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Dopo aver sganciato la bomba, un esplosione di silenzio echeggiò nella stanza e si stampò sui volti sbigottiti dei presenti, nessuno dei quali riusciva davvero a rendersi conto di ciò che aveva sentito. Monica rimase impassibile, anche se i suoi occhi e il tremolio delle braccia appoggiate sul braccio mostravano il contrario. Avrebbe voluto chiedere al Detective di ripetere, che non aveva capito bene, ma la realtà era chiara. "Un serial killer..."

"Lo so che questa rivelazione è sconvolgente", dichiarò il Detective, "ma era doveroso informarla. So bene che lei non ha mai sottovalutato questo pericolo - e i fatti lo dimostrano - ma oggi conoscerà tutto ciò che c'è da sapere."

Monica cercò lo sguardo di Andrea, le cui labbra erano serrate in un'espressione di incredulità, mentre i due genitori si guardavano afflitti, quasi per decretare un esito fatale della vicenda. Eppure, la colpa era solo sua, che con azioni sconsiderate avevano attirato un folle che, lungi dall'essere un semplice stalker, si era rivelato un omicida seriale. Proprio così. L'aveva attirato e ora non si sarebbe staccato fino a quando avesse ottenuto lei o la sua morte.

"Qui ci sono tutte le informazioni dettagliate sulla vicenda, anche se come vi abbiamo detto non c'è molto, purtroppo. A questa storia non è stato dato il risalto che meritava." disse Chiara, spingendo la cartelletta ancora chiusa verso Monica. 

"Ma prima di aprirla", aggiunse Piero, "vorremmo raccontarle la storia per come la conosciamo. Per come l'abbiamo vissuta.

"Vi ascolto." disse Monica, cercando sotto il tavolo la mano di Andrea, che afferrò saldamente nella propria. Anche i due giovani poliziotti rimasero in ascolto, prendendo diligentemente appunti a mano.

Piero guardò la collega, quasi attendesse il permesso di parlare. Poi annuì e rivolse lo sguardo ai presenti. "La storia, per come la conosciamo, è iniziata sette anni fa, nel 2009..."

Da poco ero stato promosso dal mio Dipartimento e, senza avere il tempo di fiatare, dovetti indagare subito su un brutale omicidio. Mi venne affiancata una giovane Detective, che come potete intuire è qui vicino a noi. Ricordo ancora il giorno in cui ci recammo nei pressi di quell'abitazione nei sobborghi di Roma, isolata dal resto del mondo e ciò che trovammo è abbastanza ovvio.

Una ragazza che poteva avere poco più di vent'anni era riversa al suolo, sterminata con un numero incalcolabile di coltellate, all'interno di una stanza completamente a soqquadro, dove mobili e oggetti erano stati distrutti da una lotta in cui la vittima aveva dato tutta sé stessa prima di soccombere tragicamente. Ancora mi sovviene l'immagine degli occhi sbarrati e dell'espressione di terrore sul suo volto, dipinta negli ultimi istanti di vita.

Iniziammo a indagare senza sosta, interrogando familiari e conoscenti e l'unica cosa che saltò fuori era che la giovane era da tempo perseguitata da un uomo che minacciava di farle del male se non avesse acconsentito a ciò che voleva, ma per qualche strano motivo non aveva mai sporto denuncia e purtroppo l'identità dello stalker rimase ignota, impedendoci di donare giustizia a quella terribile morte.

Passò qualche mese e venimmo chiamati a indagare su un altro omicidio, in cui la vittima era ancora una ragazza, ma voglio risparmiarvi i dettagli dell'omicidio. Ancora una volta la stanza era ridotta male, con pareti imbrattate di sangue e mobilia in frantumi, ma quella volta qualcosa balzò al mio occhio. Un particolare che forse non voleva dire nulla, ma valeva la pena tentare e controllare.

Con Chiara ci recammo alla Centrale e nell'archivio dei casi ancora da risolvere spulciammo tra i referti e i documenti dell'omicidio di qualche mese prima, dove la Scientifica aveva scattato delle foto alla stanza. La esaminai attentamente e, di fianco al corpo della fanciulla, c'era l'oggetto che ero convinto di aver visto anche sull'ultima scena del crimine. Si trattava di un peluche di uno scoiattolo.

