CAPITOLO 65

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Una vasca per due

Jennifer

«Non hai parlato per tutto il viaggio e non hai nemmeno imprecato contro quell'autista, quando ci ha tagliato la strada, cosa c'è che non va?».

Mi volto verso di lui e mi costringo a sorridere, cercando di essere più convincente possibile. Ancora nell'auto, ognuno nei propri posti, ci ritroviamo a guardarci, fermi davanti alla nostra casa. Nostra.

«Niente, sono solo un po' stanca, non ho dormito molto stanotte», ammetto, dopotutto è la verità.

Lui mi accarezza la guancia e io mi appoggio completamente sulla sua mano, assorbendo il suo calore e il suo profumo.
«Nemmeno io, mi mancavi», faccio per parlare, per rispondergli, che anche lui mi è mancato, ma mi posa un dito sulla mia bocca, zittendomi.

«Ti prego non dire quello che stai pensando, io tengo molto a te Jenny, tu non sai quanto, e solo che...ho bisogno ancora un po' di tempo per dirti quello che vuoi sentire...l'unica cosa che ti posso assicurare e che... il tempo che abbiamo passato insieme, è stato tutto vero».

Ecco un altro lato di Matt, quello che si fida di me e che mi parla, vorrei vederlo più spesso questo lato di lui. Allungo la mano e gli accarezzo anch'io la guancia e gli sorrido dolcemente.
«Volevo solo chiederti se vuoi entrare in casa, ma grazie per avermene parlato, anche tu mi sei mancato», lui sorride e scuote la testa, leggermente imbarazzato.

«Ora che ho perso la mi virilità da uomo...» sorrido e lo bacio, prima che possa finire di parlare. Una strana sensazione mi riempie il cuore, dolce ma allo stesso tempo intensa, come il primo sorso di cioccolata calda in inverno, che conforta e sorprende allo stesso tempo.

Le sue labbra calde mi avvolgono e la sua lingua accarezza la mia, togliendomi ogni dubbio e incertezza di questi giorni.

Ma più i secondi passano, più la voglia di mettermi a cavalcioni su di lui aumenta, soprattutto quando sento le sue mani accarezzarmi il corpo.

«Scendi da questa macchina o non rispondo delle mie azioni» sussurra sulle mie labbra. Ridacchio e mi allontano giusto per poterlo guardare negli occhi. Quegli smeraldi verdi, che mi osservano, cercando di leggermi dentro, come ha sempre fatto dopotutto.

«Altrimenti cosa fai?» mormoro, con i nostri respiri così vicini da mischiarsi. Noto già che l'auto si sta appannando e lasciando quel velo di umidità sulla superficie di vetro.

Sposta la mano sulla mia nuca afferrandomi i capelli, in modo da inclinarmi la testa per lasciarmi dei dolci baci sul mio collo.

Un gemito roco esce dalla mia bocca, senza che possa controllarlo e lui sembra approfondire quella dolce tortura lungo al mio collo fino all'incavo della clavicola passandoci sopra la lingua.

«Matt», gemo, mentre il piacere sembra inglobarsi nella mia intimità, così tanto da pulsare seguendo il mio battito cardiaco frenetico.

«Fermami...» sussurra con disperazione, mentre le mie mani vagano sulla sua camicia alla ricerca dei bottoni da slacciare, troppo piccoli e così difficili in questo momento.

«Andiamo a camera...» ansimo, mentre la sua bocca cade di nuovo sulla mia calda e dolce.

Come se gli avessi piantato un paletto nel cuore si immobilizza e si allontana prontamente da me mettendomi le mani sulle spalle per tenermi lontana.

«Jenny dobbiamo parlarne, ieri sera hai detto che dobbiamo separarci, ed ora tutto questo è contraddittorio», confessa e devo dire che non ha torto. Ma ieri ero così arrabbiata e ferita.

MIA PER 365 GIORNIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora