Capitolo 25

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"Ero venuta a prendere le mie cose...ho parlato con Iker e mi ha detto che potevo venire la mattina visto che c'era Miriam." spiegò Sara imbarazzata. Sembrava che si aspettasse di tutto tranne essere travolta dalla vista di Penélope dopo tanto tempo.

Penny dal canto suo immaginava l'incontro con Sara molto più drammatico di quello che in realtà era stato: era come se lei non fosse la donna che le aveva portato via il marito sull'altare. Come se fossero due estranee che non si erano mai viste prima d'ora.

"Sì, ho sentito il tuo messaggio in segreteria stamattina."

Sara rimase un momento in silenzio. "...Ah..tu eri qui.." balbettò come se parlasse a se stessa.

Penny si mise le mani nelle tasche posteriori dei jeans e inspirò.

"..Vuoi una..mano?" domandò. Quella era una domanda azzardata, come poteva infondo chiedere a Sara che voleva una mano a traslocare da quella che era stata la sua casa per più di un anno? Tuttavia era l'unica cosa che poteva fare invece di stare lì immobile a guardarla.

"No, io..ho finito." prese l'ultimo scatolone tra le braccia e lo sollevò.

Fu in quel momento che Sara, più vicina a Penélope, notò qualcosa in lei e si fermò. Lo scatolone cadde ai suoi piedi con un tonfo e Penny si accorse verso che direzione stesse guardando la giornalista.

Penélope aveva i lunghi capelli castani in una coda laterale che scopriva l'orecchio sinistro. Sotto a questo, il suo tatuaggio, l'unico che aveva e che vantava una settimana di vita. Lo aveva fatto a Londra, perchè il disegno visto nella vetrina del negozio in centro l'aveva colpita da subito.

Si trattava di una "I" maiuscola, corsiva, con un carattere tondeggiante ed elaborato, accanto a quella I una stella nera.

Nonostante fosse piccolo, Sara l'aveva notato da quella distanza ed era come se quel simbolo l'avesse quasi sconvolta.

Penny stava per dire qualcosa ma la ragazza prese lo scatolone di nuovo dai suoi piedi e si voltò.

"Bene, di' a Iker che qui ho finito."

Mise lo scatolone in macchina, salì rapidamente e uscì dal cancello che lentamente si apriva automaticamente. La macchina di sparì rapidamente mentre Penélope, ancora incredula, era di fronte al garage immobile.

"Mi odia." disse ad alta voce avvertendo la presenza della signora Miriam accanto a lei.

"La signorina Sara è solo ferita. Con quello che è successo...non è il massimo incontrare la donna del suo quasi marito."

Penny sospirò. "Pensi che mi odierà per sempre?"

"No, penso che un giorno le passerà. O forse no." sorrise Miriam "Infondo a lei non deve importare, non ho mai visto Iker così innamorato come in questo momento e lo conosco da quando era un pargoletto con il pallone tra le mani..a Mòstoles."

Penélope guardò la donna e sorrise, quella frase le aveva riempito gli occhi di luce.

"E' la cosa migliore che potevano dirmi." sorrise prima di rientrare in casa.

Erano circa dieci minuti che Iker era davanti alla porta di casa di Sergio.

Finito l'allenamento aveva deciso di passare per La Moraleja: la scusa della Turchia non l'aveva bevuta, conosceva Sergio più di chiunque altro, e nonostante tutto sentiva il bisogno di sapere come stava, di parlare con lui, il suo migliore amico, il suo fratellino sivigliano.

Bussò alla porta. Due volte, tre volte. Non sapeva bene cosa gli avrebbe detto ma prima di tutto doveva sapere come stava. Non lo vedeva da quel giorno del matrimonio e infondo era colpa sua se stava così male.

Trudly, Madly, Deeply || Ramos, CasillasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora