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Dopo una breve introduzione, Chiara aveva a sua volta chiamato Piero, avviando una conversazione a tre in cui Monica si adoperò per spiegare meglio che poteva quello che era successo, senza scadere nel melodrammatico. I due Detective ascoltarono senza proferire verbo sino alla fine della narrazione, che si era conclusa senza lieto fine, ma con un cliffhanger degno di un film slasher anni '70.

Ovviamente non ci avevano creduto sin da subito, credendo che Monica fossa ricaduta in uno dei suoi stati di paranoia o peggio che avesse esagerato la situazione, ma quando gli Agenti ebbero chiamato la Polizia milanese, ottennero tutte le risposte che cercavano, scoprendo a malincuore che il racconto della giovane non era frutto di fantasia. Ciò implicava che il loro lavoro non era finito.

Informarono Monica che sarebbero partiti il più presto possibile, dopo aver sistemato le ultime pratiche e avocato a qualche collega i casi che stavano seguendo, nessuno dei quali avrebbe mai avuto l'importanza di quello che pensavano di aver risolto solo un anno prima. La giovane chiuse la chiamata, presa dai sensi di colpa, ma sapeva che non avvertirti sarebbe stato anche peggio.

Poco dopo chiuse la propria stanza a chiave, non prima di aver controllato negli armadi e sotto il letto, preda di una paranoia infinita. Chiuse le tapparelle e si mise alla scrivania, giovandosi solo dell'illuminazione dell'abat-jour, che smorzò appoggiandovi sopra un fazzoletto di seta. Nello stesso cassetto in cui aveva nascosto il fascicolo sull'identikit di Scoiattolo, c'erano alcuni ritagli di giornali e l'argomento era il medesimo. 

Non sapeva perché li avesse conservati, forse per lo stesso motivo per cui aveva tenuto il fascicolo senza leggerlo per tutti quei mesi. Magari una parte di sé sapeva che quella vicenda non era finita e un giorno avrebbe avuto bisogno di qualcosa che le ricordasse cosa avesse passato. Ma in quegli articoli non c'era molto che potesse aiutarla, tranne un dato di fatto che nulla avrebbe potuto screditare. L'uomo che l'aveva aggredita nella casa buia era morto.

Prese in mano un ritaglio intitolato Fermato pericoloso Serial Killer. Trenta le vittime finora accertate. Nel centro c'era una foto scattata all'interno del luogo dove Luca Quaranta era stato ucciso, che lo ritraeva faccia a terra, prima ancora che Monica potesse vederne il volto. Pensò alle parole del suo complice, il mito di Scoiattolo non è morto. Iniziava a crederci davvero, ma l'interrogativo principale era sempre uno. Perché Luca l'aveva attirata in quella casa? Non poteva credere che il suo complice fosse d'accordo. C'era qualcosa che non tornava.

Trascorsero un paio di giorno e del nuovo Scoiattolo Invernale o chi per lui, non seppe niente. Non aveva nevicato molto e forse era proprio questo il motivo per cui quel pazzo rimaneva nell'ombra. Sembrava assurdo, ma per quel poco che aveva capito delle menti deviate degli psicopatici, erano molto legati ai rituali, per quanto banali e semplici fossero. Quindi, quando si svegliò con il cielo limpido, benedì l'inizio di giornata.

Mancavano un paio di giorno all'ultimo dell'anno e se tutti erano immersi nei preparativi per il festeggiamento, Monica non era intenzionata a fare bagordi. Inoltre, nonostante la promessa, non era partita per il week end con Sharon, la quale si era mostrata delusa, anche se aveva capito le motivazioni e aveva preferito restare a Milano con lei, lasciando partire per Londra il resto della compagnia.

"Saresti dovuta partire." la incalzò Monica, seduta a un tavolo al centro del Saint Patrick. "Non devi rovinarti le vacanze per colpa mia."

"Non me le sono rovinate, scema!" replicò Sharon, con quella cantilena che provocava sempre qualche sorriso. "Non posso lasciarti da sola. Non l'ho fatto l'anno scorso e non lo farò nemmeno quest'anno."

"Così mi sentirò sempre in debito con te."

"In debito? Siamo amiche, non bisogna contare le volte in cui facciamo qualcosa l'una per l'altra."

"Ma io non ho mai fatto nulla per te."

"Come no? Sei la mia personal shopper. Gratis, per giunta."

Monica rise. "Ma una volta ti ho consigliato un paio di scarpe scomode. Come la mettiamo?".

"Per quello te l'ho già fatto pagare." disse l'amica. "Ricordi il vestito che ti ho prestato la sera in cui siamo andate in quella Discoteca a Bergamo? Ecco, l'ho preso direttamente dall'armadio degli scarti."

Monica si finse sorpresa. "Sei una vera stronza! Ma ti amo anche per questo."

"Di cosa ti lamenti? Hai fatto più conquiste di me, nonostante indossassi uno straccio!".

"E' bello vederti sorridente." affermò una voce femminile alle loro spalle. Monica si voltò e con sorpresa si trovò di fronte Chiara e Piero. Si alzò e li abbracciò entrambi.

"Siete arrivati! Sono felice di vedervi. Anche se la circostanza non è la migliore."

"Siamo partiti il più presto possibile." asserì Piero. "Tua madre ci ha detto che potevamo trovarti qui."

"Avete fatto bene. Questa è Sharon, ve la ricordate?".

"Certo." confermò Chiara. "Piacere di rivederti."

"Piacere mio." disse Sharon. "Ora che siete arrivati, le cose andranno meglio."

I due detective si guardarono. "E' quello che speriamo." mise le mani avanti Pietro. "Ma abbiamo molto lavoro da fare per scoprire quali collegamenti ci siano sfuggiti."

"Mi dispiace di avervi ancora coinvolti." si scusò Monica. "Ma pensavo fosse la cosa più giusta da fare."

"Hai fatto bene." la tranquillizzò Chiara. "Siamo gli unici a conoscere questa storia da cima a fondo e se qualcuno può capirci qualcosa, questi siamo noi.

"Senza falsa modestia." aggiunse Piero.

Monica sorrise, questa volta sinceramente. Nulla era stato ancora scoperto, il maniaco era ancora nascosto nel suo antro e di lui non si sapeva niente, ma vedere Chiara e Piero e sapere che l'avrebbero aiutata, la fece sentire più tranquilla, protetta. Avrebbero risolto tutto ancora una volta. Non aveva dubbi.

Yellow ChatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora