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"Tu non sei Scoiattolo." scrisse Monica, cercando di prendere in mano la situazione. "Lui è morto un'anno fa. Gli hanno sparato proprio di fronte a me."

"Mi spiace, tu credi di avermi visto morire." replicò il misterioso interlocutore. "Ma la realtà è un pochettino diversa. Ci sono alcuni particolari di questa vicenda di cui non hai tenuto conto e ora ti ritrovi a fare i conti con il tuo passato."

"Quindi fammi capire. Mi stai dicendo di essere un fantasma?".

"Mmm... qualcosa del genere."

"Spiacente di deluderti. Non credo ai fantasmi e anche se esistessero, di certo non utilizzerebbero internet per comunicare."

"Strano sentire da te queste parole." scrisse lo stalker. "La tua mente è piena di fantasmi, ne è infestata. E ci rimarranno sempre, nessuno riuscirà a farli fuggire."

"Usi belle parole per non arrivare al nocciolo della questione?" lo incalzò Monica. "Dimmi chi sei facciamola finita."

"Sono l'incubo che ti ha perseguitato per tutto l'inverno scorso. E dopo quello che è successo, era giunta l'ora di tornare in letargo. Ma ora il freddo è tornato, per cui... eccomi qui."

La giovane udì la sedia tremare sotto di sé. "Non mi fai paura."

"Ah si? Ancora cerchi di mentire a agli altri e a te stessa. Ricorda le ferite che ancora porti sul corpo. Ciascuna di esse ti rievocherà il terrore che hai provato quando ti sono sono state inflitte, ogni volta che le riguarderai."

Monica scosse la testa. Non doveva cadere nella sua trappola fatta di parole. Aveva già avuto a che fare con un manipolatore e tanto bastava. "Affrontami, se hai il coraggio. Non nasconderti dietro un PC!".

"Io nascondermi?" chiese il figuro, la cui scrittura lasciava trasparire una freddezza disarmante. "Non provocarmi, Monica. Non sono un vigliacco."

"Allora perché spiarmi, fotografarmi e ricreare questa maledetta Chat?".

"Fa tutto parte del rito preparatorio."

"Quale rito preparatorio?".

Lo stalker fece apparire l'emoticon con l'occhiolino. "Per il nostro gioco."

"Ne ho abbastanza di giocare!" replicò Monica. "Fatti vedere!".

"Devo ancora decidere. Anche se si può dire che sono più vicino a te di quanto pensi."

"Ancora queste maledette cimici. Dove le hai messe?".

"Cimici? Di Che stai parlando?".

"Hai detto che in un certo senso sei vicino a me."

"Certamente." confermò lui. "Ma io parlavo in senso fisico. In questo momento mi trovo nel tuo appartamento."

Monica sgranò gli occhi e un brivido le percorse le braccia. Si guardò attorno istintivamente, poi tornò sulla tastiera. "Stai bleffando."

"Come si dice in questi casi? Se ci sei, batti un colpo!".

Pochi istanti dopo Monica udì un rumore proveniente al di fuori della sua stanza, lontano ma non troppo. Cercando di mantenere la calma, si alzò dalla sedia, andò alla porta e la chiuse a chiave, cercando di non farsi sentire. Poco dopo il computer trillò, avvertendola che l'intruso le aveva scritto ancora. "Non servirà a nulla nasconderti in camera. E ricorda che posso sempre giocare con i tuoi cari genitori."

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