Capitolo 6

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[Lexa POV]

Il sole è sorto portando l'arrivo del nuovo giorno e con esso il mio incubo ad occhi aperti.

Ebbene sì, la mia vita è un eterno incubo che mi da tregua, a volte, solo mentre dormo... cosa che però non è successa stanotte. Infatti mi sono ritrovata a maledirmi, per l'ennesima volta, per aver rinnegato l'esperienza più bella della mia vita: il bacio con Clarke.

Non so cosa mi sia preso ieri sera... Ma chi voglio prendere in giro? lo so bene. Come al solito ho usato la testa e non il cuore. È quello che mi hanno insegnato, è quello che ci si aspetta da me. Io non sono una persona, sono un automa che deve interpretare un ruolo. È così da sempre.

Scuoto ripetutamente la testa per riprendere il controllo di me stessa.

Lyncol è già arrivato e Clarke sta finendo di fare le pratiche per dimettermi.

Stamattina abbiamo, si e no, scambiato un 'buongiorno'. Non posso certo biasimarla dopo il modo in cui mi sono comportata, dopo quello che le ho detto. Continuo a pensare che non sia una buona idea averla come medico personale, ma una parte di me ne ha un estremo bisogno... Egoisticamente vedo la sua presenza al mio fianco come una via di fuga... averla semplicemente vicina può lenire il mio dolore... o forse la mia è solo una speranza remota di poterla avere un giorno nella mia vita.

"Ehi, come ti senti, Lexa?", mi chiede Lyncol risvegliandomi dal turbinio dei miei pensieri.

"Bene Lyncol, sto bene", il mio tono non lo convince, forse perché ho gli occhi puntati sulla dottoressa e non lo degno di uno sguardo.

"Sicura?".

"Sì, tranquillo Lync".

"Anya è preoccupatissima, mi ha detto di dirti di chiamarla al più presto".

"Quando esco da qui, lo faccio subito", gli rispondo laconicamente.

Vedo Clarke salutare le infermiere e abbracciare con trasporto una donna più anziana che le assomiglia molto... forse sua madre...

Finiti i saluti e le pratiche, vedo la dottoressa dirigersi verso di noi e, quando i nostri sguardi s'incrociano, il suo sorriso scompare.

La maschera Commander fa sempre effetto, ci dovrò fare l'abitudine a vederla triste, seria e delusa!

"Ok, è tutto sistemato. Ho appena firmato gli incartamenti per dimetterti. È l'ultima cosa che ho fatto come dottoressa di questo ospedale", il suo tono è cortese ma glaciale.

"Ottimo, possiamo andare. Ti devo ufficialmente presentare la famiglia Woods", affermo apaticamente.

"Non ne vedo l'ora", replica fingendo entusiasmo.

Saliamo sulla limousine e partiamo. Direzione: villa Woods.

Il silenzio comincia davvero ad essere insopportabile così afferro il cellulare e chiamo Anya.

"Ehi, allora come ti senti?", mi chiede preoccupata.

"Anya, sto bene. Stiamo andando a casa. Tu sei in ufficio?".

"E dove vuoi che sia?!?", replica ironicamente.

"Scusa. Domanda stupida... Dovresti far preparare il contratto dall'ufficio legale per la dottoressa Griffin con le solite clausole di riservatezza ... So che è chiedere molto, ma la data di assunzione dovrebbe essere quella di ieri".

"Caspita, ti ha proprio fatto il lavaggio del cervello ...".

"Anya... ti prego non cominciare...", la riprendo seccata.

In the Arms of the EnemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora