Capitolo 37 (PENULTIMO)
La partita si era conclusa da qualche minuto ma la tensione non era di certo svanita. Le due squadre non erano riuscite a fare un gol che portasse a casa la vittoria perciò l'arbitro aveva fischiato la fine del tempo di recupero indirizzando la partita verso i calci di rigore.
La responsabilità ora era tutta sulle spalle di Iker e di Victor, dall'altra parte del campo, che si guardavano e tornavano poi a riunirsi con i loro compagni per decidere chi avrebbe tirato e quando.
Mourinho aveva riunito i suoi ragazzi e così Guardiola e a bordo campo non c'era tanto tempo per decidere una strategia.
Penélope era lì, seduta sul suo posto, impaziente e agitata. Pensava a un sacco di cose: alla partita, ai rigori, a Iker che vedeva sempre più serio ascoltare Mourinho che gesticolava a bassa voce, a Sara e al modo in cui aveva guardato Iker alla festa quando si erano rivisti e al modo in cui aveva guardato lei pochi minuti prima.
La Mestalla era in un silenzioso quasi surreale. Sembrava che lo stadio si fosse svuotato. Non volava una mosca, tutti avevano le bocche chiuse e gli occhi puntati sulla porta. Di fronte a questa: Victor Valdés, portiere del Barcellona. Davanti a lui, con gli occhi sul pallone, Xabi Alonso.
Nagore strinse la mano di Penélope e prese fiato. Chiuse gli occhi e disse qualcosa a bassa voce.
Xabi colpì la palla, Victor si lanciò dall'altra parte e la palla entrò.
Un'ovazione alla Mestalla del "popolo bianco": Xabi accolto con applausi dai suoi compagni. 1-0 per il Madrid.
Subito lo stadio ripiombò nel silenzio. Toccava a Iker.
Questa volta fu Penélope a prendere la mano di Nagore con una e di Kay con l'altra.
"Oddio" disse tra sé e sé chiudendo un occhio. Non avrebbe voluto guardare ma nel caso l'avesse parata non avrebbe voluto perdersi la scena.
Si girò come se non volesse vedere gli attimi prima, poi decise di puntare gli occhi su di lui. Il suo cuore accelerò nel petto: non si era mai agitata così tanto in vita sua.
Nel silenzio si potevano sentire i passi del centrocampista del Barça sull'erba mentre camminava verso il pallone.
Iker si sistemò al centro della porta, pronto, con gli occhi puntati solo sulla palla.
Vediamo se il Santo compie uno dei suoi miracoli anche stasera. - disse un commentatore qualche posto sotto a Penélope.
"Ovvio che sì idiota! E' il nostro capitano!!" borbottò Carlota indicandolo con aria di rimprovero.
Di nuovo silenzio anche tra le moglie e le fidanzate, tutti con gli occhi puntati su Iker.
Il portiere si preparò a ricevere la palla, il centrocampista tirò dritto in porta e non fu possibile per Iker fermarla.
1-1. Penélope sciolse la stretta alle mani delle ragazze e sbuffò.
"E' troppo nervoso" disse come se empaticamente potesse sentire i suoi pensieri mentre lasciava la porta a Valdés di nuovo.
"Deve calmarsi un po'" osservò Nagore. "Vedrai che con il prossimo si rifà. Lui deve sbagliare anche questo e forse possiamo vincere!" esclamò indicando il portiere catalano pronto a ricevere il rigore di Higuain.
"Ti prego Gonzalo ti prego Gonzalo ti prego" ripeteva Caterina alla fine della fila di seggiole dove stavano sedute le ragazze.
L'argentino prese fiato, guardò il pallone e tirò: goal.
Ovazione dei Blancos di nuovo mentre le facce dei tifosi del Barcellona cominciavano a spegnersi.
Caterina era saltata in piedi urlando "E' il mio ragazzo! E' il mio ragazzo!" attirando i sorrisi e gli sguardi perplessi di quelli che le stavano intorno.
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Trudly, Madly, Deeply || Ramos, Casillas
FanfictionNon sapeva come si chiamava né chi fosse di preciso, ma sapeva che quando l'avrebbe raccontato al signor Romiro, probabilmente gli sarebbe venuto un principio di infarto per l'emozione. "Iker Casillas" si presentò lui "Capitano del Real Madrid, ecco...