Capitolo 29

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|Violet|

"È strano dirlo ma delle volte del tabacco e una lametta possono essere il tuo piccolo sfogo."

Uno, due, tre, quattro tagli: eri tornata a ferirti per il gusto di essere salvata, perché solo quello ti importava. Non eri palesemente coscente delle tue azioni, la lametta premeva sulla pelle in un modo così vorace, come mai aveva fatto, e per una volta, provasti il dolore personalmente, le altre volte solo un leggero pizzicore, alleviato dai pensieri alquanto deprimenti che ti circondavano la mente, ma ora a provocarti brividi e gemiti infastiditi era proprio il fatto che, beh, non stavi pensando a nulla. Istintivamente, la pelle si apriva come seta sotto il tocco affilato dell'arma della tua solidarietà, della tua stanchezza e, purtroppo, della tua sconfitta. Mentre le lacrime calde scendevano a fiotti lungo le guance, ti ritrovasti a morderti ulteriormente il labbro inferiore che aveva preso a bruciarti, data l'amarezza del pianto che ti bagnava, appunto, i piccoli graffi che riportavi sulle screpolate e pallide labbra, anche la vista dunque inizò ad offuscarsi, ma non aveva importanza, volevi solamente consumare fino all'ultima goccia il sangue che scorreva sul lavandino, i singhiozzi che ti lambivano il viso, volevi solamemte rimaner prosciugata da tutto ciò, e poi, meccanicamente, una frase ti balenò in testa:

Stai sbagliando, se vuoi ucciderti taglia in verticale, non si richiuderà più.

E, dannati siano i ricordi, era proprio con quella frase che videsti per la prima volta in faccia il tuo incubo più bello, lui che aveva passato tutto quello che avevi provato e inciso sui polsi, lui che era così simile ma diverso da te, lui che era riuscito a farti innamorare in poco tempo, lui che ti aveva fatto ricredere del fatto che, probabilmente non sapevi neanche cosa fosse l'amore: lui che ora, mentre tentavi di ucciderti una seconda volta, era fuori dalla porta del bagno urlandoti di esser importante, di non meritare tutto ciò, di lasciare che ancora una volta le sue braccia potessero cullare un corpo debole come il tuo: ma non lo ascoltasti, e come dopo che la leonessa aveva aspettato abbastanza nascosta tra i cespugli, saltava fuori e con un grande balzo prendeva direttamente tra le fauci il povero cucciolo di gazzella, così fu, una dolce attesa che porta alla gloria finale, dunque, con la stessa convintezza che avevi nel mettere fine a tutto quello, tracciasti un lungo taglio verticale, parallelo alla vena proncipale, e oseresti dire che potesti sentire il cuore vibrare, stavolta il sangue gocciolava in maggior quantità, e, no, non saresti morta, ma quel taglio sarebbe rimasto permanentemente come un momento cupo e avido da affrontare, una lunga cicatrice sul braccio, bello, eh? Ma non era, non fu abbastanza per te, e non ci volle molto che la lama, stavolta, si ritrovasse a premere lungo e orizzontalmente il collo: i desideri più conservati eran usciti fuori, ti ritrovasti a boccheggiare, ancora, ancora e ancora, fino a quando, prima di esser avvolta dalle braccia dell'oscurità, non notasti Tate aprir a forza, di spinte probabilmente, la porta, poi, tutto nullo.






Tainted Love || Tate And VioletDove le storie prendono vita. Scoprilo ora