[Lexa POV]
Octavia mi ha appena avvisata che Clarke si è svegliata e mi vuole vedere. Mi sono allontanata solo pochi minuti, e, proprio in questo lasso di tempo, lei ha aperto gli occhi e non mi ha trovato al suo fianco... proprio com'è successo a me... ma lei aveva una buona ragione: era stata rapita da quel pazzo criminale di mio zio. Io invece no, dovevo solo sgranchirmi le gambe e prendere un caffè.
Rido quasi istericamente di me stessa. Sto per rivedere i suoi occhi dopo tutto quello che è successo e penso a queste fesserie?! Cosa le dirò? Come mi dovrò comportare? Sicuramente Octavia le avrà detto che so tutto... come avrà reagito a questa cosa? E come reagirà quando mi vedrà in piedi accanto a lei? E come reagirò io nel rivederla?
Sento la testa che mi esplode. Troppe domande e nessuna risposta.
Sono arrivata davanti alla sua porta e non so che fare.
Sospiro cercando il coraggio di varcare la soglia.
Con titubanza entro e la vedo con il volto rivolto verso la finestra persa in chissà quali pensieri. Forse è tormentata dai miei stessi dubbi? Non lo so.
Mi avvicino a lei in silenzio. È un attimo... probabilmente, avvertendo la presenza di qualcuno, si gira e i nostri sguardi si incontrano.
Nessuna delle due ha il coraggio di parlare.
Vedo in che condizioni l'ha ridotta mio zio e un moto di rabbia si scatena dentro di me... poi la vedo... quella lacrima che le riga la guancia... mi avvicino e la stringo in un abbraccio.
"Pensavo che non ti avrei mai più rivista...", mormora tra una lacrima e l'altra.
"Shhhh, va tutto bene Clarke. Sono qui adesso...", le dico cullandola e cercando di tranquillizzarla.
Mi stacco leggermente da lei per guardarla nuovamente negli occhi.
"Ora ti dovresti riposare...".
"Lexa... dobbiamo parlare...".
La interrompo sapendo già dove vuole arrivare.
"Il dottore ha detto che ti abbiamo trovata appena in tempo, solo dieci minuti più tardi e non ti avrei mai più tenuta tra le braccia... Lo capisci questo? Quindi, per favore, cerca di dormire... Parleremo quando ti sarai ripresa", replico cercando di farla desistere.
Le accarezzo dolcemente il viso e lei si accoccola sulla mia mano.
"Ti prego resta con me... fino a quando non mi addormento", sussurra chiudendo gli occhi.
Mi avvicino e le bacio la fronte.
"Tranquilla Clarke, non ho intenzione di andare da nessuna parte".
Mi siedo sulla sedia accanto al suo letto e le prendo la mano.
Hai ragione Clarke, io e te dobbiamo parlare, ma non adesso, ora devi solo pensare a guarire. Tutto il resto può aspettare.
///
[Clarke POV]
Oggi è il giorno in cui mi dimettono dall'ospedale. Finalmente: non ne posso proprio più di star rinchiusa qui dentro.
Ormai sono passati 10 giorni da quando mi ci hai portata, amore mio... nonostante tutto, mi sto riprendendo velocemente, anche se non come vorrei. Ho ancora qualche escoriazione sul viso ma niente di che.
In tutto questo tempo tu mi sei sempre stata accanto, ma non hai mai voluto parlare di quello che è successo. Abbiamo finto per tutti questi giorni che le cose fossero tornate alla normalità, ma non lo credo possibile. Non potrà mai tornare come prima. Hai cercato in tutti i modi di nasconderlo, ma sento che mi tieni a distanza, quasi tu stessi ergendo un muro per difenderti da me. Dopo tutto quello che ti ho fatto, non posso certo biasimarti, ne tanto meno darti la colpa di questo tuo comportamento, ma io non ce la faccio più, ho bisogno di parlarti e forse ne hai bisogno anche tu.
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In the Arms of the Enemy
FanfictionLa storia è ambientata nel 2028 in una New York futura ma non tanto diversa da quella attuale. Lexa Woods è il CEO dell'azienda più prestigiosa di New York, la Woods Corporate, ma questa è solo una facciata... infatti, in realtà, è il Commander de...