Capitolo 23

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[Clarke POV]

È passata ormai una settimana dalla mia iniziazione e, fortunatamente, Titus sembra essersi messo il cuore in pace. Adesso sono a tutti gli effetti un agente operativo del clan Grounders. Essendo però anche la ragazza del Commander, ho diritto a qualche privilegio in più. Ad esempio, sono degna di fiducia ed è proprio per questo che domani avrò la possibilità di entrare nelle camere off-limits. Proprio così, quelle famose stanze a cui ho girato attorno per tutto questo tempo. Anya ha già provveduto a fare la procedura di identificazione, impronta digitale e codice identificativo. Ad essere onesta, tutta questa segretezza stuzzica la mia curiosità. Per la mia operazione sotto copertura è un bel passo avanti. Non sono ancora riuscita a fare rapporto ad Octavia. Lexa non mi lascia sola un momento ed io non riesco, o non voglio, inventarmi una scusa banale per allontanarmi da lei.

Sono quasi le otto di sera, sono seduta fuori dall'ufficio di Lexa a ridere e scherzare con Lyncol, mentre aspettiamo con pazienza di scortarla a casa. Sono distratta dall'arrivo di passi veloci verso la nostra direzione. Istintivamente mi giro, e vedo Anya che sta consultando un documento mentre si avvicina. La sua faccia non promette niente di buono.

E talmente assorta che quasi non si accorge di noi.

"Ehi Anya, tutto bene?", le chiedo.

"Ciao ragazzi... In realtà no... Abbiamo qualche problemino con i Quinn, e, mi dispiace, ma stasera faremo un po' tardi... Stavo giusto andando da Lexa".

"Nessun problema vero Lyncol?!".

"Assolutamente! E poi io mi sto divertendo un mondo: stiamo giocando ad obbligo o verità".

Anya scuote la testa, alzando gli occhi al cielo.

"Molto maturo da parte vostra... Comunque, visto che siete 'molto impegnati'... non è che uno di voi potrebbe fare un salto giù, alla tavola calda qui di fronte, per prendere qualcosa da mangiare? Mi sa che non sarà una cosa breve, e saltare la cena non mi sembra proprio una bella idea", esclama con un velo di sarcasmo.

"Posso andare io, così mi sgranchisco un po' le gambe", mi propongo, cogliendo la palla al balzo.

"Ottimo Clarke... non c'è bisogno che ti dica cosa prendere... Ormai conosci meglio tu i nostri gusti, di noi stesse!", esclama con un sorriso.

"Allora vado, a fra poco... Ciao".

Ci metto meno di dieci minuti a varcare la soglia del locale. Faccio le ordinazioni e, quando pago, il ragazzo alla cassa mi dice che ci vorranno circa 20 minuti, visto l'affollamento della serata. Lo ringrazio e mi metto a sedere ad un tavolo. Mi guardo un po' intorno e, coperta dal baccano della gente, ne approfitto per fare rapporto. Afferro il cellulare e chiamo Octavia.

"Ehi, ciao Boss! Sono più di cinque giorni che non ti fai sentire... Cominciavo a preoccuparmi. Come va? Tutto bene?".

"Ciao Octavia... scusa ma non riesco mai ad essere da sola per chiamarti...".

"Ah beh, hai ragione... la vita di coppia deve essere un vero inferno...", la sento ridere divertita.

"Octavia?! Non mi sembra il caso di fare queste battute...", la riprendo irritata.

"Ops... ehi bionda, ma come siamo suscettibili! Comunque non ti preoccupare... Wells ti è sempre incollato, ed è per questo che non ti ho sguinzagliato dietro il quartier generale... sapevo che stavi bene!".

"Io sto bene, è solo che ho poco tempo...", replico cercando di tagliare corto.

"Ok, basta con le chiacchiere. Che mi dici?".

In the Arms of the EnemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora