Capitolo 9

6K 521 292
                                    

Why did you go away?





Jungkook





Aprii gli occhi e guardai l'orologio. Erano le dieci del mattino. Decisi di alzarmi ma una fitta alla schiena mi bloccò. Quel divano era parecchio scomodo per dormire. Mi stiracchiai e andai in cucina per preparare del caffè. Decisi di aspettare ancora un po' prima di svegliare Taehyung, sorseggiando con calma la bevanda amara e osservando il traffico della metropoli. Ripensai a cosa era accaduto ieri sera e un forte sospiro uscì dalle mie labbra. Non avrei voluto dirgli tutte quelle cose ma prima o poi sarebbe comunque successo. Ero stufo di starmene con le mani in mano mentre quel nanerottolo dal sorriso angelico faceva di tutto per portarmi via il mio Tae. Mi diressi verso la nostra stanza, deciso a chiedergli scusa ma quando aprii la porta il mio cuore si fermò. Taehyung non era lì. C'era soltanto quello stupido peluche che mi osservava in silenzio, come a volermi deridere. Per poco non lo presi e non lo lanciai fuori dalla finestra. Cercai di riprendere la calma e mi sedetti ai piedi del letto, presi il cellulare e composi il suo numero. Squillava e squillava ma lui non rispondeva. Un'ondata di terrore s'impossessò di me. Dove diavolo si era cacciato? Girai per la stanza, cercando di scacciare le lacrime che minacciavano di uscire. Notai le sue chiavi abbandonate sopra il comodino. Stavo per afferrarle quando udii il suono del campanello. Mi precipitai in corridoio fino ad arrivare alla porta d'ingresso, la spalancai e lo abbracciai. Purtroppo notai che il corpo che stavo abbracciando era notevolmente più basso di me e mi stava letteralmente tempestando di pugni.

"Stupido ragazzino lasciami, mi stai soffocando!" Lo lasciai andare immediatamente.

"Y-Yoongi hyung?" Balbettai.

"Il solo ed unico." Mormorò.

"S-Scusa i-io credevo fossi Taehyung e-"

"Si lo so, moccioso." M'interruppe.

"Nel caso te lo stessi chiedendo, il tuo adorato è a casa di Hoseok e sta dormendo come un angioletto."

Un sospiro di sollievo mi pervase, ma subito dopo avvertii una fitta al petto. Avrei dovuto immaginare che sarebbe corso da Jimin.

"Su andiamo." Disse aprendo di nuovo la porta.

"E dove?" Lo guardai confuso.

"Nel mio studio."

Quando notò che non accennavo a fare un passo mi prese per la manica e mi tirò verso le scale, sbattendo la porta dietro di me.

"Oh andiamo, avete entrambi bisogno di stare un po' lontani, non credi? Inoltre ora verrai con me che ti piaccia o no, visto che a causa vostra Jin hyung mi ha buttato fuori dal letto e mi ha costretto a venirti a prendere." Sbuffò.

Io rimasi in silenzio e mi lasciai guidare fino alla sua macchina, dove mi accomodai sui morbidi sedili in pelle. Un forte odore di pino mi travolse. Poco dopo salì anche Yoongi, mise in moto e una melodia si espanse nell'auto. Era triste, malinconica. Osservai di sottecchi lo hyung, il suo viso impassibile, la pelle diafana, i capelli color della pece.

"È molto bella. Triste ma bella." Commentai rivolto alla melodia.

"È solo una bozza, non è ancora del tutto completa." Rispose senza staccare gli occhi dalla strada.

Dopo altri cinque minuti di macchina, Yoongi parcheggiò di fronte un alto palazzo e mi fece cenno di scendere. L'interno della struttura era finemente curato, una donna dal fare professionale ci accolse con un caldo sorriso, rivolto più che altro a Yoongi.

"Buon pomeriggio Signor Min. La stanza è già stata preparata per il suo arrivo."

Lo hyung annuì e si diresse verso l'ascensore. Io lo seguii in silenzio. Come gli altri del resto, quando eravamo in compagnia di Yoongi assumevamo un comportamento improvvisamente calmo e docile, timorosi del suo caratteraccio. Solamente Hoseok e Jin riuscivano a mantenere il loro spirito solare e giocoso. Namjoon, il ragazzo di Jin hyung, per certi versi era molto simile a lui, entrambi misteriosi e incredibilmente seri. L'unica differenza era che alcune volte Namjoon riusciva ad essere divertente. Non comprendevo invece appieno il rapporto che c'era tra Yoongi e Jimin. Nemmeno quest'ultimo sembrava aver troppa paura dello hyung, eppure non si esponeva troppo come i primi due. Dall'altra parte ogni volta che Yoongi si trovava in compagnia di Jimin, il suo sguardo si faceva più cupo di quanto già non fosse. Nonostante ciò, si preoccupava molto per il suo dongsaeng.
Le porte dell'ascensore si aprirono e Yoongi mi guidò attraverso un lungo corridoio fino ad arrivare davanti una porta laccata in oro. Entrammo in un' ampia stanza, le cui pareti erano a specchio, salvo per una finestra che dava su un piccolo balcone. Sul soffitto pendeva un enorme lampadario contornato da cristalli che riflettevano la luce. Al centro vi era un pianoforte a coda color avorio. Per ultimo una scrivania di mogano colma di spartiti musicali. Yoongi era un maestro di musica, insegnava alla "Seoul University of Music", una prestigiosa Università situata al centro della capitale, per questo motivo aveva acquisito una certa notorietà in quel campo, partecipando spesso a eventi piuttosto importanti, anche per quanto riguardava la musica nell'arte. Infatti in quelle occasioni portava con sé Jimin. Taehyung si era lamentato spesso sul perché non poteva accompagnarli anche lui ma Yoongi hyung sembrava non volerlo ascoltare.
Intanto quest'ultimo si era posizionato sullo sgabello del pianoforte ed aveva iniziato a toccare dei tasti. Pian piano quei suoni presero la forma di una melodia, la stessa che avevo udito in macchina. Questa volta però aveva aggiunto un nuovo pezzo, sempre più malinconico. Io lo ascoltavo, rapito dal movimento fluido ed elegante delle sue dita affusolate. Lentamente mi sedetti sullo sgabello di fianco e continuai ad ammirarlo. Non so quanto tempo passò quando finì di suonare quella melodia, minuti, ore, giorni.

"Come si chiama?" Domandai.

"First Love." Rispose con tono cupo.

"Per chi l'hai scritta?"

Lui si voltò a guardami, in silenzio. Cercai invano di sostenere il suo sguardo di ghiaccio, abbassando subito dopo gli occhi.

"Ho capito, non sono affari miei."

"L'amore non è facile per tutti. Bisogna fare delle scelte. Bisogna scegliere se essere egoisti o altruisti. Per una volta nella mia vita, ho scelto di essere altruista. Ho scelto di lasciarlo andare."

"E lui? Lui cos'ha fatto?"

"Lui è prigioniero di un amore cieco."

ℬ𝓁𝒾𝓃𝒹 ℒ𝑜𝓋𝑒  ➵  𝒱𝓂𝒾𝓃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora