10. SORELLE, FALENE E STRONZI

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"SORELLE, FALENE E STRONZI"

Finalmente era arrivato il japan-time, così lo chiamavo a Darwin. Non vedevo davvero l'ora di mangiare il sushi con i miei amici e con mio fratello. Il locale si trovava al World Square, il grande luogo dove si poteva trovare di tutto e di più, ma il posto non sembrava molto giapponese, ne da fuori ne da dentro. L'arredamento era tutto in beige, i tavolini e le sedie bianche, mentre le tovaglie rosse, una delle poche cose che davano un tocco di colore. Il cibo giapponese invece era pieno zeppo di colori, dal ramen al sushi, e la qualsiasi cosa sarebbe stata deliziosa senza ombra di dubbio.

Appena entrammo, vedemmo subito Brooke chiamarci e sbracciarsi per farsi notare da noi come se non fossimo dotati di vista. Come sempre aveva un vestito floreale indosso, ma quando doveva uscire era usuale che fosse impeccabile e perfetta, se no non sarebbe stata figlia di sua madre. Matthew non era da meno, era persino il più elegante di tutti i ragazzi con una camicia bianca e un giacchino nero, ma anche se era sempre stato un ragazzo un po' di classe, con Brooke la cosa si moltiplicava. Suwa al contrario loro aveva sempre quel qualcosa che dava un'aria differente, nonostante avesse la camicia a maniche corte, aveva le bretelle dei pantaloni che pendevano, mentre al collo aveva sempre quella sua collana di perle rosse e che smorzava quel tocco quasi casual che aveva. Lui era Suwa, doveva far vedere che non era qualcun altro e poi quella collana era come se fosse parte del suo corpo, era sempre lì, era un ornamento fondamentale per caratterizzare il mio strampalato migliore amico. Xavier indossava per mia gioia una camicia in jeans e un paio di pantaloni beige; aveva il vizio di mettersi sempre vestiti color bordeaux oppure neri e vederlo vestito con altri colori mi faceva estremamente contenta. Samuel era su un altro stile, aveva una maglia bianca a maniche lunghe e un gilè aperto nero; i pantaloni erano di un verde scuro strano, ma era carino nonostante fosse quel verde opaco che se fosse stato un po' più scuro tendeva al grigio. Non sapevo nemmeno io come descriverlo, ma l'importante era che stava bene vestito in quella maniera. Io avevo optato per dei pantaloni bordeaux e una maglia a maniche lunghe e bianca. Quella sera faceva fresco, ma anche senza un giacchino a portata di mano si stava benissimo. Fortunatamente dentro non avevano né messo l'aria condizionata e nemmeno aumentato la temperatura del locale. Per far sentire caldo bastava prendere un piatto di ramen e quello si che riscalda bene in una giornata invernale.

«Tanto per cambiare ti sei vestita di bordò, Scar» ironizzò Suwa mentre mi sedevo al suo fianco.

Esitai un attimo a sedermi per guardarlo male.

«Già, sempre uguale,» commentò Brooke, ottenendo in cambio una linguaccia da parte mia, «però quella maglia e proprio bella abbinata ai pantaloni.»

«La finite di osservarmi? Mica sono Rihanna.»

«Magari» sussurrò Suwa, ma era troppo tardi per non sentirlo e lo rimproverai dandogli una pacca sul braccio.

Samuel si sedette vicino a me, mentre al suo fianco si mise mio fratello a capotavola, con davanti Suwa. Presi il menù in mano e iniziai a scorrere con gli occhi i nomi delle pietanze, di cui alcuni li sapevo anche a memoria. Ero andata molte volte al ristorante giapponese di Darwin con Brooke e Suwa, ci conoscevano come clienti abituali dato che quasi ogni settimana andavamo lì a mangiare per pranzo e raramente di cena dato che costava di più, ma nomi erano gli stessi dato che erano pietanze tipiche del Giappone. Quando arrivò una ragazza orientale a prendere le nostre ordinazioni, io presi nighiri, hosomaki e yaki udon; avrei potuto ordinare anche dell'altro, ma avevo sempre preferito aspettare il secondo giro di ordinazioni. La cosa bella del ristorante giapponese era che c'era un menù fisso per il pranzo e uno per la cena, e se si rimaneva in quel menù, si poteva ordinare tutto ciò che si voleva; la cosa brutta invece era che c'erano dei piatti presenti nel menù che avevano un prezzo e quindi, ordinandoli, il prezzo si sarebbe alzato giungendosi a quello base, però essendo da leccarsi i baffi ne valeva la pena.

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