62. SALTI SUL LETTO E VERSI

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"SALTI SUL LETTO E VERSI"

Nonostante avessi staccato la chiamata, stufa di tutto ciò che stava accadendo nel mio appartamento, mi cambiai e uscendo dall'albergo mi diressi da Brooke. Samuel e Xavier, mentre stavano discutendo su cose loro e a cui non volevo ne partecipare ne sentire una parola di ciò che avevano da dirsi, si soffermano nell'osservarmi vestita e pronta ad andarmene come se non mi avessero mai vista uscire da una porta. Chiudendomi l'ingresso alle spalle però, ripresero la loro conversazione animata.

Arrivata davanti ai campanelli del palazzo dove abitava la mia migliore amica, suonai due volte al citofono e lei mi rispose poco dopo. «Chi è?»

«Brooke, sono Scarlett.»

«Ma guardala, mi stacca il cellulare in faccia e poi si presenta alla mia porta. Ti faccio entrare solo perché non sei più vergine.»

In un millisecondo diventai fucsia. «Zitta! Passa gente qua!» sboffonchiai, guardandomi attorno ed effettivamente due ragazzi che stavano passando mi studiarono da testa a piedi.

Che schifo.
Sammy fa buoni lavori.
Che c'entra lui ora?
Lui c'entra sempre.

La sentii ridere mentre mi aprì l'ingresso dell'edificio e precipitandomi nel suo appartamento, chiusi la porta d'entrata alle mie spalle. Non ci avevo mai messo così poco tempo a salire delle scale.

Brooke mi saltò addosso, strangolandomi come mai aveva fatto e mi fece perdere il respiro. «Oddio, oddio, oddio, adesso non mi scappi» e come una scheggia si avviò al divano, sedendosi e facendomi segno di mettermi accanto a lei. Questo stava a significare che il suo confessionale era appena stato aperto e una volta che sprofondai dalla stanchezza, potei constatare di avere ancora, anche se davvero fievole, quel fastidio che era presente sin al mio risveglio. Porco gelsomino, non era possibile che fino a pochi secondi prima dalla fretta o dall'imbarazzo non ci avevo fatto caso e proprio quando avevo intenzione di rilassarmi, anche se era quasi impossibile data la mattina caotica in cui mi ero ritrovata, ecco che si faceva vivo, come se dovesse ricordarmelo. Non serviva proprio, tutte quelle sensazioni che mi aveva fatto provare erano così intense e piene di passione che mi passò il pensiero di volerlo rifare. Non credevo che mi facesse stare così bene, mi ero veramente sentita amata e voluta dalla persona di cui ero innamorata da sempre, era meraviglioso.

«Quindi?» mi esortò a parlare con gli occhi che lanciavano frecciatine curiose.

Mi ripresi dai miei pensieri e la guardai facendo finta di non capire. Davvero dovevo raccontarle tutto?
Sei venuta qua appunto per parlarne.
In realtà è perché mi stavano facendo venire il mal di testa.
«Quindi cosa?»

La sua aura poteva parlare da sola, venendo a sapere che lo avevamo fatto quella era oramai l'unica cosa che doveva sapere di obbligo.

«Daii, com'è stato Scar?! Cioè, non sei più vergine, come ti senti? Oh mio Dio, la piccola Scarlett è cresciuta finalmente, ci voleva Samuel per farla diventare una vera donna» disse tutto d'un fiato, raccogliendo una falsa lacrima alla punta dell'occhio. «Sono così orgogliosa di voi... Più di lui che di te, però hai contribuito molto, questo te lo concedo.»

«Perché più lui di me?» domandai quasi offesa.

«Beh, non so cosa tu possa aver fatto oltre a dirgli "Sammy, il mio regalo per il tuo compleanno è fare di me una donna, sverginami"» e aprendo le braccia, si buttò all'indietro sul divano, scoppiando poi a ridere.

Le mie gote presero fuoco. «Brooke! Non è andata così e sicuramente non ho detto quelle parole!» sbottai incredula.

Non volevo crederci, come poteva pensare che io avessi detto parole simili? Che sfrontata.

IMPREVEDIBILE - oltre l'oceano ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora