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Se era vera la storiella per cui dopo un forte spavento si perdono anni di vita, allora Monica temette di essere vicina alla fine. Dopo aver provato un tuffo al cuore, si sporse verso la gabbietta e il piccolo volatile saltellò vicino alle sbarre, sporgendo il becco e pigolando in modo concitato; sembrava volesse comunicare con lei, spiegarle per quale motivo si trovava nella sua stanza e che avrebbe voluto trovarsi altrove.

Non poteva certo chiamare la Polizia per quella specie di "invasione". Nonostante trovasse adorabile la creatura che era chiusa in quella minuscola struttura, non poté che provare un forte senso di inquietudine. Prese alcuni forti respiri, come le aveva consigliato Maria e cercò di pensare lucidamente. Si sedette sul letto, senza perdere di vita il nuovo amico, che si spostò verso di lei, seguendo ogni spostamento.

Sembrava uno di quei video virali in un animale domestico si rendeva protagonista di gesti quasi umani, sorprendendo milioni di utenti e garantendosi milioni di likes. Ma questo Monica non interessava, sentendosi ancora una volta derubata della propria intimità. Come scordare le cimici nascoste sul calorifero, le telecamere e le intrusioni notturne? Tutto ciò non poteva accadere di nuovo, no.

Doveva esserci una spiegazione razionale a tutto ciò. Forse era stato un regalo dei suoi genitori, che in buona fede avevano comprato quella bestiolina nella speranza di fare una cosa lieta, dimenticando il macabro abbinamento tra esso e ciò che le era accaduto. Doveva togliersi ogni dubbio. Prese il cellulare e chiamò sua madre, sperando che rispondesse subito; non poteva attendere oltre.

"Ciao, tesoro!" squillò la voce di Desirée, la quale ogni volta che doveva uscire per le compere natalizie, sembrava tornare bambina.

"Ciao, mamma, siete ancora per negozi?".

"Si, ma stiamo per tornare. Quel brontolone di tuo padre si sta già stufando."

"Per forza!" replicò fuori campo la voce di Carlo. "Se ti fermi un'ora a guardare ogni singolo oggetto!".

Quel siparietto strappò un sorriso a Monica, la quale però non si distrasse. "Volevo chiederti una cosa. Per caso mi avete fatto una sorpresa?".

"Di cosa stai parlando?".

"Di qualcosa che avete messo in camera mia."

La donna rimase in silenzio qualche istante. "No, amore. Non so di cosa parli. E' successo qualcosa?".

"Nulla, mi sono sbagliata." tagliò corto Monica, la quale non voleva dare ulteriori preoccupazioni ai suoi genitori. Avrebbe scoperto la verità da sola, sbattendo ancora una volta la testa.

"Allora ci vediamo tra poco."

"A tra poco. Ciao."

Chiuse la chiamata e strinse le labbra, simulando una smorfia di disappunto. Se non erano stati i suoi genitori a farle trovare quel macabro regalo, allora potevano essere stati i suoi nuovi amici, che erano venuti a conoscenza della sua storia e avevano trovato in qualche modo divertente quello scherzo. Oppure era stato qualche sconosciuto con la passione per i serial killer. Davvero, non voleva pensare a nulla di peggio.

"Grandioso, ci mancava altra pressione." disse ad alta voce. Poi guardò il suo nuovo amichetto, che aveva smesso di pigolare e sembrava essersi abituato alla presenza della padrona di casa, che guardò l'ora e trafficò nuovamente con il cellulare, attivando il vivavoce.

"Non potevi proprio stare senza di me per più di mezz'ora, eh?" echeggiò la voce di Sharon.

"Se non hai impegni, ho bisogno di rivederti. Subito."

Indossò nuovamente il cappotto e uscì di casa e, con lo sguardo fisso al marciapiede, vide alcuni fiocchi di neve depositarsi delicatamente al suolo. Monica alzò lo sguardo e, oltre alla neve, dal cielo scese una scarica di ricordi, tutti appartenenti all'anno precedenti e che mesi (seppur utili) di terapia non avrebbero potuto cancellare con un colpo di spugna.Mise le mani in tasca e accelerò i propri passi, come aveva fatto un anno prima e come ora le veniva naturale.

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