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Dopo una notte di sonno agitata, Monica si svegliò con un forte mal di testa. Il letto era completamente disfatto, dopo ore passate a rotolarsi da un lato all'altro del materasso, in cerca di una posizione perfetta che non aveva mai trovato. La sveglia suonò alle 6.00, per avere il tempo di sistemare la valigia, darsi una sistemata e magari concedersi una colazione veloce prima di tornare a Milano.

Si vestì in fretta e furia, scese alla reception dove si fece riconsegnare i documenti, poi salutò l'addetto e corse alla metropolitana che a quell'ora del mattino, in quanto a intasamento, non aveva nulla da invidiare ai treni sotterranei milanesi. Dal suo posto udì i discorsi dei passeggeri che parlavano di cenoni natalizi, regali e viaggi all'estero. Monica aveva avuto poco tempo per acquistare doni, ma sperava che i suoi genitori, quando Andrea e Sharon apprezzassero il pensiero.

Il viaggio non presentò ritardi e lo sciopero dei treni - l'ennesimo - non la toccò, per cui verso mezzogiorno sarebbe tornata a casa. Non vedeva l'ora di lasciarsi alle spalle il brutto ricordo del giorno precedente. Promise a sé stesse che, Scoiattolo permettendo, avrebbe cercato di passare le festività come una ragazza normale, cercando di sorridere e scherzare, ma avrebbe dovuto dare fondo a tutte le sue energie.

Giunta in Stazione Centrale, con la neve che scomparve dal suo campo visivo una volta che il treno ebbe fatto il suo ingresso sotto l'imponente cupola, si alzò ben prima che il mezzo si fermasse. Non riusciva a stare seduta un momento di più, anche a causa dei vicini rumori, che lasciavano scorrazzare i loro figli senza battere ciglio e i loro schiamazzi erano stati leniti in parte dalla musica del suo mp3.

Quando scese dalla carrozza, con lo sguardo basso e la valigia leggera, sbuffò al pensiero di dover prendere ancora la metropolitana, mezzo che non amava particolarmente, consolandosi al pensiero che per qualche giorno l'avrebbe evitato. Ma, all'origine del treno, ebbe una sorpresa. Andrea, appoggiato alla parete del tabellone luminoso con le braccia incrociate, l'attendeva pazientemente.

"Tu qui?" esclamò Monica, sorpresa. "Non pensavo..."

"...che venissi a prenderti? Per quale motivo non avrei dovuto?" chiese Andrea, abbigliato più casual del solito, dopo aver accantonati i suoi indumenti eleganti.

"Perché mi sono comportata male. E non mi merito la tua bontà."

"Vieni qui, stupida."

Monica non aspettava altro. Lasciò la valigia e lo abbracciò, senza più dire una parola. Avrebbe voluto averlo vicino più che mai a Roma, ma l'aveva allontanato e, nonostante fosse stato contrario alla sua idea, l'avrebbe comunque accompagnata, ne era certa. Lui era sempre presente, la sosteneva. E ora, una stretta calorosa era ciò che aveva bisogno dopo tanto nervosismo e inquietudine.

Mentre si dirigevano all'auto, Monica chiamò Sharon, chiedendosi se potevano vedersi nel primo pomeriggio e scambiarsi i regali. L'amica accettò con entusiasmo e i tre si trovarono al Saint Patrick, dove trascorsero un paio d'ore come se quella fosse una normale vigilia di Natale, senza nessun pensiero o problemi. Nessun accenno al viaggio a Roma e all'incontro con Ilaria, in quanto sarebbe stato inappropriato.

Monica ricevette in regalo dall'amica un profumo che adorava e un abito da sera, mentre ad Andrea regalò un elegante orologio da polso e vista l'importanza delle marche, non doveva aver speso poco. Ma d'altronde Sharon aveva un buon lavoro e la famiglia era agiata, quindi non aveva certo problema di soldi. Tuttavia, quando le consegnò il suo pacchetto, provò un forte senso di imbarazzo. "Il mio regalo è una schifezza rispetto al tuo. Non ho avuto la testa per impegnarmi nello shopping."

"Qualsiasi cosa sia, sarà sicuramente bellissimo." la rassicurò Sharon, scartando il pacco con l'entusiasmo di una bambina "Un cofanetto per un week-end per due... grazie tesoro, i viaggi sono sempre ben accetti."

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