CAPITOLO 51

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Verità

Matthew

Dalla cucina la osservo sdraiata sul divano, con una coperta intorno al suo corpo, mentre sorseggia una cioccolata.

Cazzo quanto è bella.

Quello che è successo qualche ora fa, mi ha sconvolto così tanto che ancora sono completamente confuso e destabilizzato.

L'unica cosa a cui penso è come fare per sentire ancora il mio nome urlato dalla sua bocca. E devo dire che ho centinaia di idee in mente. L'erezione che spinge contro alle mie mutande, pulsa e mi fa male, ricordandomi che forse dovrei darmi una calmata.

«Ehi lumachina! Ti sto aspettando!» urla lui per poi voltare il viso quel tanto per potermi vedere. E quel sorriso mi sconvolge.

Mi entra nell'anima e sembra pugnalarla.

«Non farmi venire fino a lì a prenderti!» minaccia a vuoto, facendomi ridacchiare.

«Sarei proprio curioso di sapere come faresti», commento appoggiandomi al bancone della cucina, sfidandola.

Lei appoggia la tazza sul tavolino davanti al divano e si volta mettendosi a pancia in giù e appoggiando i gomiti sul bracciolo del divano.

«Davvero Matt? Mi sfidi?» domanda, per poi mordersi il labbro inferiore. I suoi occhi brillano e quel sogghigno malefico gli armonizza il viso.

Una grande sensazione sembra aprirsi nel mio petto e purtroppo so di cosa si tratta, so che lei mi sta entrando sotto la pelle.

Ma questa volta non scapperò, non mi allontanerò da lei.

«Sai ho alcune armi da usare», mormora dolcemente, per poi passarsi una mano fra i capelli sciogliendoli dalla coda. I capelli scuri scendono lentamente e gli incorniciano il viso, ma sono mossi e sbarazzini da donargli un aspetto quasi selvaggio.

Poi la sua mano si sposta verso la scollatura profonda della vestaglia. E so benissimo che sotto non ha nulla.

Con non so quale forza mi avvicino a lei e la fermo. Perché lo sto facendo?

«Me la dai vinta così? Non è da te» commenta, e fa per dire altro, ma io mi chino e gli lascio un bacio dolce, zittendola.

Lei si sposta e mi lascia dello spazio accanto a lei, che io prendo volentieri. La prendo tra le braccia e la faccio sedere sulle mie gambe attirandola al mio petto. Lei tira un urletto ma poi ride e si scioglie tra le mie braccia, e questo forse è il regalo più bello che possa farmi.

Sentire che si fida di me, così tanto da stare bene e rilassarsi è un toccasana per la mia anima.

«Voglio parlare con te», le confesso baciandogli la fronte. Lei si irrigidisce per qualche istante ma poi solleva lo sguardo per lasciarmi un bacio e per scontrare il naso con il mio.

«Va bene, sarò qui ad ascoltarti».

E lo faccio, gli racconto dei miei genitori, della mia infanzia, di mio zio e di quel bastardo di mio padre.

«L'altra mattina mi ha chiamato mia madre e io sono dovuto partire, è capitato diverse volte in questi anni che lei mi chiamasse quando lui non c'era, e tu non sai quanto ho cercato di convincerla ad andarsene Jennifer».

Mi rendo conto che le mie mani stanno tremando, solo quando lei le prende fra le sue e ci lascia un bacio sopra.

«Ma non è colpa tu Matt, niente di quello che è successo è colpa tua», sussurra e mi prende il viso tra le mani.

MIA PER 365 GIORNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora