Capitolo 35

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|Violet|

«Tate?»

Il ragazzo mugugnò in modo impercettibile, aveva il viso nascosto tra il cuscino, quindi risultò più un ringhio ovattato che una specie di risposta. Beh, vi eravate fatti trasportare, non te ne vergognavi, oramai con lui non avevi timore di nulla: eravate rimasti dunque, entrambi coperti solo dall'intimo, sotto le calde coperte: e nonostante fossi leggermente stanca, volevi assolutamente passare al meglio del tempo con Tate.

«Mi annoio..»

«Mhh..»

Ti tirò a sé, voltandosi subito col corpo, attirandoti dai fianchi, così che ti ritrovasti col petto attaccato al suo, era caldo, al tocco, non come le tue mani, fredde, che sfiorando i pettorali del ragazzo, lo fecero gemere leggermente per la pelle d'oca. Teneva gli occhi socchiusi, infine ti diede un dolce bacio sulle labbra, prima di parlare con voce tremendamente bassa e roca: impazzivi quando faceva così.

«E sentiamo, principessa, cosa vuoi fare?»

«Non so, pensavo..che era da un po' che non fumavo una buona sigaretta.»

Effettivamente: circa un paio di settimane, giusto da quando era entrata nella casa quella misteriosa ragazza, sparita in modo altrettando "misterioso", ma che in realtà era solo vigliacca. Tate sorrise, alzandosi a sedere, non ti saresti mai abituata alla vista del suo petto nudo, anzi, a dirla tutta, non ti saresti mai abituata alla presenza di lui al tuo fianco.

«Si, hai ragione, devi in qualche altro modo cacciare via lo stress accumulato in questi giorni.»

Si levò dal letto, lasciando una parte di me dimezzata, con una voglia assurda di sentire ancora quel lieve tepore che il suo corpo divino emanava, portando la tua pelle ad ansimare dal piacere di quella presenza. Lo seguisti, vestendoti anche tu, semplicemente, tanto dei passanti fuori dal cancello, nessuno vi avrebbe visto, se ovviamente non lo volevate voi.

«Quand'è che hai iniziato a fumare?»

«Lo sai, si inizia sempre quando si ha all'incirca quindici, sedici anni, per obbligo o per curiosità, poi non si smette più. Lo feci per la scuola, era un ansia continua, sapevo sfogarmi solo sentendo il fumo inondarmi i polmoni, insomma, mi piace fumare, è rilassante. Tu, invece? Perché hai iniziato?»

«Iniziai perché mio padre mi lasciò solo con la mamma. Avevo dieci anni, iniziò da lì una serie di scherzi fricchettoni, scappavo di casa, tornavo notte tardi, mi chiudevo sempre in camera mia: ma a fumare iniziai a sedici anni, mia nonna mi insegnò. Disse che prima o poi avrei iniziato da solo, mi ha spiegato ad ispirare il fumo e a buttarlo dentro, poi a ricacciarlo fuori, era lei che mi procurava i pacchetti, poi, anche io, non sono più riuscito a smettere.»

Sorridesti lievemente, portando alle labbra la cicca appena accesa, il biondo ti imitò, dopo aver ricambiato un sorriso alquanto malinconico: da come ne parlava con lo sguardo, voleva davvero bene a sua nonna.

«È strano pensare che i nostri polmoni reggeranno per sempre tutto questo. Ma è affascinante, insomma, ora non potranno più scassarci la minchia con le solite frasi del tipo "il fumo uccide".»

Doveva esser davvero buffo quello che dicesti, perché ciò scaturì una forte risata da parte di lui. In effetti, a rifletterci meglio, si, era decisamente buffo: considerarlo umorismo nero non era niente. Ti mettesti a ridere anche tu, quindi, lasciando uscire il fumo bianco dalla tua bocca, che salendo alto nel cielo sparì nel vento.








Tainted Love || Tate And VioletDove le storie prendono vita. Scoprilo ora