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Monica, imprigionata alla sedia, ascoltava con attenzione la narrazione del pazzo che la teneva sotto il suo giogo. Sharon, invece, restava in silenzio, seguitando a tagliuzzare le corde con il coltellino, sperando di fare meno rumore possibile. Andrea (o Lorenzo, Mattia) aveva raccontato solo menzogne in passato ma ora le sue parole uscivano fluide e sincere e, anche se nessuna delle due voleva ammetterlo, anche commoventi.

"Vuoi parlare ancora a lungo?" lo provocò Monica.

"Zitta!" sbraitò Andrea, appoggiando la canna della pistola sulle sue labbra. "Se provi un'altra volta a interrompermi, rovino questo tuo bel faccino, sono stato chiaro?!".

Monica annuì, paralizzata. Andrea sorrise. "Molto, bene. Dove eravamo arrivati? Ah, si io e Luca stavamo giungendo alla fine del nostro primo Inverno insieme dopo tanto tempo..."

Durante i loro incontri notturni, Luca non parlava mai della Scuola, in quanto non aveva amicizie, troppo timido per farsene e, anche se non poteva esserne certo, Lorenzo sapeva bene che aveva gli stessi problemi con le ragazze con le quali, grazie anche all'inesistente rapporto materno, aveva creato un senso di amore-odio che riusciva a colmare a modo suo e ciò poteva renderlo alquanto inquietante.

Benché se ne vergognasse, una sera Luca confessò al fratello queste sue 'strane manie', sostenendo di non poterne fare a meno, in quanto erano parte del suo modo di essere. Raccontò di aver corteggiato una ragazza, Luisa, ma l'avventura era terminata con qualche risata e tanto sdegno. Lui non aveva retto al rifiuto e aveva deciso di agire in modo suo, senza immaginare quali sensazioni avrebbero provocato le sue azioni.

Aveva cominciato con alcune telefonate anonime, cammuffando la propria voce, anche se dubitava che Luisa lo riconoscesse, presa com'era dal suo ego. Inizialmente si era mostrato carino, dolce e premuroso, ma alle prime avvisaglie di ribrezzo Luca aveva perso la testa, lanciandosi in minacce forti e terrificanti, giurando che se non fosse stata con lui le avrebbe tagliato la gola. Ma la sua propria identità, naturalmente, non l'avrebbe mai svelata.

Luisa, colta alla sprovvista da quelle parole, aveva cambiato tono, tramutando l'arroganza in paura, ma non si era lasciata sopraffare e aveva tirato fuori le unghie, sostenendo che l'avrebbe denunciato. Luca, nascosto in una cabina telefonica non molto lontano da casa, aveva chiuso la chiamata, spaventato dalla eventualità di essere scoperto e fuggì, promettendo che non l'avrebbe più importunata. Ma una promessa che non riuscì a mantenere.

Lasciò trascorrere qualche giorno, cercando di dimenticare Luisa, il suo sorriso, il suo corpo, ma era impossibile dal momento che la rivedeva a scuola ogni giorno, nella stessa classe. Per cui, alcune notti dopo, si presentò sotto casa sua con alcune rose nere. Le appoggiò a terra e con un coltellino si tagliò al centro dell'avambraccio e con il sangue sgorgante intinse quei fiori oscuri, lasciandoli sulla soglia della porta, con un bigliettino diretto alla sua amata.

Il giorno dopo Luisa raccontò ai compagni di scuola il macabro ritrovamento, facendo partecipi tutti terrore provato. Luca era seduto qualche banco più in là, muto e contrito, incapace di credere che la ragazza che amava avesse preso un gesto così romantico come un atto tetro e malato. Fortunatamente, si disse, non aveva sospetti e per il momento era al sicuro. Ma una cosa era certa; non avrebbe rinunciato a lei tanto facilmente.

Alcuni giorni dopo, seduto sul muretto che costeggiava la pompa di benzina, Luca mostrò al fratello alcune foto scattate di nascosto che ritraevano Luisa nei momenti di normale quotidianità. Lorenzo rimase sorpreso da alcune di quelle immagini, scattate con una precisione maniacale e da distanza così ravvicinata che pareva quasi impossibile che la giovane, che abitava a un isolato da lui, non si fosse accorta di nulla.

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