sarebbe stato impossibile. Lo conosceva abbastanza bene ma mai lo aveva visto con quella scintilla furiosa negli occhi rivolta a lui. Si guardarono per qualche istante in silenzio, entrambi decisi nelle loro opinioni ed entrambi convinti di riuscire a far valere il proprio modo di pensare sull'altro. Pensavano di avere ragione e nessuno dei due avrebbe ceduto facilmente.

"Andiamo a parlare in privato" gli offrì Heath, con un tono di voce che non lasciava spazio per le repliche. Lo fulminò perfino con lo sguardo, come a dire 'non accetterò un no come risposta'. Per questo si limitò a seguirlo, nel retro della tenuta, non molto distante dalle stalle, senza azzardarsi a proferire parola. Camminavano l'uno affianco all'altro, in rigoroso silenzio, entrambi indecisi su chi dovesse iniziare ad aprire il discorso o su cosa dire. Byron non aveva intenzione d'iniziare a parlare per primo, solo per puro orgoglio, mentre Heath stava rimuginando sul perché aveva deciso di fargli visita. Quando era uscito da casa era deciso a far valere le sue parole, perché era convinto che Byron stesse sbagliando e che avesse l'obbligo morale di farglielo notare. Ma poi, mentre cavalcava verso casa Devenport, la consapevolezza di quello che stava facendo si era fatta strada in lui. Come poteva affrontare un discorso simile senza prima aver detto tutta la verità al suo migliore amico? Si conoscevano da così tanto tempo, si confidavano ogni cosa, e per la prima volta non sapeva come far capire al suo migliore amico perché sentiva un tumulto dentro di sé, che ormai da settimana cercava di tenere latente ma che sembrava volesse uscire oggi giorno di più. Non lo guardò in faccia quando aprì la bocca, dopo svariati minuti di camminata. "Chi era quella donna con la maschera?"

Qualcosa di familiare aveva attirato la sua attenzione, nel vederla da così vicino, ma non aveva avuto molto tempo quindi non era stato in grado di capire che cosa lo avesse turbato così tanto. Sapeva solo che non gli piaceva quello che pensava ci fosse tra lei e il suo migliore amico.
"Si chiama Marlena."

Non aveva voglia di dare spiegazioni ad Heath e raccontargli come l'aveva conosciuta. Era un suo piccolo segreto che desiderava rimanesse tale per in fondo era proprio il mistero che più gli piaceva di lei. Ma il suo amico era estremamente curioso e avido di notizie: "Sai dirmi solo questo? Il suo nome e nient'altro?" Si voltò per guardare Byron - e magari capire se stesse scherzando oppure no - e la sua espressione, persa e coinvolta, lo preoccupò non poco. Era serissimo, come mai lo era stato e Heath conosceva bene quell'espressione, anche se non la voleva vedere negli occhi del suo amico, soprattutto mentre stava parlando di un'altra donna che non fosse Astrid.

"E' una donna molto miseriosa" fu la scusa che usò per giustificare il fatto che non conoscesse assolutamente nulla di Marlena. La strana sensazione che aveva avuto la notte scorsa ancora non lo aveva abbandonato e, per il turbamento, non era neanche riuscito a dormire accanto ad Astrid. C'era qualcosa di lei che gli aveva ricordato sua moglie e, quando effettivamente si era sdraiato accanto a lei si era sentito sporco e poco degno di starle vicino. Per questo aveva passato il resto della notte a dormire sul divano di fronte al letto e quella mattina, quando si era svegliato, aveva scoperto che sua moglie lo aveva avvolto in una coperta per non fargli sentire freddo. Heath si fermò e, piazzandosi davanti all'amico, impedì anche a lui di proseguire la lenta passeggiata. Doveva costringerlo a guardarlo negli occhi mentre gli chiedeva: "Che cosa stai facendo? Ho parlato con tuo fratello e lui mi ha detto che è successo qualcosa, durante la vostra breve vacanza..." Byron non lo lasciò neanche finire la sua predica: "Mio fratello? Da quando vi consultate alle mie spalle?" Lo accusò, senza curarsi di sembrare troppo paranoico ai suoi occhi. Negli ultimi tempi iniziava a credere che fossero tutti contro di lui, o per meglio dire a favore di sua moglie. In risposta Heath alzò gli occhi al cielo.

The Masked LadyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora