CAPITOLO 27

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Giocare con il fuoco

Jennifer

La settimana di lavoro con Matthew è passata tranquilla, mi ha dato un ufficio tutto mio, affianco al suo e la sera torniamo insieme a casa, per poi passare il tempo a guardare film o a parlare, prima di andare a dormire nelle rispettive camere. Finalmente quel silenzio che aveva riempito la casa, sembra essersi dissolto, facendoci tornare a quella parvenza di normalità. Il lavoro poi mi piace, molte cose sono simili a quello che facevo con Porter, ma Matthew ha anche deciso di darmi qualche compito più impegnativo, come organizzare i viaggi lavorativi, il contattare i clienti più importanti e lasciandomi la delega per poter firmare i documenti al posto suo. Si fida di me, e io sto imparando a fidarmi di lui.

È domenica e l'idea di alzarmi oggi è davvero da escludere, se non fosse per il mio stomaco affamato, oggi starei volentieri tutto il tempo su questo comodo letto.

Con contrarietà esco fuori dal morbido e caldo piumone e indosso un maglione e dei pantaloni, per poi pettinarmi i capelli davanti allo specchio.

Lentamente scendo le scale e vado verso la cucina, pronta a fare la mia colazione, quando sento una risata femminile che mi frena all'istante.

«Oddio, mi fai morire», farfuglia velocemente una voce acuta, è sicuramente una donna. Mi avvicino con passo felpato e mi appiattisco contro la parete, avvicinandomi il più possibile allo spiraglio della porta, stando attenta a non toccare nulla. Qualsiasi passo non controllato potrebbe farmi scoprire.

Sì forse ho visto troppi film di spionaggio

«Abbassa la voce», la rimprovera lui, e lei scoppia di nuovo a ridere, in modo molto più acuto del precedente.

«E sentiamo, ora è su che dorme nel vostro letto? Povera ingenua, si è sposata un ragazzaccio» non ci metto tanto a capire che stanno parlando di me e la cosa mi irrita.

«Sì, e non vorrei svegliarla con la tua risata» risponde ancora lui, visibilmente alterato. Ha paura che io lo scopra?

Sospiro, cercando di contenere l'ira, che all'improvviso mi riempie le vene. Cazzo Jennifer controllati! Lui non è tuo.

«Comunque sei un vero stronzo, ti sei sposato senza dirmi niente, e poi da dove cazzo arriva questa?» stringo i pugni e mi mordo il labbro per impedirmi di andargli a tirare i capelli.

A parte la mia ira funesta, ma comunque come si permette a parlare così di me?

«Non ti deve importare di lei, sei venuta tu qui! Cosa vuoi Carrie?» domanda Matt, con tono sfinito.

Lei ridacchia ancora, proprio come una gatta morta, alterando ancora di più la mia poca lucidità in questo momento.

«Voglio te Matty, e so benissimo che mi vuoi anche tu, lo vedo lo scintillio nei tuoi occhi» gli risponde lei e qualcosa dentro di me si spezza, come quella mattina, in cui l'avevo visto baciare quella ragazza.

Chiudo gli occhi ed inspiro profondamente, chiudendo le mani a pugno e conficcandomi le unghie nei palmi.

«Ma quello che devi capire Matty, è che io non faccio l'amante o la ruota di scorta, io sono sempre la numero uno, e dovevo essere io nel vestito bianco, quel giorno», confessa lei con tono ammiccante.

Sento i loro corpi sfiorarsi, il tessuto accarezzato contro alla pelle. «Ma potrei perdonarti per quel tuo madornale errore, se vieni con me questo week end, passiamolo insieme, mi piacerebbe ritrovare quella passione». Okay credo di odiarla. E per entrare nella mia lista nera è un processo lungo di solito, perché sono un'incredibile stolta che dà sempre seconde chance. Infatti le persone che ci sono si possono contare su una mano, e ora c'è una persona nuova.

MIA PER 365 GIORNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora