56. SETTE ANNI

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"SETTE ANNI"

«Papà?» sentii dire debolmente da Samuel, il che fece confermare la mia ipotesi.

Non era possibile, Ethan Sampson era davanti a noi dopo anni che non lo vedevamo. Non era cambiato poi così molto, si intravedevano solo pochi capelli grigi per via dell'età e sicuramente era un po' dimagrito da quanto rammentavo.

Nel rivederlo, mi tornarono in mente tutti i ricordi di Darwin, e il primo di tutti fu quello di quando andavo a casa loro e lui, felice di vedermi, mi prendeva in braccio e mi baciava le guance chiamandomi principessa. Spesso capitava che mio fratello mi mandasse come messaggera a casa Samspon, io praticamente volavo come un'ape felice dall'altra parte della strada e quando si presentava Ethan alla porta d'ingresso, giocavamo a fare gli agenti segreti, in missione per raggiungere Samuel in camera o dovunque fosse. Era divertente passare del tempo con quell'uomo e Sam aveva preso chiaramente e senza ombra di dubbio da lui il suo carattere.

«Vedo che come al solito sei con Xavier e Scarlett» notò con un sorriso sul volto e mettendo in evidenza le famose fossette che avevano i Sampson. «Come state ragazzi?» ci domandò successivamente, girando di poco la testa e guardandoci negli occhi con una luce carica sicuramente di emozione.

Sammy mollò la presa dalla mia mano, e con uno sguardo che diceva "non ci posso credere", andò incontro a suo padre, abbracciandolo forte a sé. Sembrava come se entrambi aspettassero da molto tempo quel momento tanto si stringevano a vicenda. A me cominciarono a scendere alcune lacrime di gioia nel riflettere sul fatto che erano passati ben più di sette anni dall'ultima volta che ci eravamo visti e dall'ultima volta che probabilmente loro due si erano salutati. Potevo solo immaginare l'emozione che provava Sam nel riabbracciarlo, era un po' come quando lo vidi io alla University of Technology Sydney. Finalmente, dopo molti anni, si erano ritrovati, era semplicemente fantastico e incredibile.

Udii poi Sammy tirare su col naso, il che stava a significare che per lui era un qualcosa di unico e speciale il poter rivedere suo padre, e stessa reazione ebbe Ethan. «Quanto mi sei mancato figlio mio» e in quel momento notai una lacrima piena di gioia che gli solcò il viso.

«Xavier, hai un fazzoletto?» gli domandai, facendomi trasportare da quell'affetto familiare che li circondavano.

Non sapevo come potesse essere possibile, ma mi sentivo come se stessi in mezzo a quel caloroso abbraccio, era come se io condividessi quel sentimento con loro.

Mio fratello sorrise con gli occhi lucidi, forse contento della bella sorpresa in cui ci eravamo imbattuti e sicuramente anche per la miriade di ricordi che aveva anche lui nel rivedere il nostro caro e vecchio vicino di casa. «Sei tu quella con la borsa, io ho solo il cellulare e il portafogli. E un fazzoletto usato, ma mi fa schifo solo pensare di prestartelo.»

Scossi la testa e risi leggermente, frugando tra la mia roba e raccogliendo con un dito le lacrime che velavano i miei occhi.

«Ehi principessa, spero che ti ricordi di me» esclamò Ethan una volta staccatosi dal figlio minore, facendomi venire in mente che anche Sam, quando era tornato in Australia, mi aveva detto parole simili.

Alzai il capo e notando che mi stava venendo in contro, constatai solo in quel momento e con piacere che quei due erano più o meno della stessa altezza.

Io ero come palizzata, con un sorriso abbozzato sulla bocca e per non piangere ulteriormente mi morsi un labbro. Quando mi fu davanti, mi circondò calorosamente con le sue braccia e leggermente riuscì a sollevarmi da terra.

IMPREVEDIBILE - oltre l'oceano ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora