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La sveglia suonò sul comodino facendo un rumore infernale che sembrava addirittura più forte del solito.
"Ikeeeer! Spegni quell'aggeggio infernale!" borbottò Penélope ancora con gli occhi chiusi, sentendo il rumore della sveglia del ragazzo fare un rumore martellante.
Iker allungò un braccio fuori dal piumino che lo copriva quasi interamente, bofonchiando qualcosa di incomprensibile e arrivò a spegnerla buttarla sonoramente sul pavimento.
Penny si girò tra le coperte calde che la abbracciavano e sospirò. "Ti avevo detto di spegnerla non di spiaccicarla sul pavimento."
"Non importa, la odio." mormorò il ragazzo continuando a dormire.
Penélope aprì un occhio e si trovò davanti il viso sereno e tranquillo di Iker che era già tornato a dormire.
Ancora poche ore e i due si sarebbero separati dopo tre settimane vissute sempre insieme.
Tornati da Toledo, Iker aveva convinto Penélope a partire per un viaggio in Europa e i due si erano ritrovati prima a Parigi, poi ad Amsterdam, a Copenhagen e infine a Londra.
Erano state per Penélope le tre settimane più belle e intense della sua vita: mai avrebbe immaginato di poter vivere delle emozioni così forti, di sentirsi così bene da credersi in paradiso, aveva vissuto con Iker ogni istante della sua vita, accanto a lui, tra le sue braccia, di giorno e di notte, e quasi ogni sera c'era un tramonto diverso di fronte ai loro occhi. In quelle tre settimane si era sentita come in un limbo, in una bolla di sapone dove esistevano solo loro due e niente e nessuno avrebbe potuto farla scoppiare.
Salvo la sveglia di quella mattina, quella che indicava che lei doveva tornare al lavoro e lui agli allenamenti per la ripresa del campionato dopo la pausa di Natale.
"Devi alzarti, lo sai?" disse la ragazza guardandolo.
Iker aprì gli occhi e si specchiò per l'ennesima volta in quelli chiari di Penélope. Fu naturale per lui allargare un sorriso – faceva sempre così quando la vedeva, era quella la reazione che le dava. Quelle tre settimane erano state anche per lui le più incredibili della sua vita e non le avrebbe cambiate con nulla al mondo.
"Anche tu." sbadigliò il ragazzo voltandosi sulla schiena per stiracchiarsi meglio.
La ragazza si alzò appoggiando la testa al suo braccio.
"Devi proprio andare agli allenamenti oggi?" mormorò mordendosi un labbro.
Iker sorrise passandole una mano tra i capelli. "Direi di sì. Manco da un po', che dici?"
"Ma eri in vacanza! Magari Mourinho può fare uno strappo alla regola e...."
"Non penso che Mourinho mi lasci tutto intero se gli dico che devo rimanere a casa. Ho fatto tre settimane di vacanza, devo tornare a lavorare. Come te. Romiro starà impazzendo."
"Oh no, mi ha chiamato due giorni fa mentre eravamo all'aeroporto a Londra.."
"Che ti ha detto?"
"Che stavano tutti bene e che aveva chiamato sua nipote da non so dove per dargli una mano mentre io non c'ero." spiegò Penélope.
Mentre la ragazza parlava, Iker la prese con un braccio per il fianco e la tirò verso di sé. Penny adorava quando faceva così, aveva preso l'abitudine di farlo ogni mattina da che dormivano insieme, e così la teneva, sospesa nel suo abbraccio.
"Quindi tu puoi rimanere a casa..." osservò il portiere.
"No, devo tornare al lavoro anche io. Romiro è peggio di Mourinho." sorrise. "E poi cosa faccio a casa senza di te?"
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Trudly, Madly, Deeply || Ramos, Casillas
FanfictionNon sapeva come si chiamava né chi fosse di preciso, ma sapeva che quando l'avrebbe raccontato al signor Romiro, probabilmente gli sarebbe venuto un principio di infarto per l'emozione. "Iker Casillas" si presentò lui "Capitano del Real Madrid, ecco...