«Tate?»
Non potevi creder possibile ciò che stavi facendo, ma, ormai, lo stavi facendo. La cantina era fredda e umida, era sempre stata così, non ti piaceva molto quel posto, ma sapevi che, se volevi cercare lui, lo dovevi cercare lì, o, almeno, se quest'ultimo aveva intenzione di mostrarsi. Era ormai più di un quarto d'ora che ripetevi il suo nome, che lo cercavi a destra e sinistra per quel luogo oscuro, ma lui nulla, sembrava stesse giocando a nascondino, ti dava sui nervi quando faceva l'infantile.
«Tate, devo parlarti, so che sei qui..»
Invano, cerchi totalmente invano, e ti convinci presto del fatto che ti odiasse veramente tanto per neanche mostrarsi, dunque, giri i tacchi, cosa fare sennò? Ma fortunatamente conoscevi la logica del biondo, e appena salito il primo gradino, ecco che le tue presunzioni divengono reali: dietro di te, che ti tiene un polso, la presenza del ragazzo, troppo ancora innamorato per farsi sfuggire una situazione tale. Ti volti, come intimorita di poter ancora annegare in quei due occhi così scuri e così profondi, ma che ti trasmettevano sicurezza, e sorridi, mentre con tua sorpresa lui lascia il polso, ed un silenzio è calato anche nel tuo animo. Non parla, non intende farlo, ti osserva e basta, ma questo ti è sufficiente: ti sta urlando, piangendo contro, ti sta abbracciando e ti sta stringendo, ti sussurra parole dolci, protettive, il tutto, soffocato da una maschera indifferente, totalmente.
«Hai un minuto..?»
«Devi parlarmi, bene, parla.»
A disagio, forse la prima volta che ti sentisti a disagio con lui, ma cercasti di non farlo vedere, gli facesti cenno allora di sedersi affianco te sul gradino della rampa di scale, accennando ad un sorriso impacciato che rimase lì, sulle tue labbra, fino a quando non iniziasti il tuo discorso, se discorso si poteva chiamar.
«Son passati mesi, forse anni da quando ti ho detto addio, Tate, ma tu continui ad apparir, in sogno, le poche volte che dormo, che mi osservi, sta diventando impossibile vivere così, vivere, poi, ho smesso di vivere dal momento in cui venni a scoprire di ciò che avevi fatto..»
Si, forse stavi divagando, Tate era visibilmente turbato da quel discorso, infatti abbassò lo sguardo, ma, forza Violet, devi dire le cose come stanno.
«..io, non so come dirlo..tu..Tate..mi manchi. Esatto, mi manchi, non pensavo potessi essere così importante per me, il fatto è che, ho bisogno di te, perché..perché? Perché ti amo e non ho mai smesso di farlo. Capisci, Tate? Ho sofferto, ma era la cosa più giusta da fare, ed ora che i ricordi mi stanno uccidendo, me ne sono resa conto: mi manchi.»
Ah, al diavolo, eri arrivata a formulare un discorso (non) sensato senza che te ne rendessi conto, non avevi più controllo della tua mente, dicevi quello che pensavi, spontaneamente, e un secondo, che una o due lacrime amare scivolarono lungo le guance, arrivando a inumidirti le labbra, ma ciò che ti fece rimaner più sconcertata, fu la reazione di Tate. Stava..singhiozzando? Certo, ora aspettavi che fosse lui a dir qualcosa.
«Tate..»
Ma lui non era molto bravo con le parole, come non lo eri tu: ti precedette, quindi, ti si lanciò tra le braccia in un disperato tentativo di esser abbracciato e abbracciarti, stringendosi a te, e stringendoti a sua volta, a sé.
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Tainted Love || Tate And Violet
Fanfiction[...] Per un momento lui parve incupirsi, sorvolare i ricordi con rammarico e rabbia, quando colta alla sprovvista ti ritrovasti bloccata al muro col polso stretto dalla morsa del biondo, e solo un impercettibile sussulto ti lambì le labbra: non hai...