Matthew
Il mio iceberg
«COME HAI FATTO?» domanda sorpreso e scioccato Gale dall'altro lato del telefono. Una risata mi formicola la gola pronta ad uscire, mentre sorseggio il mio ultimo caffè nel mio appartamento nell'Upper Est Side. Scatoloni di diverse misure occupano l'intero appartamento formando come una piccola citta di carta. Oggi tutto verrà portato nella casa della mia infanzia, quella di mio zio.
Ho pensato molto se trasferirmi lì o rimanere in questa fortezza di metallo, in cui mi sono rinchiuso. Ho passato le mie giornate lì dentro fino ai ventidue anni, e ora dopo quattro anni ci ritorno, senza più l'anima che ravvivava quelle vecchie stanze.
Ho pensato di venderla, ma poi l'immagine di Jennifer che camminava su quel cotto antico a piedi nudi mi era balenata in testa, e lo avevo preso come un segno del destino. Mentre un'altra parte di me egoisticamente aveva pensato che nella villa da quanto era grande, l'avrei vista di meno. Povero illuso...
«L'ho detto che l'avrei convinta» mi vanto, e qualcosa freme nel petto. In realtà sapevo che sarebbe tornata, perché ero riuscito a infilargli l'assegno per l'auto nella borsa. Mi ero già immaginata la sua ira, mentre mi urlava di non voler avere nulla a che fare con me. Invece con mia grande sorpresa aveva accettato la proposta. Con un tono imbarazzato, e immobile come una statua di granito. Quasi avevo paura che si sarebbe polverizzata davanti ai miei occhi, dal nervosismo che emanava.
«Fottuto bastardo! Devi dirmi come cazzo hai fatto, non può essere solo il tuo fascino», farfuglia sconcertato.
Anch'io mi chiedo come dannazione è successo, ma dopo aver visto i suoi occhi rossi e le sue occhiaie profonde, che aveva cercato di nascondere, un'idea mi era balenata nella mente. Suo padre. Ero riuscito anche a contattare il vecchio dottore di mio zio, un oncologo di fama mondiale che però aveva dichiarato il male di Richard incurabile, ma per quello di Victor, se riusciva subito a metterlo sotto cura, aveva visto delle possibilità.
Avevo mandato i suoi documenti ancora prima che Jennifer mi disse di sì, perché l'idea di lasciarlo morire senza poter fare nulla, mi faceva sentire come se avessi un'enorme masso sullo stomaco.
Ma poi lei aveva accettato ugualmente, e sono stato così egoista da non dirgli la verità.
«Invece è il mio fascino, tu non puoi capire ovviamente» mormoro prendendolo in giro. Una sua imprecazione raggiunge le mie orecchie, facendomi scoppiare a ridere.
«Di l'ha verità l'hai minacciata vero? Perché non vorrei vederla io la tua faccia ogni giorno, e sono un tuo amico, figuriamoci quella povera ragazza». Quanto cazzo ha ragione. Da quando l'avevo rivista, ogni suo gesto non verbale mi aveva parlato, dicendomi "stai alla larga da me!", e quindi tutto riportava a quella maledetta notte.
Mi aveva fatto credere di non ricordare nulla, avevo provato a tirare fuori l'argomento, poco prima che lei partisse per l'Ohio sparendo dalla mia vita, ma non era andata bene.
Mi sentivo un verme per come erano andate le cose, non riuscivo nemmeno più a guardare Chad negli occhi, senza vedere la coltellata che gli avevo piantato alla schiena.
Probabilmente era anche per questo, che la nostra amicizia era finita poco dopo. Come fai a stare bene con una persona che non ti guarda negli occhi, ti ignora e ti da buca per evitare di parlarti?
Perciò avevo cercato di parlare con Jennifer, chiedendogli scusa per quello che era successo, e lei era uscita fuori con un "perché mi chiedi scusa? Ho bevuto troppo quella sera, non ricordo nulla" per poi andarsene, voltandomi le spalle. E io ci avevo creduto e come uno stronzo, avevo pensato che se lei non ricordava, era come se non fosse successo nulla, ed ero andato avanti con la mia vita.
Però quella fottuta notte aveva determinato la fine di tutto, da quel momento ero cambiato, mi ero buttato a capofitto nello studio e avevo sotterrato tutta questa merda sotto a metri e metri di terra, prima che Jennifer ripiombasse nella mia vita.
Forse il Karma era finalmente arrivato per buttarmi addosso tutto il male che ho fatto. Riportando nella mia vita la donna che era stato il mio iceberg, contro qui mi ero abbattuto e sfracellato.
Sì questa è di sicuro una cazzo di punizione cosmica.
«Non ti ho chiamato per farmi insultare, solo per dirti di comprarti uno smoking per fare il mio testimone, riesci a fare questa semplice cosa?» chiedo con tono saccente.
«Come uno smoking? Devi fare le cose in grande? Cosa ti è successo amico?» mi prende in giro beffandosi di me.
Ieri sera avevo inviato il contratto a Jennifer, con le sue condizioni e le mie, che imponevano di sposarsi il 28 dicembre, di andare a vivere nella stessa casa, e che la durata del matrimonio sarebbe stata di trecentosessantacinque giorni, dopo i quali le nostre strade si sarebbero divise. In più avevo aggiunto che avrebbe ricevuto cento mila dollari il giorno del matrimonio e altri duecento alla fine dell'anno. Durante il periodo mi prenderò io cura di lei.
Si era rifiutata di ricevere quella somma di denaro, dicendo che doveva solo pagare le cure di suo padre, ma io ero stato intransigente su questo particolare. Dovrà cambiare tutta la sua vita, abbandonare la sua casa, sposare un uomo che a quanto pare non sopporta, quindi credo che se li meriti eccome.
Poi mi ero informato con notaio riguardo alle condizioni dell'eredità ed era venuto pure fuori che non potevo fare alcun contratto prematrimoniale, perché deve essere un'unione vera. Quel bastardo. Ma poi mi ero tranquillizzato perché Jennifer non mi avrebbe mai portato problemi su quel frangente, di questo ne ero sicuro.
«Smettila di fare lo stronzo, mi fai da testimone sì o no?» domando e poi mi alzo dalla sedia indossando la giacca. Ho la cena con i suoi tra poche ore e l'ansia mi sta mangiando lo stomaco. Perché dopo oggi non tornerò più indietro.
Jennifer mi aveva anche già preparato un testo con la nostra "storia" da raccontare. Gli avevo chiesto cosa avrebbe detto del suo ragazzo, cioè, avrebbero fatto domande se già conoscevano l'altro. Ma lei aveva evitato la domanda rispondendomi con un "non sarà un problema". Possibile che in due anni di relazione non l'ha mai presentato? Forse non andava così bene come aveva immaginato Gale.
«Sì verrò solo per vedere la tua faccia, quando dopo il sì capirai che la tua vita è finita, sarò pure in prima fila! A quando le fantomatiche nozze?».
Forse dovrei cambiare le mie amicizie, però quanto a ragione. Quella donna mi ucciderà, ne sono sicuro.
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MIA PER 365 GIORNI
ChickLitMIA PER 365 GIORNI Tratto dal libro :"sposami". Sapete quando si dice fare il patto col diavolo? Jennifer Miller si ritrova a considerarlo, mentre la sua vita sembra cadere a pezzi. Con molti problemi economici e la terribile malattia del padre, s...