Capitolo 12

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Dopo aver camminato per un po' lungo la via principale, aver visto i monumenti della splendida Siviglia illuminata di notte e aver assaggiato quello che a detta di Sergio era "il miglior gelato della Spagna e del mondo", i due erano finiti a passeggiare lungo i giardini della Giralda.

Era incantevole il panorama che si vedeva dalla loro posizione, le stelle, la luna non contaminata dallo smog come a Madrid e poi quei prati verdi e la vista che si perdeva lungo le case dei quartieri di Siviglia.

"Guarda, lì infondo c'è casa mia." disse Sergio indicandola.

Penélope mise a fuoco e sorrise. Era la notte più bella e incredibile che potesse pensare di vivere – e la stava vivendo con lui, con Sergio Ramos, con quel ragazzo che sembrava essere lontano anni luce da lei e che invece era più vicino che mai.

Era riuscita a dimenticarsi di tutto, dei problemi, delle paure, delle ansie, di tutto. Era lì, con lui, in quella notte che avrebbe voluto non finisse mai.

Si sedettero sull'erba fresca, su una collinetta rialzata dalla quale si poteva vedere tutta la città.

"Che te ne pare di Siviglia allora?"

"Questo giro notturno è stato fantastico. Dev'essere una città favolosa."

"Sì lo è, la mia terra, casa mia...sai avevo intenzione di portarti qui un giorno.."

"Beh, eccomi qui." sorrise Penélope scrollando le spalle. "E come mai, se posso chiedertelo, volevi che proprio io venissi qui?" gli domandò.

Sergio prese fiato. Non avrebbe mai pensato di fare una cosa del genere, di dover dire quelle cose a una come Penélope ma quel momento era arrivato, sentiva che era l'attimo giusto e che doveva coglierlo perché quel treno sarebbe passato una volta sola.

"Tu sei speciale. Proprio come la mia terra." annuì.

Penélope iniziò a sentire il cuore esploderle nel petto, un'agitazione diversa da quelle che le dava Iker, delle sensazioni totalmente differenti ma altrettanto intense.

Sorrise, continuando ad ascoltarlo. "Tu sei come lei sai perché? Perché ogni volta che vengo qui torno alle mie origini, a ciò che sono realmente, un ragazzo normale con un sogno nel cassetto che si è realizzato. Il calcio è nel sangue, la mia vita è irrimediabilmente legata al calcio e io sono felice di questo. E tu sei proprio come Siviglia, tu riesci a riportarmi nella vita normale, quella da cui vengo e che non dimentico mai. Io posso sembrare un calciatore arrogante e montato pieno di donne macchine e lusso ma alla fine sono sempre Sergio di Camas con un sogno e..non so come tu ci riesca ma..rendi tutta questa realtà ancora più bella, più reale."

Penélope sentì gli occhi inumidirsi. Mai nessuno, mai nessun ragazzo le aveva detto qualcosa del genere. Era straordinario e impensabile, sembrava stesse vivendo un sogno e temeva che qualcuno la potesse svegliare da un momento all'altro. Invece no, era reale. Sergio era reale, lei era reale, la notte di Siviglia lo era.

"Che stai cercando di dirmi Sergio?" domandò a bassa voce, emozionata.

Sergio sorrise. "Penso di..sentire qualcosa di più che un sentimento di amicizia nei tuoi confronti."

Penélope sgranò gli occhi e arrossì imbarazzata. "Pensi o lo sai?"

"Lo so. Lo so da quando ti ho quasi stirato con la macchina e forse anche da prima di conoscerti. So che suona banale ma..è quello che sento. Non mi capita spesso di vivere emozioni così forti anzi, non mi capita mai con una donna. Ma tu...sei diversa. Semplicemente."

Penélope non volle sentire altro. Quella sera perfetta così com'era.

Si avvicinò, si strinse a lui e lo baciò.

Trudly, Madly, Deeply || Ramos, CasillasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora