73. MAGIC SAMMY

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"MAGIC SAMMY"

«Che abbia inizio la festa!» ululò Hugh, battendo i pugni sul suo petto a Donkey Kong.

Solo un aggettivo per lui: pazzo. Però dopo quella sottospecie di grido di battaglia tutti esultarono e cominciarono a mangiare la cena preparata dal nostro Chef.

Dovevo ammettere che mi sembrava strano vedere Samuel e Jensen interagire tranquillamente, non credevo affatto che era merito della rosa che avevo bruciato, sarebbe stato troppo banale, ma a vederli insieme mi faceva piacere, era come se Sammy avesse voltato pagina e a mie spese avevo notato che ce ne voleva molto per fargli cambiare idea o per farlo ragionare.

Lara era tornata in Italia dopo due settimane passate in nostra compagnia, riuscendo a partecipare a qualcuna delle nostre grigliate alla villa e Sammy continuava a romperle le scatole. Come? Esattamente come faceva con me agli inizi: gli trovava dei fidanzati e partivano i suoi film mentali. Appena la vedeva interagire con uno dei ragazzi, lui subito cominciava a fantasticare e puntualmente io lo trascinavo via per le orecchie sotto alle sue imprecazioni. Proprio non sapeva farsi i cavolacci suoi, era impressionante.

Ad ogni modo avevo capito come funzionava il loro rapporto, e dire che non c'era cosa più fraterna. Lara mi aveva raccontato che entrambi, durante il periodo in cui Sam era stato in Italia, si erano supportati a vicenda, riuscendo a superare ognuno le proprie difficoltà grazie all'appoggio dell'altro, quindi potevo immaginare la gratitudine che lui le doveva nell'esser riuscito a combattere con la nostalgia dell'Australia.

Brooke finalmente si era fatta una ragione sulla natura del seno di Lara e dovette dare i promessi venti dollari al nostro migliore amico per la loro stupida scommessa. Ecco, riguardo a Suwa, nonostante avesse fatto una brutta impressione all'inizio, era riuscito a simpatizzare con la cugina di Samuel che fortunatamente aveva capito che lui era un bravo ragazzo, che era solo uno un po' curioso verso le nuove cose e purtroppo il suo seno prosperoso faceva parte della lista. Dire che mi dispiaceva per lei era poco, era una povera anima capitata in uno dei branchi più strani esistenti sul pianeta.

«Scaaaaar, passami l'aranciata!» mi gridò il Rosso, che si trovava a tre posti da me.

Gliela passai e lui gioì come un bambino. Il solito, non sarebbe mai cambiato, nemmeno tra dieci anni.

Mi guardai attorno e sorrisi. Mi erano mancate le serate con questo gruppo di pazzi durante l'inverno, con le partite a beachvolley, i karaoke strampalati, la cucina di Jensen, le risate, gli scherzi...

«E quindi partirete per l'America» mi distrasse Hugh, sedendosi davanti a me e mostrandomi un sorriso sghembo. Che aveva per la testa?

Annuii non sapendo cosa poter dire.

IMPREVEDIBILE - oltre l'oceano ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora