Kay era appena tornata a casa e dopo aver abbandonato giacca e borsa in ingresso si era distesa sul divano a fissare per un attimo il soffitto.
Erano state settimane di pura frenesia,era carica di lavoro stressante e come se non bastasse non aveva nemmeno la sua amica per sfogarsi.
Penélope,infatti, era andata via tre giorni prima e l'aveva chiamata per dirle che sarebbe tornata a Aranjuez per riflettere un po'. Da un lato poteva capirla, non era difficile la situazione che stava vivendo e forse stare un po' in famiglia a schiarirsi le idee le avrebbe fatto bene.
Mentre ci pensava, qualcuno suonò alla porta. Il campanello rimbombò per tutta la casa e la fece sobbalzare: Sergio era all'allenamento e lei era talmente stanca che non avrebbe avuto la forza di ricevere nessun'altra visita.
Si alzò, perplessa, e andò ad aprire senza prima guardare dallo spioncino.
Quando aprì la porta si trovò davanti la figura alta e muscolosa di Iker che la guardava con aria preoccupata.
Kay inarcò un sopracciglio.
"Ciao Mike Tyson!" esclamò ironica, guardandolo.
Iker rimase a braccia conserte, con nessuna voglia di scherzare. "Posso entrare?" domandò con voce grave.
Kay si spostò facendolo passare. "Prego."
Iker entrò in casa e si guardò intorno: di Penélope neanche l'ombra. Aveva provato a chiamarla per due giorni di fila da che si erano visti in ospedale ma il suo cellulare sembrava spento o staccato o non raggiungibile, non l'aveva vista nel negozio di Romiro, non l'aveva vista in giro per Madrid, né rientrare dal lavoro la sera. Si era sentito uno stalker a cercarla in quel modo ma da che era tornato a casa dopo quell'incidente con Sergio, aveva bisogno di parlare con lei, aveva bisogno di lei più che mai.
"Come stai Iker?"
"Sono stato meglio." rispose il ragazzo fermandosi in salotto.
Kay lo seguì rimanendo dietro di lui. Sapeva cosa ci facesse lì, l'aveva capito dal modo in cui i suoi occhi cercavano per ogni angolo della casa, disperati, la presenza di Penélope.
"Lei non c'è." disse tagliando corto.
"Dov'è?" domandò Iker fermando la sua ricerca e guardando l'amica negli occhi.
Kay sospirò stringendosi nelle spalle. "Iker è meglio che..."
"Dov'è?!" la interruppe nervoso.
"E' andata fuori città per qualche giorno. Probabilmente sarà di ritorno.."
"Fuori città?" riprese Iker.
Kay sospirò. "Iker ascoltami, per favore." riprese "Non forzare la mano, non insistere. Lasciala respirare, se n'è andata da Madrid per schiarirsi le idee."
"Non è mia intenzione insistere. Io ho bisogno solo di parlare con lei." rispose il portiere, più calmo.
"E lei non vuole!" esclamò Kay "Se se n'è andata per un po' è proprio perché non vuole parlare con te né con nessun altro. Rispetta la sua decisione, se la ami."
"E' proprio perchè la amo che voglio parlarle. Dimmi dov'è, ti prego..." la supplicò.
Kay scosse il capo e lo guardò negli occhi: non aveva mai visto una persona più innamorata del ragazzo che aveva di fronte. Avrebbe potuto scalare un'intera montagna a mani nude per lei, si vedeva solamente dal modo in cui la stava guardando.
"Aranjuez." sospirò.
Iker non disse nient'altro. Annuì. "Grazie. Ti devo un favore." andò verso la porta e uscì subito dopo.
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Trudly, Madly, Deeply || Ramos, Casillas
FanfictionNon sapeva come si chiamava né chi fosse di preciso, ma sapeva che quando l'avrebbe raccontato al signor Romiro, probabilmente gli sarebbe venuto un principio di infarto per l'emozione. "Iker Casillas" si presentò lui "Capitano del Real Madrid, ecco...