40. MIGLIORI AMICI IMPICCIONI

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"MIGLIORI AMICI IMPICCIONI"

Il periodo di grigliate era momentaneamente sospeso, quindi ci si vedeva molto meno rispetto a prima con il gruppo di amici di Xavier.

In un pomeriggio sereno, nonostante tirasse quel leggero venticello che ti faceva accapponare la pelle talmente era gelido, Hugh aveva proposto di fare un giro per il centro. Ci demmo così appuntamento al World Square con il solito gruppetto, ovvero io, mio fratello, il mio traumatico coinquilino, i piccioncini, il rosso, i cugini Lee, il cuoco e ovviamente Hulk. Questi ultimi erano le persone con cui ci vedevamo spesso e con cui avevamo stretto più amicizia rispetto agli altri nelle serate a Tamarama. I primi ad arrivare fummo io e Samuel, Xavier era rimasto ancora un po' all'hotel per fare compagnia a Danielle prima che si avviasse al lavoro. Sarebbe venuta anche a lei, ma si era presa l'impegno di aiutare suo nonno in alcune faccende. Non credevo che stare a Sydney avrebbe tenuto Dani così indaffarata, era stato più facile beccarla a Darwin ed uscire con lei era diventato difficile. Ad essere sincera mi dispiaceva non vederla, però mi aveva promesso che avrebbe preso delle vacanze prima o poi e questo sollevò sia il mio di morale che quello del mio fratellone.

Quando invece raggiunsi col Watusso il punto d'incontro, continuavo a guardarmi attorno sperando di vedere qualcuno, ma nessuno era nei paraggi, quindi mi maledicevo per esser arrivata per l'ennesima volta in anticipo rispetto a tutti.

Sam mi guardò con sguardo da rimprovero. «Tu parti sempre troppo prima, dovevi ascoltarmi» si lamentò dato che lui era il solito ritardatario al contrario mio.

Guardai l'orologio ed erano le quattro in punto. «Siamo giusti baka, sono gli altri in ritardo.»

«Che fretta c'era arrivare due minuti dopo?»

«Odio i ritardi.»

«E io essere il primo ad arrivare.»

«No, tu sei egocentrico, quindi arrivi in ritardo per essere quello desiderato» lo corressi continuando a guardarmi intorno.

Lui non fiatò, il che mi fece sentire potente. Zittirlo era davvero difficile, di solito cedevo io con il muso lungo mentre lui sogghignava contento. Dovevo ammettere che Sammy era più bravo di me a dar fastidio, ma la soddisfazione di aver vinto io per la prima volta dopo duemila sconfitte mi faceva sentire fiera di me stessa.

Mi voltai per vedere la sua espressione per poter assaporare quel momento di rivincita, ma il mio entusiasmo svanì quando non lo vidi al mio fianco.
Ma dove diavolo è finito?

Continuai a girarmi leggermente preoccupata, finché non lo beccai davanti a una vetrina di giocattoli. Aggrottai la fronte e mi avvicinai a lui con la battuta pronta. Quando gli fui dietro alla schiena piegai le gambe e usandole come molla saltai avvinghiandomi al suo collo. «Cos'è, vuoi prenderti la casetta delle bambole?» domandai cercando di farlo sentire in imbarazzo, ma l'unica cosa che ricevetti era una reazione che non avevo previsto tra i tanti scenari che avevo in testa.

«Eddai mollami, sto parlando con un'amica.»

Amica? Lui ha un'AMICA?!
Uffa, doveva dirmi "no, in realtà volevo comprarti una bambola perché sei una nanetta e ti confondi con le bambine delle elementari".
Tu davvero ti preoccupi di cosa doveva dirti?!
Sì.
Beh non va bene, ha un'amica Scarlett, un'amica! Lui è solo nostro.
Che faccia quel che vuole, tanto mi ha fatto capire di non provare nulla, no?

Guardai la ragazza e non aveva l'aria di essere una delle amicizie alla Jake, anzi, era proprio il contrario, semplice. Era brunetta con i capelli legati in una treccia come quella che avevo io tra l'altro, occhi color nocciola, un paio di occhiali, uno zaino in spalla e un giubbino blu abbinato ai suoi jeans. Non era la classica gnocca come la mia vocina temeva che fosse, ma era carina, specialmente con quelle lentiggini spruzzate sul naso fine che aveva.

IMPREVEDIBILE - oltre l'oceano ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora