Capitolo 3

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[Clarke POV]

Rientro a casa stanca morta, come se avessi corso la mille miglia. Evidentemente tutto lo stress della giornata si sta palesando proprio in questo momento.

Appoggio distrattamente la borsa per terra, mi levo sgraziatamente i tacchi lanciandoli chissà dove, sprofondando un secondo dopo sul divano. Guardo l'ora: sono le 19.

Accendo la TV facendo zapping svogliatamente. Ovviamente non c'è niente di interessante così la lascio accesa sulla NBC. In realtà non l'ascolto ma il sottofondo mi aiuta a rilassarmi.

Incredibilmente sento il mio corpo allentare la tensione accumulata, ma l'idillio dura poco perché lo squillo del cellulare mi fa sobbalzare dallo spavento. Afferro il telefono quasi irritata. Leggo il display: Numero Sconosciuto.

E chi cavolo sarà? Magari se rispondo lo scopro.

"Pronto?", il mio tono è molto titubante.

"Dottoressa Griffin?".

Oddio quella voce, anche se l'ho sentita solo una volta la riconoscerei tra mille.

"Sì, sono la dottoressa Griffin. Chi parla?", domando fingendo sorpresa.

"Salve, sono Lexa Woods. Mi scusi se la disturbo a quest'ora".

"Nessun disturbo, ma... come ha avuto il mio numero privato?".

I dubbi mi assalgono, speravo di essere contattata ma non da lei in persona ne tanto meno così presto.

"Ho telefonato all'ospedale dicendo che era un caso di vita o di morte. Spero che non me ne voglia...".

"Addirittura... deve essere importante allora?! In cosa posso esserle utile?".

"Mi volevo scusare per il mio comportamento di oggi. Sono stata veramente scortese e lei non se lo meritava. Mi dispiace dottoressa".

Il suo tono di voce sembra sincero e molto di più che costernato.

"Signorina Woods, non si preoccupi non c'è bisogno di scusarsi... spesso i check-up rendono nervosi. La sua reazione non mi ha per niente stupito. Se la può far stare meglio accetto le sue scuse. Piuttosto, io mi dovrei scusare, ma con il suo autista... non avrei dovuto cedere alla provocazione e lui ne ha fatto le spese... A proposito come sta?".

"Intanto grazie per la sua comprensione e cortesia... Lyncol sta bene ha solo l'orgoglio ferito ma niente di che... Se non sono troppo sfacciata mi chiedevo... accetterebbe di incontrarmi domani per un caffè? Sa, vorrei scusarmi anche di persona".

Le sue parole mi lasciano leggermente interdetta, non so cosa pensare, ne tanto meno cosa fare. I tempi sono stretti per organizzare qualsiasi cosa.

"Guardi se è per scusarsi non è assolutamente necessario: ho già accettato le sue scuse", le rispondo cercando di prendere tempo.

"La prego... insisto, mi faccia contenta...". Il suo tono sembra

quello di un bambino che chiede alla mamma il gelato, non certamente quello di un capo mafia.

"Ok, va bene, mi faccia solo controllare l'agenda... Dunque, vediamo... Sì, avrei un paio di ore libere dalle 14 in poi".

"Perfetto allora la passo a prendere all'ospedale verso quell'ora!", esclama con soddisfazione.

"Ok, l'aspetto. La saluto, a domani".

"A domani dottoressa".

Riaggancio ed immediatamente penso al da farsi.

In the Arms of the EnemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora