36. GELOSA?

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"GELOSA?"

Quella stessa sera tornai nel mio appartamento nell'albergo dei nonni di Danielle. Maledetto Suwa, non doveva diventare serio proprio quando ero diventata la sua coinquilina perfetta. Sistemavo le mie cose e anche le sue ad essere onesta, ma fin da quando avevo messo piede lì dentro si era impegnato a sua volta a mantenere il pulito e l'ordine. Doveva ringraziarmi, e invece cosa aveva fatto? Mi aveva buttata fuori dal suo piccolo mondo fatto di Peter Pan, film Marvel e Anime.

Con la testa bassa, come un cane appena bastonato, salii le scale del Coral Reef e quando arrivai davanti alla porta d'ingresso mi soffermai nel fissare il suo colore scuro in legno. Feci un lungo sospiro prima di entrare, ma ancora non avevo il coraggio di varcare quel muro che mi divideva dalla stanza. Il perché non riuscissi a decidermi era impressionante.

È solo Sammy, entri, fai ehilà, ti butti nel letto e dormi.
Come se fosse facile.
Per te ora anche il dover respirare diventerebbe difficile se solo la usassi come scusa.
Questo si chiama potere di immaginazione, e dovresti comprendermi dato che tu ne hai più di me.

La porta si aprì prima che mi dicessi "okay, ora è la volta buona ad entrare" con la mano ferma verso il pomello, e da lì uscì una creatura che mai avrei voluto credere che potesse venir fuori da lì dentro: una biondina del cavolo, di cui la faccia mi era anche già nota. La guardai storto non capendo il motivo per cui dovesse essere lì. Avrei preferito vedere Hugh, o anche quello strampalato di Jake Parfit.

«Natasha?» domandai incredula.

Lei sorrise con soddisfazione, mentre dietro la sua odiosa figura si aprì ancora di più l'entrata e vidi Samuel con un espressione sorpresa sulla faccia.

Uno, cosa cazzo ci fa questa putroccola nel mio appartamento; secondo, cosa ci faceva là dentro con Samuel?! La strozzo, l'ammazzo, giuro che la disintegro.
Io ammazzerei anche lui.
Ma ha un così bel faccino.
Da staccarglielo con le unghie se è necessario.

«Oh, chi si vede, la piccola Willoughby. È davvero un bravo ragazzo il tuo coinquilino. Se dormi ancora qui» aggiunse, e percepii quelle parole come se sperasse in qualcosa che sicuramente non avrei permesso che succedesse.

Sbuffai e roteai gli occhi. «Dovete togliervi il vizio di chiamarmi piccola Willoughby, tu e i tuoi familiari. In qualsiasi caso, sloggia dal mio appartamento.»

«Sì, sì, come vuoi tu» disse scocciata di ascoltarmi. Poi guardò Samuel e con un sorrisetto ammiccante lo ispezionò. «Alla prossima Sam» e con ciò spostò la folta chioma bionda con un movimento del capo e si recò all'ascensore.

Alla prossima un corno, vuoi fare a botte? Eh, eh? Guarda che sono pronta! Tenetemi vi prego perché se no la faccio secca!

Alla prossima un corno, vuoi fare a botte? Eh, eh? Guarda che sono pronta! Tenetemi vi prego perché se no la faccio secca!

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Una volta che la vidi entrare e sparire dal piano, mi voltai di scatto verso Samuel aggrottando la fronte. «Proprio lei dovevo vedermi uscire di qua?!» sputai fuori, e senza lasciargli il tempo di parlare e di spiegare continuai a sbraitare. «Cos'è ora, la tua nuova amichetta? Giuro che se ha varcato la soglia della camera da letto me ne vado e sta volta del tutto. No no, aspetta, è vero, per certe cose può servire anche un inutile divanetto, cavolo, come ho fatto a non pensarci prima?» finii di dire in tono altamente sarcastico.

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