Certo, poteva trattarsi di una pura coincidenza, ma decidemmo di andare in fondo alla vicenda e vedere se i nostri sospetti erano fondati. Passammo nottate intere agli archivi, per esaminare casi simili a quelli che ancora non riuscivamo a risolvere, scrutando e vagliando centinaia di foto relative alle scene del crimine, per confutare quella che fino a quel momento rappresentava solo una coincidenza.

Nel frattempo proseguivamo nelle indagini, interrogando testimoni veri e presunti, ma degli assassini non v'era traccia. In un primo tempo i sospetti assalirono i compagni delle giovani vittime, ma gli alibi di ferro che riuscirono a fornire li scagionarono. In seguito, scoprimmo che anche la seconda vittima era braccata da un maniaco che non lo lasciava in pace, ma solo la migliore amica ne era al corrente. Certo, sono molti i casi di stalking al giorno d'oggi, ma ora le coincidenze aumentavano.

Invece, si stava mostrando un buco nell'acqua la nostra ricerca parallela, in quanto sulle fotografie scattate sulla scena del crimine non trovavamo il particolare che ci interessava e arrivammo a pensare di aver solo perso tempo. Ma poi, insperatamente, vicino alla salma esanime di una ragazza deceduta l'anno precedente, trovammo un oggetto che aveva la sagoma inconfondibile di uno scoiattolo.

Dicono che tre indizi fanno una prova, vero? Continuammo sulla nostra strada e scoprimmo che i casi di decesso violento erano più di quanto immaginassimo e non dovette passare molto tempo prima che un quarto scoiattolo comparisse sul luogo di un brutale massacro, appoggiato accuratamente di fianco al capo delle vittima, con gli occhi finti e il macabro sorriso cucito sulle labbra che ne fissavano il volto spento.

Sembravamo sulla buona strada, ma quest'ultimo omicidio aveva un particolare diverso dai precedenti. La data. I referti parlavano chiaro. 2003. Questo significava che i casi riscontrati potevano non essere gli unici. Quindi decidemmo di andare indietro con il tempo e frugare in files irrisolti o addirittura archiviati per mancanza di prove e scoprimmo nuovi dettagli inquietanti.

L'ennesimo pupazzo trovato nella scena del crimine rivelò che la vittima aveva sporto la denuncia mesi prima, quando non abitava nella capitale, ma viveva al Nord, precisamente nei pressi di Milano, dove siete ora. Questo poteva significare che la nostra ricerca non doveva solo travalicare i limiti di tempo, ma anche di spazio.

Chiedemmo le autorizzazioni necessarie per indagare dove forse non ci sarebbe stato concesso, ma il nostro Capo si interessò molto alla vicenda e ci diede il permesso di indagare e, credetemi, ciò che scoprimmo è peggio di qualsiasi thriller abbiate mai letto o visto. Oltre a Roma gli omicidi secondo noi collegati si estendevano anche in Lombardia, le due regioni in cui siamo convinti che quel pazzo abbia operato.

Per quanto riguarda il tempo, la nostra ricerca andò indietro nel corso degli anni, portandoci agli sgoccioli del nuovo millennio, precisamente al 1996. Prima di quell'anno, non abbiamo trovato nulla e riteniamo che l'attività del killer sia da ascrivere ad allora. Il nostro Capo ne parlò con i nostri superiori, ma come potete immaginare, non servì a nulla. Sostenevano che un pupazzo non fosse un indizio sufficiente per collegare tutti quegli omicidi e quindi lasciarono cadere nel vuoto tutta la nostra indagine, impedendoci di andare oltre. 

Ora, so che ciò che sto per dirvi può apparire raccapricciante e spaventoso, ma ho promesso di raccontarvi tutta la verità, brutta o bella che fosse. Nonostante non sia stata mai ufficialmente promossa un'indagine, siamo convinti di ciò che affermiamo e non abbiamo a che fare con un serial killer qualunque. A oggi, gli omicidi che abbiamo contato, senza contare quelli che ci sono sfuggiti, sono 29 e sono tutti avvenuti in questo periodo. All'inizio dell'inverno.



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