CAPITOLO 40

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Eccitazione e Champagne

Jennifer

Spaventata mi stacco da Matt e mi sistemo velocemente il vestito, sebbene la porta sia ancora chiusa. Ma il cuore mi batte all'impazzata per l'imbarazzo.

«Signor Dallas mi scusi per l'interruzione, ma ora deve fare il discorso», avvisa una voce dall'altro lato. Interruzione? Ci ha sentito?

Matt dal canto suo sembra innervosito, ma mi accarezza la guancia, prima di rispondere «arrivo Carl, grazie». Appena sento i passi dell'uomo sparire in lontananza, finalmente respiro e cerco di calmare i battiti del mio cuore, ancora scosso.

Il suo sguardo cerca il mio e mi perdo nei suoi occhi, come sempre del resto. «Credi di poter togliere la mano dal mio sedere?» gli chiedo, e lo ritrovo a scuotere la testa, con un sorrisetto sul volto.

«Non ci penso nemmeno» risponde fiero di sé. Scoppio a ridere e lo allontano, alzandomi dalla scrivania, stirando con le mani le pieghe del tessuto che si sono formate nel momento di passione.
All'improvviso, sento le sue mani accarezzarmi la schiena nuda, mi irrigidisco e il respiro si mozza nei miei polmoni «non vedo l'ora di tornare a casa», sussurra, e la sua bocca mi solletica il collo, per poi mordicchiare il lobo.

Si allontana, mentre io non riesco a muovere un passo, mi sento le gambe talmente molli, che ho paura di cadere.

«Vieni giù con me?» mi chiede tranquillo, come se quello che è appena successo, fosse una cosa normale. Credo di essermi persa qualcosa, da quando siamo passati dal non parlarci per settimane, al flirtare e al baciarci?

«No tu vai, io ho bisogno di qualche minuto...per riprendermi», farfuglio con impacciata. Annuisce e mi gira il volto, per lasciarmi un casto bacio sulle labbra, prima di uscire dalla stanza, chiudendosi la porta alle sue spalle.

Prendo un bel respiro e mi metto la faccia fra le mani, completamente sconvolta. Ma che diavolo mi è passato per la testa? Ora devo andare giù, e stare il più lontano possibile da lui, per cercare di dimenticare quello che è appena successo. Impossibile, le tue gambe stanno ancora tremando e la tua f...

Basta! Faccio un bel respiro profondo e guardo il mio riflesso specchiarsi nella credenza dietro la scrivania. Le guance rosse, i capelli spettinati e gli occhi lucidi. Sorrido ebete mentre cerco di sistemare i miei capelli e il rossetto rosso ormai sbavato. Ma la sua richiesta continua a balenarmi nella mente: Non vedo l'ora di tornare a casa.

E lì non ci sarà nessuno a interromperci, e la cosa diventerà seria e irreparabile.

Finito di sistemarmi e sentendomi abbastanza stabile, esco dalla stanza, ignorando con amarezza il fatto che un povero uomo, domani, si troverà l'ufficio messo a soqquadro. Ho cercato di raccogliere le cose più importanti ma non credo che fossero esattamente sistemate così.

Una volta al piano di sotto, trovo Matt intento in un discorso, e io mi fermo ad osservarlo. La sua postura elegante, la sua voce è roca e suadente e poi ci sono i suoi occhi, con quei occhi potrebbe stregare chiunque, cosa che sta facendo su tutti i presenti, compresa me.

Infine gli stessi occhi cadono su di me, e dannazione se sono infuocati.

Finisce il discorso dando inizio all'asta, per poi scendere dal piccolo palco raggiungendomi, senza staccarmi mai gli occhi di dosso.

«Stai bene?» mi domanda afferrandomi la mano, e annuisco, cercando di controllare il mio cuore, ma invano.

«Vieni» sussurra, e mi lascio trascinare in fondo alla sala, mentre le luci si oscurano, e i presenti si siedono pronti a sborsare soldi, per delle opere d'arte. I quadri passano, le cifre aumentano e le braccia di Matthew mi stringono sempre di più contro al suo petto, e non posso fare a meno stupirmi, nel vedere come il suo corpo aderisce così bene al mio, come se fossero stati creati per stare insieme.

MIA PER 365 GIORNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora