Fuori, il vento urlava contro tutti, libero di esser ascoltato, il suo canto malinconico e rabbioso faceva venir i brividi, come quando sei solo, in pace con te stesso, in un immensa valle coperta dalla neve, in maglietta a maniche corte, così che il gelo portasse alla tua mente i ricordi alquanto freddi, lasciando che si rompessero sotto il delicato tocco di una foglia secca che cade, posandosi sul terreno e venendo seppellita dagli strati di bianco candido.
«Jeffrey, devo dirti una cosa importante..»
Era passata una settimana e forse più dall'ultimo incontro con Tate, di lì a poi, non si era fatto più né vedere, né sentire: stava progettando il piano accuratamente, di sicuro. Come al solito, ti trovavi nella stanza del moro, andavi da lui ogni pomeriggio, e quel pomeriggio, era giunto il momento di rivelare tutto. Certo, non saresti arrivata subito al sodo, dire dinnanzi ad un vivo di esser morti non è da tutti i giorni, affatto: ma sapevi che, quel giorno, dovevi agire, così come Tate, che, approfittando del fatto di aver Jeffrey a dargli le spalle, apparse sull'uscio della porta, con la tuta di lattice addosso, solo il viso scoperto. Parlò a gesti, ma tu riuscisti a capirlo, poi, di nuovo il nulla.
«Non è sicura questa casa.»
«Ohh ma che dici Violet, sai che non crediamo a queste cose..-»
«Questa casa apparteneva ad un Dottore, si occupava di far abortire le povere ragazze che eran capitate in situazioni sconce, all'oscuro dei loro compagni, mentre sua moglie, Nora, aveva appena partorito uno splendido bambino: i ragazzi delle fanciulle che avevan fatto visita al Medico si vendicarono, rapendo il figlio di quest'ultimo, poi restituito a pezzi, letteralmente. Nora, distrutta dal dolore, scese in cantina, prima laboratorio di suo marito, notando con orrore ciò che stava facendo al loro bambino: aveva ricucito tutti i pezzi martoriati del neonato, dando vita ad un mostro. Successivamente Nora uccise marito e figlio, sparandosi in fine. Se scendi in cantina riesci ancora a sentire il pianto del piccolo.»
Palese, stavi cercando di spaventarlo attraverso gli omicidi avvenuti in quella casa, eppure, un secondo, potesti leggere la paura negli occhi del moro.
«Non credo a queste cazzate, lo sai.»
«Poco tempo fa, in questa casa viveva la famiglia Langdon.»
Il tuo sguardo si spostò in modo impercettibile, cercando, forse, il protgonista del tuo racconto, che in quel momento stava mettendo in atto il piano, e il leggero sorriso che ti comparve sulle labbra parve scuotere il ragazzo, che ascoltava interessato.
«Il figlio più grande della donna di casa si chiamava Tate, era affetto da psicopatia, probabilmente. Era un bel ragazzo, ricci biondi, occhi neri, e fisico nella norma.»
Cercasti, nello sguardo di Jeffrey, un briciolo di indizio, e, eccolo lì: Tate era apparso anche a lui, senza ombra di dubbio, si leggeva lontano un miglio che conosceva, di vista, il ragazzo descritto, fatto sta che il tuo sorrisetto divenne più accentuato.
«Un bel ragazzo, già, eppure uccise cinque studenti, proprio nella Westfield High School: morì in questa stanza, sparato dai poliziotti.»
Un rumore improvviso fece sussultare il moro, stava letteralmente sudando freddo.
«Molto divertente, Violet. Smettila con queste minchiate, non mi spaventano..»
«Un anno fa, questa casa venne abitata da un'altra famiglia, la famiglia Harmon, composta da l'uomo di famiglia, psichiatra, donna, casalinga, e figlia, adolescente. Questa stanza apparteneva a lei, ecco perché l'aria sa di vaniglia, ella amava quel profumo.»
Sbadatamente, ti alzasti, inziando a girovagare per la camera, sfiorando i mobili e le pareti, notando il ragazzo annusar l'aria: tu, eri l'unica ad odorar di vaniglia.
«Morì in questa casa, suicida, ingerite pasticche: non dormiva da giorni, gli spiriti della casa apparivano in continuazione nella sua visuale, stava diventando pazza.»
Del silenzio fastidioso seguì la tua frase, quando alzasti lo sguardo e sussurrasti.
«Sai come si chiamava questa ragazza? Violet. Violet Harmon.»
Ed ecco un nuovo segnale: un urlo proveniente dal piano di sotto fece saltare dal letto il ragazzo, ma quando cercò la fonte della sua paura, non la trovò, con grande sfortuna, o fortuna. Eri sparira, comparsa al piano di sotto per osservar ciò che Tate aveva progettato per quelle settimane di mancanza: ciò che ti si presentò davanti ti fece cambiar conto su di lui.
«Tate, quando vuoi compiere un lavoro per bene, sai lasciar veramente senza parole.»
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Tainted Love || Tate And Violet
Fanfiction[...] Per un momento lui parve incupirsi, sorvolare i ricordi con rammarico e rabbia, quando colta alla sprovvista ti ritrovasti bloccata al muro col polso stretto dalla morsa del biondo, e solo un impercettibile sussulto ti lambì le labbra: non hai...