Capitolo 38

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|Tate|

Disgusto e confusione si scagliavano tra di loro dentro di me, causandomi un forte senso di nausea che pian piano salì dalla bocca sello stomaco: immobile osservavo scena rivoltante che mai avrei voluto vedere e percepire così forte--senza la forza di far nulla, labbra estranee che sfioravano la pelle della mia fanciulla, che, bloccata dal quell'animale non poteva, come me, agire. Mugugni soffocati da parte di lei, lui che però se ne infischiava, magari, le stava pure facendo male stringendola così dai polsi--che poi, dove sarebbe potuta scappar, era ignoto. Eppure quando ella chiuse gli occhi, capii di dover tentare: facendo così uscire la rabbia interiore. Velocemente presi una gran ciocca di scuri capelli tra la mano che, tirando, ridusse il ragazzo in una posizione disumana, piegato indietro, la schiena minacciava di potersi spezzar da un momento all'altro: la sua espressione si contorse in un gemito di dolore, e costretto a portar tutta la sua attenzione su di me, mi afferrò il braccio con entrambe le mani, lasciando così libera Violet che, però, sbilanciatasi cadde a terra silenziosa--silenzio che successivamente venne spezzato dal mio grugnito di disapprovazione quando sentii le unghie del verme insinuarsi dentro la mia pelle. Ma non mollai, accecato dall'agitazione, così con poca chalance lo spinsi verso la botola che portava al secondo piano, essendo noi ancora in soffitta: lui, dopo il seppur piccolo ma spaventoso volo, rimase inerme ai piedi delle scale di legno, la casa tremò dato quell'assordante caduta--sangue fresco iniziò a macchiare il vecchio pavimento freddo. Scesi le piccole e instabili scalette, ripresi la mia intenzione, e tirandolo nuovamente dalle ciocche scompigliate, lo trascinai letteralmente verso il piano Terra, infine in giardino. Violet, apparsa sulla soglia della porta, osservava con un leggero e sanguinante taglio sul labbro: non avrebbe impedito nulla, stavolta. Dunque, con la via spianata, iniziai a fare ciò che avrei dovuto compiere tempo prima. Sangue scuro, caldo, denso, usciva lento dalla bocca del malcapitato che tossendo cercava di rimettere in sesto la respirazione--i polmoni contorti, schiacciati assieme al cuore dai miei calci avvelenati, e quando non si ha un'arma precisa, la miglior scelta son le proprie mani. Un minuto, però, prima di lasciarmi sfuggire l'anima desolata della oramai carcassa deformata: mi chinai, gli occhi della Morte fissi in quelli del vivo, ancora poco e sarebbe divenuto lo spirito novellino dell'abitazione, ma io, con un ghigno, feci azzerare la sua magari speranza. Scuotendo il capo in modo altalenante, presi di peso il corpo, depositandolo, anzi, lasciandolo cadere oltre i cancelli della grande villa.

«Salutami il Diavolo, Jeffrey.»


[ Angolino autrice.

Ehi ehi!

Volevo solo avvisarvi del fatto che questo è l'ultimo capitolo, pubblicherò subito dopo l'Epilogo.

Byee! ]

Tainted Love || Tate And VioletDove le storie prendono vita. Scoprilo ora