Capitolo 16

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«Dove..dove cazzo sono..»

Dopo all'incirca un quarto d'ora, il corpo della malcapitata si trovava steso a letto tra le candide coperte, Tate era riuscito, senza sforzi, a caricarsi il peso in spalla e a portarlo su per le scale. Tu osservavi disgustata la giovane: lunghi capelli color biondo cenere, lineamenti delicati che, a quanto pare, nascondevano un carattere per niente accettabile, si era svegliata da poco, stava almeno dormendo da mezza giornata dal suo importunio.

«Ti rivolgi così a coloro che ti hanno salvato dalle grinfie della casa?»

Eppure eri divertita, posta perpendicolare al letto e a braccia incrociate, alzasti un sopracciglio con un piccolo sorriso sghembo e annoiato.

«Ti ricordi qualcosa prima dello svenimento?»

Tate, seduto sulla sedia accanto al materasso, si rigirava le mani nelle mani, si stuzzicava le dita, le mangiucchiava, era palesemente nervoso, ma da cosa, ancora ignoto.

«No..c'era un..un..mostro, dalle dimensioni piccole ma dall'insanità mentale enorme..non era umano, decisamente..e poi..S-Spike..mio fratello..dov'è, mio fratello dov'è?»

Tu e il biondo vi lanciaste degli sguardi confusi, poi presi parola, lasciando concludere al ragazzo.

«Non c'era nessuno, oltre te..»

«Si, probabilmente è riuscito a salvarsi e strusciarsi fuori dai cancelli.»

Lo diste così, senza nessun timore, come se tutto quello fosse normale: ma in quell'abitazione nulla era normale.

«Io..sono morta?»

«No, dolcezza, per fortuna no. Ti teniamo qua solo per farti rimetter, non vogliamo che, insomma, un imprevisto dalle mani e le gambe cucite provi di nuovo a mangiarti, stavolta tutto il braccio. Ah, e sia chiaro, non ti consiglio di parlar con qualcuno di ciò che hai visto, non esiterebbero a mandarti in un ospedale psichiatrico.»

La ragaza a letto portò istintivamente lo sguardo sul braccio insensibile: Tate era stato così premuroso da disinfettare il morso e fasciarlo, sotto tua domanda, dopodiché, la fanciulla non presentava nient'altro di grave, se non qualche livido sui gomiti e sulle ginocchia. Nonostante stesse male moralmente, sembrava afferrare ciò che avevi da dire.

«Appena mi lascerete non metterò più piede in questa casa, lo giuro..ma, voi, siete morti?»

Ah, si, come se fosse giornaliero chieder una cosa di questo calibro.

«Si, morti defunti, non ci vedi? Tu trabocchi vitalità da ogni parte, per questo gli altri spiriti vogliono lasciarti morire: noi semplicemente non ti vogliamo tra i piedi e ti lasciamo andare sana e salva, come si fa ad un uccellino dall'ala rotta, capito? Quindi vedi di collaborare, oppure in questo letto ti soffochiamo.»

Fine e rude come sempre il biondo, ciò che non ti piacque furono gli occhi azzurri della ferita fermarsi in modo insistente sui tratti del viso di colui che stava parlando: sembrava volessse mangiarlo con lo sguardo.

«Noi ci prenderemo cura di te, almeno ché tu rispetti poche regole.
La prima: non scendere mai in cantina, e non salire in soffitta, se ci tieni davvero al tuo curicino ancora pulsante.
La seconda, per ogni minima cosa, anche per l'usanza del bagno, chiedi a noi..a me

Accentuasti, non si sapeva mai, un ulteriore sguardo malizioso di quella spttospecie di viva verso Tate e l'avresti buttata fuori dalla casa a calci.

«E terza regola, nel caso capitasse di assentarci un momento, cosa che dubito succederà dato che siamo rinchiusi qui, quando sei sola e gli spiriti maligni ti si presentano davanti, se hai paura, devi solo cacciarli via, con decisione, va bene?»

La bionda annuì con fare confuso e disperso, sprofondando nel morbido materasso, mentre il giovane accanto a lei mise, come si suol dire, la ciliegina sulla torta.

«Infondo, si deve aver paura più dei vivi che dei morti.»

Tainted Love || Tate And VioletDove le storie prendono vita. Scoprilo ora