Capitolo 17

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L'incontro con il Barcellona era alle porte. Anticipato di una settimana rispetto al solito appuntamento di Dicembre, il Real Madrid si preparava ad un'altra emozionante sfida di Liga contro i signori incontrastati del calcio spagnolo.

A Valdebebas la tensione si tagliava con il coltello: Mourinho era sempre più nero, la stampa faceva pressione come al solito, la squadra era sotto torchio e gli allenamenti erano micidiali.

Lui e Karanka avevano ampliato gli orari, avevano aggiunto sessioni, bisognava dare il massimo per quella partita.

Quando arrivò alla fine del campo dopo l'ennesimo giro di corsa, Iker si appoggiò al bordo di delimitazione sentendo i polmoni scoppiare.

Era abituato ad avere il cuore che partiva a mille nel petto, era allenato, non sentiva quasi la fatica però quel giorno sembrava essere tornato "sulla terra", come un comune mortale affaticato e stanco.

"CASILLAS!!" tuonò Mourinho vedendolo fermo.

Iker alzò un braccio segno che aveva bisogno di due minuti di recupero. Poco dopo, sparato come un razzo, arrivarono Sergio e Cristiano, anche loro di corsa.

"La squadra è a pezzi" disse Sergio con l'ultimo filo di voce che gli rimaneva.

"Io sto per morire" disse Cristiano prima di svenire a terra sul prato a respirare. Una macchina come lui, degna del suo soprannome, non riusciva a reggere più dopo la dura settimana di allenamento – strano ma vero.

"Ragazzi non possiamo fermarci" disse Xabi, distrutto.

"Stiamo morendo, il mister non può fare ste cose a due giorni dal ritiro!" protestò Cristiano rotolandosi moribondo.

"Tirati su Cris" disse Iker guardandolo. "Prima che il mister ti veda"

"Giuro che non sento più le gambe!" disse ancora senza riuscire a respirare bene.

Sergio lo prese per le spalle tirandolo su e facendolo appoggiare alla ringhiera lì vicino.

"Così va meglio?" domandò il difensore esausto.

"STIAMO QUI A BERE IL TE' O ANDIAMO A CORRERE!?" disse di nuovo la voce del mister arrivata da lontano.

"Stiamo morendo Mister, un momento di pausa la prego" supplicò Xabi.

Mourinho si voltò a guardare il resto della squadra. Approfittando di lui, girato a parlare con quel gruppetto, i ragazzi si stavano rotolando tra gli irrigatori, come se fossero stati colpiti da un'epidemia di peste. Si lamentavano doloranti e Mourinho capì che non era il caso di spremerli come limoni prima dell'inizio del ritiro.

"Se domenica vi fate battere come l'altra volta giuro che rotolerete per un buon motivo sul campo, perché vi prenderò a legnate incandescenti sulla testa." disse serio.

I ragazzi si guardarono, preoccupati. Poi però il mister allargò un sorriso. "Ma per il momento ottimo lavoro. Su, alle docce!!" esclamò indicando la porta.

I ragazzi, come se fosse arrivato il miracolo atteso, usarono le ultime forze per raggiungere gli spogliatoi e finalmente andare a casa.

"Sei sicuro di stare bene?" domandò Sergio uscendo dalla doccia e affiancandosi a Iker che preparava la borsa.

"Certo, perché?"

"Sei...silenzioso. Da dopo la festa."

"Oh no, figurati. Sono solo concentrato, sai cosa ci aspetta."

"Già. Bel casino con quelli, ci schiacceranno."

"Non è vero Sergio" lo rimproverò da bravo capitano "Non bisogna pensare così, bisogna cercare di batterli, come sempre."

Trudly, Madly, Deeply || Ramos, CasillasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora