65. TI DETESTO

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"TI DETESTO"

«Scarlett! Vieni da me questo pomeriggio?» mi chiese Juliette uscendo dalla classe di spagnolo. «Ho bisogno di una mano, non capisco delle cose.»

Sentii nella mia testa la voce di Samuel che commentava con "ci sono tante cose che non capisci", ma evitai di dirlo ad alta voce. «Sì certo. Ci sarà anche Ethan alla villa?» mi venne da domandare. Era solo passato in reception per dare il regalo di compleanno a Sam ed erano quasi due settimane che non ci beccavamo, mi sarebbe piaciuto vederlo e parlarci ancora.

La vidi annuire. «Sì certo! Perché?»

«Perché è il padre di Sam» pronunciai con ovvietà.

Credevo che lo sapesse.
E secondo te se lo ricorda?
Effettivamente...

«Wow, davvero? Sai non lo sapevo, ma se vuoi invitare anche lui fa pure, più siamo meglio è, no?»

E mentre chiacchieravamo, lo incontrammo nel cortile. Andava a passo spedito verso l'uscita, ma appena mi vide rallentò, aspettando che lo raggiungessi. Appena fummo vicini, mise in evidenza le sue fossette, salutandomi.

«Sammy, sto andando a casa di Julie, dice che ci sarà anche tuo papà, vuoi venire?» gli dissi.

Spegnendo quel sorriso si grattò la mandibola. «Non riesco, più tardi devo andare a fare lezioni a quel ragazzino di cui ti parlavo, magari un'altra volta.»

Stavo per rispondere, ma Juliette mi precedette. «Scarlett, è arrivata la macchina a prenderci, andiamo!» e trascinandomi per il braccio, salutai velocemente Samuel che mi ricambiò con un gesto della mano.

Durante il tragitto buttai un occhio al cielo e sicuramente a breve avrebbe piovuto a catinelle. Quelle nuvole così grigie sembravano cariche di pioggia e fulmini, infatti a distanza ne vidi uno solcare quella tavola cupa. Ed ecco che iniziò a piovere, fantastico, non avevo nemmeno l'ombrello a portata di mano. Poteva andare peggio di così?

Arrivate alla villa, mi balzò in mente il ricordo dell'ultima volta che ci avevo messo piede. Quell'individuo, giurai a me stessa che se avesse fatto di nuovo il deficiente, sarebbe diventato un uomo morto.

Uscite dall'auto e corso verso l'ingresso per non bagnarci, varcammo la soglia e, ritrovandomi davanti allo stesso soggiorno dell'altra volta, notai che nulla era cambiato. Si presentava in modo divino, l'arredamento era esposto in modo impeccabile e messo ben in ordine, e tutto era pulito senza la minima presenza di un dettaglio fuori posto. Il silenzio governava nella residenza, ad eccezione per la musica messa a palla che proveniva dal piano superiore. Solo un nome mi venne in mente: Jake. Rimasi qualche secondo ad origliare di che tipo di melodia fosse e nonostante non riconoscessi li gruppo, dovevo ammettere che aveva buoni gusti essendo rock puro. Maledetto.

«Scarlett?» pronunciarono con tono incredulo il mio nome alle mie spalle e voltandomi sorrisi riconoscendo anche la voce.

«Ciao Ethan» dissi felice di vederlo.

Lui si avvicinò e mi abbracciò a sé come fin dall'infanzia faceva qualvolta ci incontravamo. «Ciao principessa, come mai da queste parti?»

«Aiuto Julie con spagnolo.»

Ethan sciolse l'abbraccio permettendomi di salutare anche Amanda. Come sempre era vestita in modo impeccabile, con un completino porpora che la risaltava. Ero sempre più convinta del fatto che lei fosse una di quelle donne che poteva stare bene con ogni tipo di capo, la qualsiasi cosa indossasse lei poteva risultare sempre magnifica. «È un piacere rivederti, Scarlett» mi salutò dolcemente. «Samuel non è venuto?»

IMPREVEDIBILE - oltre l'oceano ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora