Niente domande
Jennifer
È passata una settimana da quando Matthew se ne è andato. O meglio da quando è scappato da me. Ora credo, anzi sono convinta, che quell'alchimia che si era creata, sia stata a causa dell'alcool, che entrambi avevamo bevuto. Sono stata solo una stupida a credere che lui fosse cambiato, gli uomini come Matthew Dallas non cambiano mai. Ma soprattutto, sono stata una stupida a pensare di essere speciale per lui.
Però mi ha chiamato diverse volte e l'ho sentito stanco e triste, cosa che mi ha stretto il cuore alleggerendo quella rabbia nei suoi confronti. Dev'essere successo qualcosa, me lo sento. Ma non ha voluto dirmi niente al telefono, sebbene la mia insistenza.
Mi alzo dalla poltrona del mio studio e prendo la borsa dal cassetto ma il mio sguardo cade sul quadro. Catarsi.
L'ho trovato due giorni fa, alla mattina quando sono entrata era lì ad aspettarmi. L'ha fatto appendere nel mio ufficio, in modo che lo potessi vedere ogni giorno. Una lacrima è scesa silenziosamente prima di scrivergli un grazie via chat.
Chiudo la porta lanciando un ultimo sguardo al suo interno, poi scendo fino al garage sotterraneo, pronta ad andare a casa.
Tiro le coperte fino alla gola, confortandomi con il dolce calore che mi procura e sospiro rumorosamente. Afferro il cuscino accanto, che ho rubato in camera di Matt senza farmi scoprire da Joyce, e lo abbraccio come ogni notte.Devo smetterla, o lo prenderò come vizio, senza contare il fatto che è un comportamento da psicotici.
Il suo profumo è quasi sparito, ma riesco ancora a sentire alcune delle sue note. Non mi sorprenderebbe se scoprissero che ti manca qualche rotella!
Chiudo gli occhi pronta a lasciarmi alle spalle questa giornata, ma un tonfo mi risveglia.
È lontano ma l'ho sentito. Mi alzo di soprassalto dal letto e mi poso una mano sul cuore mentre la mia mente analizza ogni cosa. Magari è Joyce? No, l'ho salutata ore fa e l'ho vista andarsene. O forse è un ladro. Ma perché l'allarme non è scattato? Ho controllato ben due volte di averlo messo.
L'ansia mi assale, soprattutto quando noto la luce del corridoio accedersi, attraverso lo spiffero della porta. Merda.
Dei passi e poi la mia maniglia che si abbassa, e il click metallico della serratura. Ecco ora sono fottuta.
Rimango immobile come una statua di marmo, con un respiro quasi impercettibile, mentre la porta si apre rivelandomi chi si cela dietro.
Matthew. Ma non sembra lui. Ha i capelli sfatti, la camicia stropicciata e con le maniche arrotolate, la barba lunga di qualche giorno e i suoi occhi sono spenti, come se la loro luce fosse sparita completamente.
Cosa gli è successo?
Mi avvicino cautamente facendo passi felpati, appena arrivo davanti a lui, il suo sguardo finalmente trova il mio.
«Jenny», sussurra ma la sua voce è rotta. Istintivamente mi avvicino ancora di più per apprendere meglio cosa gli succeda. Non puzza di alcool come l'altra volta, perciò lo escludo.
Ma sembra distrutto, come se un peso gigante gli fosse caduto sulla schiena, e ancora adesso lo stesse portando.
Senza preavviso mi attira a sé e mi abbraccia, come se fossi la sua ancora di salvezza in mezzo ad una tempesta. Il suo corpo mi accoglie e mi stringe forte, mentre una sua mano si posa sulla mia schiena accarezzandola.
«Ehi», sussurro ricambiando l'abbraccio e passando una mano fra i suoi capelli. «Parlami», gli chiedo dolcemente, e lui mi stringe ancora di più, facendomi perdere il respiro.
«Ti prego niente domande», supplica e io lo sento il suo dolore nella voce, come un animale che soffre. Ed è straziante non poter far nulla per aiutarlo.
«Posso dormire con te?» domanda all'improvviso. Per quanto dovrei tenermi più alla larga possibile da lui, ormai ho capito che è impossibile. Perché siamo come due pezzi di un puzzle che si incastrano perfettamente, anche se insieme potrebbero creare un'immagine di caos e distruzione.
Esito ancora per un'istante prima di annuire.
«Grazie», sussurra e poi si allontana da me e si siede sul letto, togliendosi la camicia e i pantaloni, per poi mettersi sotto le coperte. Tutto sotto al mio sguardo sconcertato.
Perché gli ho detto di sì?
Lo raggiungo e ritorno nel mio posto, dove le lenzuola si sono attorcigliate per colpa del mio spavento di prima, che mi ha costretta ad alzarmi freneticamente.
Il suo corpo è come una fiamma, brillante e colorata che mi attira a sé, io che sono una piccola falena che non sa resistergli. Mi brucerò ma ne sarà valsa la pena.
Il suo sguardo mi osserva, mentre gli poso una mano sulla guancia, per poi scendere sul petto, in una lunga carezza.
«Quando sarai pronto per parlare, io ci sono», gli prometto dolcemente. Lui posa la mano sulla mia come per ringraziarmi e in pochi secondi mi afferra per la vita e mi attira a sé, appoggiando la testa sul mio petto.
«Non so cosa fare Jenny» sussurra disperato.
Ma io non faccio domande, come mi ha chiesto. Invece lo abbraccio e gli passo le dita fra i capelli e sul viso, finché entrambi non ci addormentiamo. Mi sto bruciando o forse sono già carbonizzata.
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MIA PER 365 GIORNI
ChickLitMIA PER 365 GIORNI Tratto dal libro :"sposami". Sapete quando si dice fare il patto col diavolo? Jennifer Miller si ritrova a considerarlo, mentre la sua vita sembra cadere a pezzi. Con molti problemi economici e la terribile malattia del padre, s...