56

596 62 29
                                    

Una volta ripresa dallo shock, provò a riflettere con lucidità su ciò che aveva appena visto. Certo, qualcuno aveva creato una nuova Yellow Chat, l'aveva seguita, fotografata e pareva pure averla minacciata di morte. Ma anche se il nuovo stalker portava il nickname Scoiattolo, non significava che si trattasse proprio di lui e Monica lo sapeva bene. L'ho visto morire davanti ai miei occhi. Lui non c'è più.

Dunque un altro stalker si era messo sulla sua strada. Diverse ipotesi si alternarono nella sua mente, dal maniaco con passione morbosa per l'orrore, a un altro utente di Yellow Chat che aveva avuto a che fare con lei o, per finire in bellezza, qualcuno che lavorava nella piattaforma (magari un programmatore) che aveva perso il lavoro per causa sua ed era determinato a fargliela pagare.

L'unico aspetto positivo riguardava la pubblicazione delle suo foto "senza veli". Se gli utenti erano solo loro due, significava che quella copia perfetta di Yellow Chat era stata creata per soddisfare un contatto intimo, senza interferenze esterne. Tirò un sospiro di sollievo. Poi, guardò il contatto di colui che si spacciava per il defunto Scoiattolo Invernale, ma era sconnesso. Chiuse il sito e spense il PC, pronta a ore interminabili di paranoia.

Con un perfetto tempismo, il cellulare vibrò. Era Sharon, che le chiedeva se andasse tutto bene e se aveva scoperto qualcosa in più su quella brutta storia, aggiungendo che aveva parlato con Daniele, il quale aveva giurato di non sapere nulla. Monica rispose che era tutto a posto. Non ho scoperto nulla di nuovo, ti faccio sapere se scopro qualcosa. Non amava mentire alla sua migliore amica, ma si trovava in una confusione mentale che non provava da tempo e non voleva coinvolgerla di nuovo.

Guardò l'ora. Erano le 10 del mattino. Nel tardo pomeriggio avrebbe avuto appuntamento con Maria e se dapprima il solo pensiero le creò un senso di nausea, in un secondo momento pensò si trattasse della soluzione migliore. Aveva bisogno di parlare con qualcuno e la sua psicologa era di certo la persona migliore, capace di darle qualche ottimo consiglio dato che, oltre all'idea di andare alla Polizia (scartata a priori), null'altro le veniva in mente.

Giunse nello studio di Maria con netto anticipo, rimanendo per più di mezz'ora in una sala d'attesa vuota, riempita solo da qualche sedia e alcune riviste che - almeno per lei - non avevano alcun interesse. Batté i piedi nervosamente e non per l'incontro, ma per paura delle risposte. Tutta la terapia si basava sul recupero da un incubo finito. Se qualcosa era nuovamente iniziato, allora tutto quel lavoro era stato inutile.

Poco dopo la giovane segretaria si affaccio quasi timidamente alla porta, nascosta dietro a un paio di occhiali che celavano in realtà un bel viso, forse poco valorizzato. "La dottoressa la sta aspettando, signorina."

"Grazie. Arrivo subito," disse Monica, alzandosi senza nessuna fretta, poi seguì la segretaria lungo il corridoio, quasi fosse la prima volta in cui si recava in quel luogo.

Giunse nella stanza, dove ad accoglierla c'era una parete su cui erano appesi i numerosi titoli di cui la psicologa si fregiava. Questi le venne incontro, toccandole la spalla, gesto che da qualche tempo aveva sostituito la rituale stretta di mano. Le sorrise, come aveva fatto sin dal primo incontro, rompendo il ghiaccio che, minuto dopo minuto, si era sgretolato. "Ciao, Monica. Accomodati pure."

Monica si sedette e scrutò la donna, elegante come sempre nel suo tailleur rosso, abbinato a due scarpe col tacco che le aveva sempre invidiato. I capelli erano corti e il taglio era simile a quello della paziente, seppur con gli aggiustamenti dovuti alla differenza di età e il viso dolce era scavato da alcune rughe e se non fosse stato per il fumo, i suoi lineamenti sarebbero potuti apparire su una rivista di moda, grazie anche ai profondi occhi verdi e al fisico slanciato.

A sua volta la psicologa si accomodò in poltrona, di fronte a Monica che appoggiò e le mani sotto le gambe nervosamente. Non c'erano lettini su cui avrebbe dovuto distendersi, né cartellette adibite a lunghi appunti. Maria si definiva una terapeuta moderna, preferendo trasformare la seduta in una chiacchierata quasi informale, convinta che in tal modo il paziente si sarebbe sentito molto più a suo agio.

Yellow ChatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora