Capitolo 10

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[Clarke POV]

Sono già passati più di due mesi da quella notte e non faccio altro che pensarci. Cerco di rimanere concentrata sulla missione ma è difficilissimo, soprattutto per l'atteggiamento di Lexa che continua a girarmi intorno. È sempre più gentile, e non sembra aver recepito molto bene il mio rifiuto. Diventa sempre più difficile rimanere fredda e distaccata di fronte alle sue attenzioni.

In queste settimane, fortunatamente, non ho dovuto interagire molto con lei; mi hanno chiamato solo un paio di volte per assistere alcune guardie che si erano ferite facendo la loro ronda... e così sono riuscita a dedicarmi anima e corpo all'operazione. Ho passato al setaccio la mia abitazione sorprendendomi di non trovare impianti di videosorveglianza o ricetrasmittenti. Ho familiarizzato di più con la tenuta sia esternamente che internamente e questo mi ha permesso di avvicinarmi di più alle zone proibite. Ho memorizzato i turni di guardia e le posizioni delle telecamere di sicurezza.

Ed appena ne avrò l'occasione, proverò ad escogitare un piano per entrare in quelle stanze e scoprire che segreti contengono. Nonostante abbia fatto tutti i compiti a casa, non sono molto ottimista. Il sistema di sicurezza è molto solido e sarà molto difficile per me violarlo senza far saltare la copertura.

In ogni missione che si rispetti c'è sempre il piano B... il mio è veramente terribile... sarebbe quello di cedere alle attenzioni di Lexa ed usare lei per i miei scopi...

Ma come potrei mai fare una cosa del genere dopo tutto quello che è successo tra noi? Ma è proprio per il nostro rapporto che avrei ancora più chance di farcela. È una vera e proprio pugnalata al cuore, è vero, ma io sono un agente dell'FBI e questo è il mio mestiere.

No, il mio lavoro non è prendere per il culo la gente... Ah no? E che diavolo hai fatto fino a questo momento?

La testa comincia ad esplodermi. I conflitti interni mi logorano. Scuoto la testa per cercare di mandare via ogni pensiero. Sospiro freneticamente, l'aria mi è insufficiente.

Dopo un po' riesco a fare chiarezza. Prima trovo le prove per smantellare questa organizzazione e prima posso tornare alla mia vita e non essere più costretta a vedere quegli occhi che mi fanno letteralmente impazzire.

In questi mesi sono riuscita ogni giorno a fare rapporto ad Octavia. Lei mi ha detto che Raven ha ricevuto una soffiata dalla sua fonte anonima: tra un paio di giorni è prevista una grossa spedizione di armi per la Germania. Ovviamente questa è un'occasione che non posso farmi sfuggire, dovrò tenere occhi ed orecchie aperti.

I pensieri cominciano a farmi esplodere la testa, così decido di uscire per prendere una boccata d'aria fresca e mi ritrovo a passeggiare nell'immenso giardino della tenuta.

Sono talmente assorta che a fatica mi accorgo che una voce mi sta chiamando... mi giro e vedo Anya.

Le vado incontro e mi giustifico per la mia poca reattività.

"Scusami... ero sovrappensiero...".

"Non scusarti Clarke, capisco benissimo la situazione...", replica con comprensione.

Non riesco a capire il suo modo di fare ... forse Lexa le ha detto cosa è successo tra noi... questo spiegherebbe il suo comportamento. Non pensavo che fossero così unite.

"A cosa ti riferisci Anya?", le domando sondando il campo.

"Clarke, non sono mica cieca! Ho visto come vi guardate e, anche se non me ne avesse parlato, non ci vorrebbe un genio per capire cosa sta succedendo tra di voi".

"Beh, allora io non sono un genio perché non ne ho la più pallida idea", affermo abbassando lo sguardo.

"Certo che siete una più cocciuta dell'altra! Ma che cosa devo fare? I disegnini?!?".

In the Arms of the EnemyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora